Dal click day al carcere: l’Italia scopre che Meloni non bluffava

Grande risalto è stato dato sui giornali di oggi alle truffe sui permessi di soggiorno. Nella giornata di ieri, a seguito di accurate indagini, sono state eseguite ben 45 misure cautelari: 11 persone direttamente in carcere, 23 ai domiciliari, altre 11 con obbligo di firma. Non è la prima ondata di provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria, che già nei mesi scorsi aveva disposto misure e smantellato un sistema che lucrava sull’ingresso dei migranti in Italia.

Accurate indagini, appunto. Nate dalla denuncia del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, giusto un anno fa, si era recata dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo, per consegnare un esposto sui flussi di ingresso in Italia di lavoratori stranieri avvenuti negli ultimi anni avvalendosi del c.d. “Decreti Flussi”. Le anomalie riscontrate avevano indotto Giorgia a segnalare la cosa, con il sospetto fondato che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro potessero essere utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare. Il sospetto quindi che la criminalità organizzata avesse messo gli occhi e le mani su questo business aveva indotto Giorgia a rivolgersi alla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.

Apriti cielo! Le opposizioni hanno tuonato, sostenute a gran voce dalla grancassa mediatica della sinistra, con La Repubblica in testa al gruppo a scandire il ritmo delle idiozie. Ce li ricordiamo, i vari De Luca, Emiliano, Schlein, attaccare Giorgia per essersi recata dal Procuratore Nazionale Antimafia e per non aver corretto quelle che “a suo avviso” sembravano essere distorsioni del sistema click day. Tutti esponenti del Partito democratico, lo stesso al governo nei 10 anni precedenti, lo stesso che non aveva invece riscontrato alcuna anomalia nel sistema di rilascio dei permessi di lavoro temporanei. Eppure, secondo le dichiarazioni del gip della procura di Salerno, che ha condotto il primo filone di indagini, si è trattato di “serialità, sistematicità e ripetitività delle condotte criminose”, con un business andato avanti per almeno 7 anni. Lo stesso partito democratico che ha visto, qualche mese fa, quello che allora era il tesoriere del partito in Campania finire agli arresti domiciliari proprio per questa vicenda. Secondo i magistrati, era il commercialista di fiducia del gruppo criminale, con il compito di emettere fatture falese in modo da contribuire “a nascondere in maniera efficace (almeno apparentemente) il riciclaggio del denaro ottenuto illegalmente”.  Non è bello ricordare queste cose, vero, non è nemmeno elegante. Ma ormai ci è sfuggito…

Giusto anche ricordare come il PD sospese l’incarico al suo tesoriere, bravi. Meno bravi a parlare di mossa propagandistica e inopportuna di Giorgia quando presentò l’esposto alla procura antimafia. Avevano addirittura parlato di ricerca della visibilità… come ribadire, ancora una volta, di essere fuori dal mondo. Ancora meno bravi a non comprendere, in lunghi anni al governo, cosa stesse realmente accadendo.

Non bravi nemmeno quelli de La Repubblica, che un anno fa titolava così: “Se la premier per farsi uno spot bussa al magistrato sbagliato”. Per poi aggiungere: “Non è andata dagli inquirenti ma ha scelto una strada inusuale. Meloni avrebbe potuto rivolgersi agli uffici del Viminale. Consegnare l’esposto alla procura antimafia – che non conduce indagini – sa di mossa elettorale”. Ma infatti, a che serve l’esposto al procuratore nazionale antimafia? Oggi invece scopriamo che dietro questo sistema marcio c’erano diverse organizzazioni a delinquere, almeno una delle quali, secondo i magistrati, aggravata dal fine e dal metodo mafioso, con legami con esponenti del clan Fabbrocino. E non è detto che le indagini, che proseguiranno, non possano portare ad altri provvedimenti dell’autorità giudiziaria, che non vengano individuate altre organizzazioni criminali, che non si scoprano altri legami con clan mafiosi. Bene quindi, a suo tempo, interessare la procura antimafia, meno bene per la sinistra aver perso l’ennesima occasione per tacere.

Che poi, a ben pensarci, non sono nemmeno occasioni perse. È probabile, ma qui entriamo nel campo delle ipotesi che sfiorano il metafisico, che tali occasioni a sinistra le cerchino. Chissà se per sprezzo del pericolo o per amore del ridicolo… Ai campioni del PD e di Repubblica vanno poi aggiunti Fratoianni, Bonelli, Il Manifesto e compagnia cantante. Tutti allineati, in fila, in attesa che venga chiamato il loro numero per poter dire la propria… tutti con i paraocchi, soprattutto se alcune vicende possono creare imbarazzo… tanto il popolo è bue, o no?

Oggi, ma in realtà già da tempo, si scopre che Giorgia aveva ragione, anche sui fini e sui metodi delle organizzazioni che hanno gestito questo business criminale. I giornali non lasciano dubbi: traffico di clandestini, maxi truffa sui migranti, cricca dei finti permessi. I magistrati nemmeno: associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina. Balordi che girano in Ferrari (la Tesla la riservano solo a una certa sinistra), sulle disgrazie di poveracci a cui tolgono anche la dignità.

L’immigrazione è un fenomeno che va compreso, regolato, governato. L’immigrazione clandestina va combattuta. Ancora di più chi ne fa un lucro, tra i più sporchi che ci siano.

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