Il 16 maggio 2025, Moody’s ha annunciato il declassamento del rating del debito sovrano degli Stati Uniti da Aaa a Aa1, segnando la perdita dell’ultima “tripla A” rimasta tra le tre principali agenzie di rating. Questa decisione riflette una crescente preoccupazione per la traiettoria fiscale del paese, caratterizzata da un debito pubblico in aumento e da deficit persistenti.
Le motivazioni del declassamento
Moody’s ha giustificato il declassamento citando:
Debito pubblico in crescita, attualmente a 36,2 trilioni di dollari.
Deficit di bilancio persistenti, con proiezioni che indicano un aumento dal 6,4% del PIL nel 2024 al 9% entro il 2035.
Costi per interessi in aumento, previsti al 30% delle entrate federali entro il 2035.
Reazioni dell’amministrazione Trump
L’amministrazione Trump ha reagito al declassamento minimizzandone l’importanza. Il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha dichiarato che “Moody’s è un indicatore ritardato”, suggerendo che la decisione riflette condizioni passate piuttosto che attuali.
La Casa Bianca ha inoltre criticato Moody’s, accusando l’agenzia di motivazioni politiche e prendendo di mira l’economista Mark Zandi, nonostante non fosse coinvolto direttamente nella decisione.
Spese obbligatorie in crescita e entrate fiscali insufficienti.
Stallo politico, con incapacità del Congresso e delle amministrazioni successive di adottare misure efficaci per invertire la tendenza dei deficit annuali e dei crescenti costi per interessi.
Una responsabilità condivisa
Il declassamento non può essere attribuito esclusivamente all’attuale amministrazione Trump. Moody’s ha sottolineato che “le amministrazioni e il Congresso degli Stati Uniti hanno fallito nel concordare misure per invertire la tendenza dei grandi deficit fiscali annuali e dei crescenti costi per interessi”.
Amministrazione Biden (2021–2025): Durante il mandato di Joe Biden, il debito pubblico è aumentato significativamente, passando da circa 28 trilioni di dollari nel 2021 a oltre 34 trilioni nel 2024. Questo incremento è stato alimentato da spese straordinarie per stimoli economici e programmi sociali.
Amministrazione Trump (2025–in corso): L’attuale amministrazione ha proposto l’estensione dei tagli fiscali del 2017 attraverso il disegno di legge “One Big Beautiful Bill”, che potrebbe aggiungere fino a 4 trilioni di dollari al deficit nei prossimi dieci anni.
Continuità con le preoccupazioni passate
Le motivazioni alla base del declassamento attuale rispecchiano quelle sollevate in precedenti occasioni:
Standard & Poor’s (2011): Declassamento dovuto a preoccupazioni sulla capacità del governo di gestire il debito e raggiungere un accordo sul tetto del debito.
Fitch (2023): Declassamento motivato da un deterioramento fiscale previsto e da negoziazioni ripetute e al limite sul tetto del debito.
In entrambi i casi, le agenzie hanno evidenziato l’incapacità del governo di implementare riforme fiscali sostenibili, una preoccupazione che persiste nel declassamento attuale di Moody’s.
Implicazioni economiche
Il declassamento potrebbe avere diverse conseguenze:
Aumento dei costi di finanziamento: Gli investitori potrebbero richiedere tassi di interesse più elevati per compensare il rischio percepito, aumentando i costi di servizio del debito.
Pressione sui mercati finanziari: Il declassamento potrebbe influenzare negativamente la fiducia degli investitori, con possibili ripercussioni sui mercati azionari e obbligazionari.
Necessità di riforme fiscali: Il governo potrebbe essere costretto a considerare riforme fiscali significative per ristabilire la fiducia degli investitori e delle agenzie di rating.
Conclusione
Il declassamento del rating degli Stati Uniti da parte di Moody’s rappresenta un campanello d’allarme sulla sostenibilità fiscale del paese. Le responsabilità sono condivise tra le amministrazioni passate e presenti, evidenziando la necessità di un consenso bipartisan per affrontare le sfide fiscali a lungo termine.