C’è un momento, nella festa per i 25 anni del quotidiano Libero, in cui il tono cambia. I sorrisi, le battute, la leggerezza dell’occasione lasciano spazio a una riflessione più profonda. Succede quando Giorgia Meloni parla di lui. Del Papa. Di Leone XIV.
Il momento chiave: Meloni parla di fede, responsabilità e dell’insegnamento del nuovo Papa. “Conta essere credibili”. Guarda il video in cui Giorgia Meloni parla con emozione di Papa Leone, citando le parole che l’hanno colpita più di tutte.
Il momento in cui Meloni parla del nuovo Papa
Non l’ha ancora incontrato di persona, confessa. Solo una telefonata, breve. Eppure, nelle parole del Presidente del Consiglio c’è già un legame, quasi intimo, con quella figura affacciata da poche settimane sul balcone più osservato del mondo.
“La sensazione che mi ha trasmesso fin dall’inizio – dice Meloni – è quella di un uomo fermo nella fede e consapevole della grande missione che gli è stata affidata. Con un carattere deciso ma pacato”.
Uno sguardo che commuove
Racconta di essere rimasta colpita dalla commozione visibile sul volto del Pontefice, sia al momento dell’elezione, sia durante la messa di inizio pontificato, quando ha fissato l’anello del pescatore che gli era stato consegnato.
Non serve aggiungere altro. In quelle immagini, seguite in silenzio da milioni di italiani, c’era tutto: la responsabilità, la paura, l’amore. E Meloni lo ha sentito. Come madre, come credente, come leader.
“Non importa essere perfetti, ma credibili”
Ma è su una frase che la premier si sofferma, con voce quasi emozionata:
“Ha detto: Non importa essere perfetti, ma è necessario essere credibili. È un insegnamento straordinario – aggiunge – soprattutto per chi, come me, ha incarichi di responsabilità. Quello che conta è l’esempio, l’impegno, la coerenza che metti in quello che fai. Anche se puoi sbagliare e inciampare”.
Parole semplici, che parlano a tutti. A chi governa e a chi lavora in silenzio. A chi guida un popolo e a chi cresce un figlio. Perché la coerenza non è un lusso da leader, è una radice da coltivare ogni giorno. E la credibilità non si impone, si costruisce – con gesti, non con slogan.
Una missione condivisa
In quell’incontro mancato, in quella voce al telefono, Giorgia Meloni ha visto qualcosa che va oltre la politica. Un’alleanza implicita tra istituzioni, una consonanza morale. La stessa che aveva evocato nei giorni successivi al discorso del Papa al Corpo Diplomatico, in cui il Pontefice aveva parlato della famiglia come fondamento antropologico della società.
Oggi, quel filo si fa più evidente. Una destra salda nella fede e una Chiesa salda nella dottrina possono, insieme, ricordare all’Italia chi è. Dove affondano le sue radici. E quale strada seguire.
Il tempo dell’esempio
In un’epoca in cui si pretende la perfezione dagli altri, spesso per giustificare la propria assenza di impegno, l’appello alla credibilità è una rivoluzione gentile. Non serve mostrarsi infallibili, basta non tradire ciò che si rappresenta.
È quello che ha fatto Leone XIV nei suoi primi gesti. È quello che Giorgia Meloni cerca di fare ogni giorno, in un tempo complesso, guidando una nazione intera.
“Non devi puntare alla perfezione – ha detto – devi puntare a fare il meglio. Devi puntare alla credibilità”.
Ed è forse per questo che tanti italiani si sono riconosciuti in lei, non perché perfetta, ma perché autentica. Così come si stanno riconoscendo in questo nuovo Papa, che parla poco ma tocca il cuore. E che ha già insegnato tanto, anche solo affacciandosi in silenzio, con gli occhi lucidi e il Tricolore che sventolava in basso.
Perché, in fondo, è questo che ci unisce davvero: la ricerca umile del bene, nonostante le nostre fragilità. E l’Italia ha ancora bisogno di esempi più che di slogan.