Una ad una, bisogna smontare le fake news della sinistra sull’accordo con l’Albania. Se non altro per onore della verità, per restituire al lettore un quadro completo dei fatti. Mesi e mesi di critiche, di accuse infondate, hanno distorto il quadro della realtà, hanno provocato uno svilimento di uno degli accordi internazionali più importanti siglati dall’Italia negli ultimi decenni. Un accordo che consente di snellire il carico di persone che giunge sulle coste italiane, di smistarlo su quelle albanesi in nome di un’amicizia storica tra i due Paesi, prevedendo delle procedure più efficienti di rimpatrio o di accoglimento delle richieste d’asilo.
Ritardi e sprechi? Solo bufale
La sinistra ha sostenuto in questi mesi che “l’accordo è un bluff”, che i centri non sono ancora pronti e che si tratta solo di “uno sport elettorale per le europee”. Quasi una teoria della cospirazione, un complottismo che vedrebbe la Meloni una grande stratega capace di firmare un accordo con un Paese straniero per avere a disposizione, mesi dopo, una passerella elettorale sulla quale sfilare. Ovviamente, le cose non stanno così, il primo dei due centri è pronto, quello di Gjader ha subito un rallentamento per questioni infrastrutturali ma, è stato garantito dalla premier, sarà pronto per agosto. Rallentamento che può essere “sopportato”, dal momento che si tratta di poche settimane, e dato soprattutto che per decenni il problema migratorio non è stato minimamente affrontato dalla sinistra. “Prima ci accusano di voler creare Guantanamo e poi si lamentano per i tempi di costruzione di Guantanamo”, ha spiegato ironicamente Giorgia Meloni. Come ribadito più volte dai dem e dalla segretaria Elly Schlein, i soldi spesi in Albania potevano essere utilizzati per la sanità pubblica. Parole che lasciano il tempo che trovano perché: si tratta di una chiara forzatura, immigrazione e sanità, entrambi i problemi vanno affrontati contemporaneamente, e non escludendo uno dei due; gli investimenti in Albania equivalgono a 670 milioni di euro, vale a dire 134 milioni annui, il 7,5% della spesa complessiva per l’accoglienza, una cifra quasi irrisoria rispetto ai miliardi sprecati dai precedenti governi per accogliere chiunque e regalare i famosi 35 euro a immigrato; nessuno si è mai lamentato degli sprechi dei precedenti esecutivi in misure quali il Superbonus che, con il suo buco da 140 miliardi, avrebbe potuto risanare ben più che la sanità italiana. “Quali sono le risorse che si potevano spendere in sanità e che invece non sono servite a risolvere un problema? I 17 miliardi di euro che sono andati nelle truffe del superbonus, soldi tolti ai malati per darli a dei truffatori. Quelle sono risorse che sono state spese non per risolvere dei problemi e che sono state gettate dalla finestra”, il commento beffardo della Meloni.
Figuraccia internazionale
Ma ancora tanto è stato detto sull’accordo con l’Albania. Come il fatto che si prevede una riduzione dei diritti per gli immigrati, sostenendo che si tratta di una “deportazione”. Senza però considerare che nei centri di Gjader e di Shengjin vigerà la giurisdizione italiana, ai migranti sarà riservato lo stesso trattamento di quello che ricevono nei Cpr italiani, e saranno esclusi dal trasferimenti soggetti fragili, donne e bambini. Altra critica riguarda l’opportunità dell’accordo, del quale non ci sarebbe bisogno perché non ci sarebbe alcuna “emergenza” in corso. I flussi in arrivo, effettivamente, sono diminuiti drasticamente nell’ultimo anno, complice l’ottima strategia del Governo Meloni, che si basa proprio sulla cooperazione e sulla stipulazione di accordi, che la sinistra invece ripudia. E per finire, la critica più immorale, quella che prende di mira l’Albania e il suo premier, Edi Rama, al solo fine di screditare l’accordo. La sinistra ha incaricato il suo esercito di “professionisti dell’informazione” ideologizzati per questo: l’Albania viene raccontata come un “narco-Stato”, tanto più la zona di Lezhe, descritta come una “roccaforte dei clan”. La smentita è arrivata direttamente dal premier Rama, che prima ha assicurato, dati alla mano, che “non ci sono presupposti per parlare di mafia albanese”, e poi ha espresso “tristezza per tante mezze verità che si sono dette sui media italiani, servizio pubblico incluso, sull’Albania con il chiarissimo intento di gettare fango su questo Paese per attaccare l’accordo tra i due governi di cooperazione nella lotta contro l’immigrazione clandestina”. Figuraccia internazionale della sinistra.