Che c’era qualcosa di losco dietro i numeri sul click day in Campania (ma non solo) era ormai assodato. Oggi abbiamo avuto una prova plastica, con l’arresto di 36 persone tra cui un membro del Pd (non uno qualunque, ma il tesoriere del partito campano). Ma i dati parlavano chiaro: pochissime, tra le persone che giungevano da fuori – specialmente dal sub-continente indiano – firmavano poi un regolare contratto di lavoro. Meno del 3% del totale. E tutti gli altri che fine fanno? Navigano nel buio. Spesso aprono alimentari al limite delle condizioni igieniche. Vivono ammassati in abitazioni al limite dell’umano. Lavorano a nero ore e ore in fabbriche di contraffazione di prodotti. Collaborano con le organizzazioni criminali. Se questo è il famigerato modello di accoglienza voluto dal centrosinistra al governo, anche no, grazie.
Con il senno di poi, dunque, chiunque sia dotato di buon senso deve ammettere che Giorgia Meloni, mesi fa, fece bene a recarsi di persona presso gli uffici del procuratore nazionale antimafia per denunciare una situazione che, nei dati, era lampante, ma che nessuno prima di lei aveva avuto – per così dire – l’ardire di far notare. Fu forte la risposta delle opposizioni, che etichettò questa sua decisione come inutile propaganda. Ma a quanto pare, nel fantastico mondo della sinistra, tutti i problemi sopra elencati non esistono. Pura invenzione. Eppure, quello che è emerso dalla Dda di Salerno dà ragione, ancora una volta, alla premier. I sospetti erano realtà. C’è chi lucra sull’immigrazione clandestina, in tutte le sue forme: in un modo non diverso dagli scafisti che trasportano da una parte all’altra del Mediterraneo gli immigrati, così questi sistemi permettono di aggirare la legge, se vogliamo in una maniera più sofisticata e ricercata, al fine di nascondere i loro guadagni ai danni non solo dello Stato italiano, ma anche degli stessi immigrati.
Non era propaganda, allora. E il Pd dovrebbe prendere tanto più coscienza di questi sistemi illeciti (negati fino al ridicolo) dal fatto che, all’interno di uno di essi, c’è finito proprio un dem. Come detto, non uno qualunque, ma il tesoriere del partito in Campania. Il suo ruolo era quello di ‘ricamare’ il tutto, ripulendo i guadagni. E lui sapeva – è emerso dalle prime indagini – di compiere qualcosa contrario alla legge. A quanto pare, dunque, Meloni ha fatto bene a denunciare, e può essere indicativo il fatto che sia stata lei il primo premier ad accorgersi di un tale sistema, dopo anni di governi di centrosinistra. Un centrosinistra che, per il momento, si è rinchiuso in un silenzio assordante.
Meloni: “Non lasceremo l’immigrazione nelle mani della criminalità”
Meloni ha prontamente commentato la notizia, togliendosi quindi qualche sassolino dalla scarpa: “L’inchiesta della DDA di Salerno, che ha portato a 36 indagati e svelato oltre 2mila richieste false di permessi di soggiorno, conferma ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli. Un sistema che speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso di soggiorno e alimentando un giro d’affari illecito da milioni di euro. Non a caso, abbiamo deciso di rafforzare i controlli per impedire che le quote di ingresso regolare finiscano nelle mani di chi sfrutta l’immigrazione per fare affari. E non a caso, ho presentato un esposto all’Antimafia per fare luce sulle troppe anomalie di questo sistema. L’immigrazione non può essere lasciata in balìa della criminalità. Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità”.