Ieri abbiamo scritto del report scientifico rilasciato dalla Commissione Europea a marzo, nel quale si avvisava di fatto l’Italia, dell’emergenza siccità che nei mesi più caldi avrebbe creato gravi problemi a partire dal Nord Italia.
Sulla vicenda, stamattina, è intervenuta il Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, accusando il governo di non aver fatto sostanzialmente nulla, pur sapendo da mesi che ci saremmo trovati nelle condizioni di crisi attuali. Lo stesso Governo che da giorni va ripetendo proposte draconiane, come il chiudere i rubinetti agli italiani o imporre una sorta di lockdown idrico con tanto di zone rosse, in un miscuglio di riflessi pavloviani per cui ormai l’unica forma di gestione prevista è quella emergenziale in salsa partito comunista cinese.
Il Ministro per le Politiche Agricole e Forestali, Stefano Patuanelli, pur ammettendo che in questo momento non esistono programmazione e coordinamento di interventi necessari, parlando a Bologna per la presentazione di un libro, si è detto imbarazzato dalle parole della Meloni, perchè “non è che oggi possiamo realizzare strutture irrigue che non si sono fatte negli ultimi 20 anni”.
Posto che il Ministro Patuanelli con il Movimento 5 stelle governa l’Italia da quasi cinque anni e dal 2019 siede lui stesso come componente dei vari esecutivi, Conte bis e Draghi che si sono susseguiti, per cui forse qualcosa poteva pur farla, il punto è che da marzo ad oggi alcune soluzioni non strutturali, ma emergenziali potevano essere messe in campo.
Dissalatori mobili
Possono essere noleggiati a costi contenuti, se si può prevedere una emergenza come in questo caso, e fatti arrivare su gomma o via mare principalmente. Lo hanno fatto a Rovigo in questi giorni, come racconta il Corriere Veneto.
Riuso dell’acqua in agricoltura e nell’industria
Riuso di acque depurate in agricoltura, recapitando gli scarichi dei depuratori non su corpi idrici naturali ma sui canali di irrigazione, in modo da permetterne il riutilizzo.
Accumulo di acqua piovana (finchè ha piovuto)
Esistono soluzioni carrabili di vasche per l’accumulo delle acque meteoriche, costi contenuti e veloci da realizzare se si conosce prima una probabile emergenza.
E così via, non vogliamo sostituirci a esperti tecnici competenti e di conseguenza non pretendiamo di essere esaustivi sull’argomento, ma risulta offensivo per l’intelligenza degli italiani che un Governo con i poteri di cui dispone si limiti alla danza della pioggia, solo perchè ci sono problemi strutturali da anni. Le emergenze, specie se previste, vanno affrontate per tempo con soluzioni all’avanguardia e non pianificando le prossime rinunce e restrizioni a cui sottoporre la popolazione.
Oltre alla beffa il danno: il Governo Draghi ha praticamente vietato gli impianti di desalinizzazione in Italia.
Pensando a interventi strutturali, oltre alla doverosa revisione e manutenzione a cui dovrebbe essere sottoposta la rete idrica italiana che corre per centinaia di chilometri in tutta la nazione, la mente non può che correre agli impianti di desalinizzazione delle acque marine. Israele, Spagna, Singapore da anni risolvono i loro problemi di clima arido o semi-arido, utilizzando impianti all’avanguardia e dai costi di produzione contenuti, anche grazie allo sfruttamento (vedere Israele) dei propri giacimenti di gas per l’alimentazione del processo.
Tuttavia, il Governo Draghi, in piena crisi idrica ha approvato una legge, (17 maggio 2022 n.60) cosiddetta “salva mare”, che di fatto vieta i dissalatori di acqua marina. Lo spiega Italia Oggi in questo articolo. “La novità è che gli impianti di desalinizzazione destinati alla produzione di acqua per il consumo umano sono ammessi solo in casi eccezionali, spiega il periodicoche elenca una serie di paletti alla costruzione di nuovi impianti che potrebbero produrre massicciamente acqua dolce per ogni necessità ed emergenza, contenuti prettamente nell’articolo 12 della legge stessa. Come se non bastasse le procedure di autorizzazione passano dalle Regioni in capo allo Stato.
“Per farla breve – conclude il ragionamento, l’autore dell’articolo Antonio Giancane, le autorizzazioni non possono essere demandate come si è fatto finora alle regioni ma ad apposita commissione ministeriale per la concessione del Via. In pratica l’esplosione dei tempi burocratici. Insomma, le autorizzazioni necessarie sono paragonabili a quelle di una centrale nucleare e possono dar luogo a tempi doppi o tripli rispetto all’iter medio attuale. Si parla di tempi che vanno dai tre ai cinque anni se non di più. “
I casi di Israele e Spagna: riciclo delle acque e impianti di desalinizzazione a tutto gas
Israele ricicla nell’irrigazione agricola l’86 per cento delle acque grigie, un record, con la Spagna distante seconda al 17 e gli Stati Uniti fermi all’1. L’impianto di Sorek, a Sud di Tel Aviv, è il più grande al mondo e da solo produce acqua potabile per 1/6 della popolazione. Gli impianti di desalinizzazione sono stati creati dagli studenti di Sidney Loeb, lo scienziato Usa che inventò il metodo inverso all’osmosi, ed emigrò in Israele nel 1967. Lo scriveva La Stampa in questo articolo del 2015.
In Spagna l’impianto di desalinizzazione Maspalomas-I è stato costruito nel 1986 come soluzione alle crescenti problematiche di scarsità idrica generate dalla maggiore domanda di turismo e attività agricole.
Il paese leader nella dissalazione in Europa è proprio la Spagna (68%) che soffre di un’enorme crisi idrica. Non a caso, sempre la Spagna è anche leader nel riutilizzo dell’acqua (e ancora una volta vediamo come queste due pratiche si muovano spesso insieme).
A Tenerife, nel 2017, è entrato in funzione – terzo a gestione pubblica della regione – l’impianto di di dissalazione di Granadilla de Abona che copre il fabbisogno di 56.000 persone e aumenterà le risorse idriche per l’agricoltura della regione. Ne parla questo articolo
In Italia, anche il Governo dei “migliori” punta tutto sull’emergenza e sullo scaricabarile, intanto questa ennesima crisi si sovrappone pericolosamente a quella pandemica e alla guerra in Ucraina.