Il bilancio delle vittime degli attacchi di Hamas in Israele è ancora incerto, ma tende all’aumento. Si parla di circa 900 morti, 2500 feriti, 100 ostaggi nelle mani dei palestinesi. Secondo Save The Children, sarebbero per ora 78 i bambini deceduti nell’attacco. Tantissimi i ragazzi, almeno 260, uccisi da colpi sparati a raffica dai palestinesi, a bordo di moto e di blindati, durante un rave nel deserto. All’alba, senza alcun riparo: giovani che, fino a pochi istanti prima, non sapevano ancora quale sarebbe stato il proprio destino. “Ho visto almeno 200 cadaveri sul posto. E’ stato un massacro, non ho mai visto nulla di simile in vita mia”: questa la testimonianza di Yaniv, paramedico israeliano sopravvissuto alla strage.
Una situazione tragica, con pochissimi precedenti. Una situazione che fa riflettere soprattutto sul posizionamento dell’Italia nel conflitto. Ma c’è ancora in Italia chi non si esime a dimostrare vicinanza, appoggio e consenso alle azioni terroristiche di Hamas. Molti, infatti, i gruppi studenteschi che, aizzati dai centri sociali, hanno rivolto messaggi di supporto ai palestinesi e vili attacchi al popolo israeliano. “Quant’è bello quando brucia Tel Aviv”: sono queste le vergognose parole emanate dal gruppo “Curva Manzoni Antifa”, del liceo Manzoni di Milano. Parole irrispettose verso il quasi migliaio di deceduti, militari ma soprattutto civili, donne, ragazzi, bambini: vittime incolpevoli, infangate una seconda volta dalle infamanti parole dell’estrema sinistra italiana. Osa, gruppo studentesco vicino a Potere al Popolo, annuncia “per questa settimana l’agitazione studentesca nelle scuole di tutta Italia in solidarietà al popolo palestinese”, mentre gli studenti del Collettivo A112 dell’Educandato Statale Setti Carraro esultano: “La Palestina vive! La resistenza vive!”. È questa, dunque, la resistenza di cui si parla da anni? Violenze sui civili, sui più deboli?
Il centro più vivo di questa mobilitazione è Milano, ma anche in altre scuole e altri atenei sono state esposte bandiere palestinesi, come accaduto all’esterno de L’Orientale di Napoli: “È un modo – si legge nella nota emanata dal Collettivo Autorganizzato Universitario – per riaccendere il dibattito e far luce sulle cause reali di ciò che sta accadendo in Palestina da più di 75 anni”. Si punta, dunque, a un ribaltamento dei ruoli, e non si esime dal farlo neppure “Cambiare rotta”, a quanto pare in astinenza di visibilità, con uno striscione all’esterno dell’Università Statale di Milano che recita: “Arriva il contrattacco. Al fianco del popolo palestinese”. In effetti Cambiare rotta, che si firma “organizzazione giovanile comunista”, è salita agli onori della cronaca per la seconda volta in pochi giorni: solo una settimana fa, infatti, il gruppo aveva partecipato alle violente proteste contro il presidente Meloni in visita a Torino. Come dire: qui casca l’asino e svela, di nuovo, la sua natura violenta. Questa volta, in salsa antisemita.
Insomma, un miscuglio di studenti di estrema sinistra e di centri sociali, nemici dell’Occidente e dell’Italia, che tifano per la violenza e per il fondamentalismo, ammazzano, per una seconda ideologica volta, i civili uccisi dall’odio islamico. Dura la risposta del ministro Valditara ai troppi insulti rivolti agli israeliani: “Saranno effettuate ispezioni in quegli istituti scolastici dove sarebbero emersi atteggiamenti di odio antisemita e di esaltazione della infame azione di Hamas. Vogliamo verificare se qualcuno ha realmente manifestato atteggiamenti di odio, di antisemitismo o di incitamento alla guerra contro Israele. Se questi fatti venissero appurati, i responsabili saranno denunciati alla Procura della Repubblica. Chi ha gioito per azioni che hanno portato a sgozzare bambini e ragazzi, donne e uomini innocenti, solo perché ebrei – conclude – deve essere perseguito dalle leggi penali”.