Immaginate di essere – Dio non voglia – ricoverati in qualche ospedale italiano. Avete appena subito un intervento, non per forza troppo invasivo, ma siete ancora sotto gli effetti dell’anestesia. Vi state pian piano risvegliando, state man mano prendendo coscienza di voi stessi, di dove siete, di quello che avete passato. Mentre vi chiedete tra voi e voi com’è andato l’intervento e chissà chi sarà al vostro fianco una volta aperti gli occhi, schiudete a poco a poco le palpebre e la vista si schiarisce e si fa sempre meno sfocata. Quando finalmente avrete messo a fuoco il mondo che vi circonda, trovate intorno a voi Elly Schlein, Sandrino Ruotolo e chissà quanti altri dirigenti del Partito Democratico che vi dico che l’ospedale in cui siete stati ricoverati è fatiscente per colpa del Governo Meloni, e che soltanto un voto alle europee per i dem potrebbe ribaltare la situazione. Le possibili reazioni sono varie: tornare a dormire pensando sia soltanto un brutto incubo; non capire neppure quello che hanno detto per via degli effetti ancora persistenti dell’anestesia; subire uno spavento tale da compromettere irrimediabilmente le vostre già precarie condizioni cliniche.
Strategia fallimentare
Si scherza, ovviamente, ma fino a un certo punto: quello raccontato è uno scenario del tutto possibile e anzi anche molto probabile, dal momento che, secondo Repubblica, l’ultima fantasiosa trovata propagandistica del PD è quella di recarsi negli ospedali di tutta Italia e farvi réclame, chiedendo il voto ai pazienti che altro non vorrebbero che cure adeguate e un po’ di riposo. In altre parole, non solo un paziente ha la sfortuna di dover essere assistito in ospedale, ma dovrà anche subirsi le cantilene dei politici dem accorsi per chiedergli l’appoggio. C’è però già un precedente: l’ultima volta in Abruzzo, quando si scelse di seguire la stessa strategia, non andò benissimo: in primis perché i dem, con Elly in prima linea, trovarono l’opposizione del direttore dell’Asl di Pescara; in secondo luogo, perché l’avversario Marsilio, candidato del centrodestra, stravinse alle urne. Questo accadde perché, com’è oramai chiaro, nessuno più crede alle narrazioni del PD. Specialmente in fatto di sanità: gli italiani sanno benissimo infatti che le attuali condizioni dei nosocomi sono direttamente riconducibili ai tagli e alla politica di austerity voluti dagli ultimi governi di centrosinistra. Tra un taglio e un altro, la sanità ha perso circa 40 miliardi di euro in dieci anni. I dirigenti del PD non sarebbero quindi in posizione tale da poter recriminare qualcosa all’attuale esecutivo, ma loro lo ignorano e lo fanno lo stesso. Tra l’altro, affidandosi a fake news e a narrazioni fuorvianti, come quella sulla spesa in sanità in rapporto al Pil, che negli anni della pandemia era più alta di adesso. Ma con un Pil prossimo allo zero come quello del 2020, è più che normale. I dem lamentano poi presunti tagli, pur essendo di fronte al governo con cui il fondo sanitario ha raggiunto il suo massimo storico.
Ma la sanità non è competenza dell’Europa
C’è un ulteriore problema. Il PD sta facendo propaganda sulla sanità in vista delle europee. Lo fa scrivendo sui manifesti: “Cure accessibili, non attese infinite. L’Europa che vogliamo è social”, facendo credere all’elettore che ci sia una qualche correlazione tra Europa e sanità. Ma il comparto sanitario non è competenza comunitaria, ma nazionale, anzi regionale, spettando al governo centrale, in via esemplificativa, il solo compito di smistare i fondi che poi le varie Giunte andranno a gestire. E allora ecco che dietro la sanità, che non c’entra nulla con le europee, si cela il PD, che evita in questo modo di trattare i grandi temi che ora sconvolgono l’Europa. Niente Ucraina, niente Medio Oriente, nessuna strategia economica, nessuna risposta sul Green Deal: il PD parla di sanità, quella che ha rovinato, e che ora non c’entra nulla con l’Europa. Come al solito, gli unici a rimetterci sono gli elettori, presi in giro dalla disinformazione sinistra.