Il nuovo governo francese è una burla, ma c’era da aspettarselo vista la mancanza totale di adattabilità dei suoi componenti. Il Neo-Premier repubblicano non è gradito a nessuno, meno che al suo schieramento. Qualcuno in passato vociferava dello zampino di Le Pen per la sua elezione, ma alla fine le chiacchiere sono state smentite definitivamente: la sinistra nazionale farebbe di tutto pur di svilire il Rassemblement National, una storia che appartiene ad una trama già simile a molte altre nel resto d’Europa.
Ad ogni modo, l’ultimo intervento televisivo del Primo Ministro al Tg del canale France 2 è stato a dir poco esilarante: in sintesi i ricchi dovrebbero contribuire maggiormente allo sforzo di solidarietà per il paese. Lo scopo sarebbe quello di non “Appesantire ulteriormente le imposte sull’insieme dei francesi che pagano più tasse di tutti i partner europei. Né sulle persone più modeste, né su chi lavora, né sulle classi medie”. In sintesi il programma di Barnier sarebbe quello di far pagare più tasse ai ricchi per aiutare l’economia francese. Il problema non è tanto l’idea di base, quanto ciò che si nasconde attualmente dietro di lei, ossia l’incapacità di saper gestire gli affari pubblici ed essere costretti ad alzare le imposte a causa degli errori commessi. Tanto per dirne una, la protesta degli agricoltori è stata eclatante oltre l’umana misura dalla fine del 2023 all’inizio del 2024, a causa della mancata tutela nazionale dei prezzi e del mestiere contadino. Questo genere di proteste, arrivate persino alle istituzioni di Bruxelles, non hanno attecchito moltissimo nella politica del Presidente della Repubblica Macròn, il quale ha deciso di ostacolare in ogni modo l’ascesa della destra nazionalista, mettendo al suo posto un centrista popolare. La dimostrazione che certi uomini sono capaci soltanto di sabotare senza saper governare, tanto valeva arruolarsi nell’esercito per prendere parte a qualche missione speciale.
Tornando per un momento alle tassazioni, “Tax the rich” è ormai uno slogan che si ripete spesso in Europa, basti pensare ai cortei dell’estrema sinistra francese, in cui i manifestanti si dilettano a ballare la Techno in piazza chiedendo dazi maggiori per chi guadagna di più e per protestare sui cambiamenti climatici. Chissà che cortocircuito ora che ad accontentare parte delle richieste è stato proprio uno degli uomini scelti da Macròn, come se non bastasse il primo si trova distante anni luce dalle ideologie radicali dei “verdi”. Il dramma è che nonostante un tributo maggiore da parte di chi ne ha la possibilità, non esistono ancora dei piani concreti per fare in modo che le persone bisognose possano veramente recuperare le perdite economiche di questi anni. Di conseguenza, l’applicazione di questa sottospecie di manovra e gli slogan degli ultra-progressisti servono a ben poco.
Cose da non credere, peraltro affermare – come ha fatto il Premier francese – di avere trattenute piuttosto alte, chiedendone comunque di più, è una lampante prova d’incompetenza nella gestione finanziaria. La vera domanda è: dove andranno mai questi soldi dopo essere entrati nelle casse dello stato? Perché se non sono utili a sanare situazioni a rischio per le categorie danneggiate, non si capisce per quale motivo bisognerebbe applicarle.
A questo punto sarebbe stata maggiormente proficua una norma per limitare ed evitare l’evasione fiscale, o magari qualche seria agevolazione per chi non può permettersi di saldare canoni impossibili. Fino a questo momento l’unica sicurezza è che i cittadini francesi della classe media e in difficoltà non verranno martoriati, com’è umano lo stato francese! Ci manca solo che per l’ennesima volta sia proprio la gente comune a pagare i danni dei liberalmacronisti. Il popolo francese non è più disposto a fare sacrifici per finanziare le idiozie dei politicanti, ecco perché Barnier adesso si rivolge alle classi abbienti.