Fini: dalla buona battaglia al rinvio a giudizio

Chissà se la Contessa Colleoni, buonanima, ovunque si trovi ora possa assistere alla triste storia della sua eredità. Un’eredità ricca, preziosa, che la Contessa da sempre fervente camerata, pensò bene (!) di lasciare ad Alleanza Nazionale, all’epoca il primo partito della destra italiana, per “la buona battaglia”, come scritto nel testamento della nobile signora.

Ma ahinoi, i desideri della nobildonna sono stati traditi, e la battaglia non è stata più così buona, anche perché non era certo la stessa a cui la Colleoni aveva pensato. Una cosa però bisogna dirla, per quanto ricca fosse questa eredità, non ha certo portato bene. E’ di questi giorni la notizia che l’ex presidente della Camera, nonché all’epoca leader di AN, Gianfranco Fini, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di riciclaggio. Lo ha stabilito il Gup di Roma dopo una lunga camera di consiglio, che insieme a Fini ha rinviato a giudizio anche Elisabetta Tulliani, compagna del politico e madre di due delle sue tre figlie, il padre e il fratello di lei, nonché il “Re delle slot” Francesco Corallo, oltre ad altri cinque indagati. I reati contestati variano appunto dal riciclaggio all’evasione fiscale e all’ associazione a delinquere finalizzata al peculato.  Il processo partirà il 30 novembre prossimo davanti alla quarta sezione penale di Roma.

Ma cosa c’entrano il riciclaggio e un magnate del gioco d’azzardo con l’eredità della Contessa Colleoni? In realtà, tutta questa storia prende il via da un lussuoso immobile sito in Montecarlo che fa appunto parte dell’eredità lasciata ad AN. La storia della “casa di Montecarlo” è vecchia e sembra quasi un telenovela, ma è stato lavorandoci sopra per stabilire chi avesse ragione tra quelli che sostenevano che Fini si fosse appropriato indebitamente dell’appartamento, e lo stesso Fini che negava ogni coinvolgimento sui passaggi di proprietà di quest’immobile, che le indagini si sono allargate. E così la storia della casa si è chiarita, e ha smascherato alcune dichiarazioni maldestre dello stesso Fini che, dopo anni, ha anche ammesso di aver sempre saputo che la casa era stata acquistata dal cognato, Gianfranco Tulliani, fratello di Elisabetta. In realtà, le ammissioni sono state tardive. Arrivarono solo dopo che si era stabilito che nel 2008 la casa di Montecarlo era stata effettivamente acquistata da Gianfranco Tulliani, attraverso una società off-shore per poco più di 300mila euro, per poi essere rivenduta dallo stesso Tulliani jr. nel 2015 per un milione e 360mila euro. Ma non è tutto qui, perché indagando sulla casa, sulle società che operarono nella compravendita, acquisendo prove e ascoltando testimoni, tra cui un altro indagato, l’ex deputato di AN Labocetta, gli inquirenti credono di aver individuato una serie di operazioni finanziarie non proprio regolari, e un passaggio di somme di denaro tra Corallo e Sergio e Gianfranco Tulliani, padre e fratello di Elisabetta. Secondo gli inquirenti, infatti, anche quei famosi 300mila euro che servirono al fratello della compagna di Fini per acquistare l’immobile di Montecarlo, furono dati proprio da Corallo che, secondo quanto dichiarato agli inquirenti da Labocetta, era amico di Fini almeno dal 2004. Non solo, perché gli inquirenti contesterebbero ai parenti di Elisabetta Tulliani anche un bonifico di 2,4milioni di euro fatto da Corallo a Sergio Tulliani con la causale «decreto legge 78 del 2009».

L’inchiesta sembra solida, ma in realtà sarà solo il tribunale che potrà stabilire dopo tre gradi di giudizio se Fini e gli altri indagati siano effettivamente colpevoli ed eventualmente di quali reati. Da parte sua, Fini fa parlare il suo legale: “Siamo convinti che riusciremo a dimostrare l’estraneità di Gianfranco Fini all’esito dell’istruttoria dibattimentale” ha infatti affermato l’avvocato Caroleo Grimaldi.

Aspettiamo con curiosità il prossimo novembre.

 

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RK Montanari
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