“Il disegno di legge che ieri sera il Consiglio dei Ministri in seduta preliminare ha approvato è finalizzato alla valorizzazione della risorsa mare. Come sapete questo Governo da due anni insiste sul tema mare, inteso non soltanto come risorsa economica.” Così il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, alla Conferenza Stampa del Consiglio dei Ministri.
Ma c’è di più. Il Mare può diventare la più grande risorsa per lo sviluppo economico del Sud se si scommette sul serio sul Mezzogiorno hub del Mediterraneo come sottolinea lo stesso ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare Nello Musumeci.
«Il mare è uno dei protagonisti indiscussi delle politiche del governo Meloni. In passato non è stato così. In questa impegnativa partita, l’Italia ha bisogno di un Sud che giochi un ruolo centrale nel Mediterraneo, non solo per la Economia Blu. Serve quindi che governo nazionale, governance locale e tessuto imprenditoriale si incontrino per una programmazione a più stadi: ammodernare la rete portuale, incoraggiare il capitale privato ad investire, sburocratizzare le procedure».
C’è ancora troppa timidezza sulle Autostrade del Mare, eppure trasportare le persone e le merci non su strada comporterebbe un risparmio di co2 significativo. Che intende fare il suo dicastero per rendere questo progetto realizzabile concretamente al Sud e in che tempi?
«Chiarisco che i trasporti, anche via mare, sono nella competenza del ministero dei Trasporti. Purtroppo, da noi fa ancora fatica a far passare il messaggio che movimentare persone e merci via mare costa meno, inquina poco e rende meno trafficate e più sicure le strade. Certo, servirebbero più incentivi agli operatori – che il governo continua ad assicurare, pur tra mille ristrettezze finanziarie – ma serve soprattutto una maggiore integrazione nell’intermodalità. Potenziare le Autostrade del mare non significa poter fare del tutto a meno delle ferrovie e del gommato. E questa essenziale integrazione va raggiunta nel tempo e con una rigorosa programmazione alla quale comunque si sta già lavorando».
Quali piani ha previsto per la ricorrente sismicità dell’area flegrea nel napoletano?
«I terremoti non si possono prevedere. Si sa che arriveranno ma non si sa quando. L’unica cosa da fare è la prevenzione. Si sono appena svolte nei Campi Flegrei le prove di evacuazione della popolazione, secondo i Piani di emergenza. I fenomeni nella caldera dei Campi Flegrei restano sotto costante monitoraggio: velocità di sollevamento, sismicità, degassamento. Abbiamo stanziato quasi mezzo miliardo per la messa in sicurezza degli edifici pubblici strategici ricadenti in quel territorio e nominato un commissario, l’ingegnere Soccodato, che si è messo già al lavoro. Con il decreto approvato dopo la scossa sismica di maggio, le persone che sono state costrette a lasciare la casa per le lesioni subìte nell’edificio ricevono il contributo dello Stato per autonoma sistemazione, mentre il governo nazionale ha già destinato le prime risorse per mettere in sicurezza gli immobili sgombrati e consentire nel più breve tempo possibile a tutti di rientrare sotto il proprio tetto. L’altro giorno ho incontrato a Roma i sindaci dei tre Comuni interessati, assieme al capo dipartimento nazionale della Protezione civile, per un utile confronto sulla successiva fase operativa. Mi pare che il governo Meloni stia dedicando a quel fragile territorio ogni necessaria attenzione».
Il rischio di frequenti dissesti idrogeologici è costantemente presente in molte aree del Paese, eppure non riescono il più delle volte a spendere presto e bene i fondi disponibili a cominciare da quelli del Pnrr. Perchénon mette in atto i suoi poteri sostitutivi?
«Oltre il 94% del nostro territorio nazionale è soggetto ad alluvioni e frane. Quindi l’obiettivo è pianificare e prevenire, più che intervenire per ricostruire. Abbiamo ereditato un quadro normativo assai disordinato in materia, che stiamo man mano tentando di semplificare. Non sempre sono i soldi che mancano nei territori ma la capacità di trasformare gli obiettivi in cantieri. Un nostro recente decreto legge stabilisce finalmente di regolare la programmazione con criteri omogenei, disciplinare il monitoraggio e revocare le risorse non impegnate, assegnandole ad una idonea istituzione statale, da destinare sempre alla medesima regione».
Cosa prevede la legge recentemente varata dal governo che ha istituito un’Agenzia per la subacquea?
«Intanto mi lasci dire che è un bel risultato per l’Italia, dopo il dominio dello spazio, dare una regolazione anche a quello subacqueo. Il disegno di legge che ho voluto fortemente, già votato dal governo tre settimane fa, disciplina le attività, sempre più crescenti, che pubblico e privato svolgono dalla superficie del mare ai fondali. Un’esigenza avvertita dalla crescente antropizzazionedella dimensione subacquea, legata a scopi scientifici, economici e militari».