Com’è noto, la normativa europea prevede una forte limitazione agli usi degli ogm (gli organismi geneticamente modificati) nei paesi dell’Unione e quindi anche in Italia. Eppure, in questi giorni di emergenza nazionale, dove tutto il Paese spera d’uscir presto dalla morsa del Coronavirus e dall’incubo delle restrizioni sociali imposte dal Governo Conte, alcuni decreti tecnici starebbero per introdurre queste coltivazioni geneticamente modificate, nonostante non ci sia ancora un’evidenza scientifica che dimostri l’assoluta non pericolosità per l’uomo. Almeno secondo quanto riportato della rivista “il Salvagente” che, nell’articolo del 13 dicembre scorso dal titolo “Teresa Bellanova ci riprova: l’apertura agli ogm nascosta in tre decreti“, lancia l’allarme ed accende i riflettori su un ipotetico blitz che il governo ed il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova starebbero per fare all’insaputa degli italiani.
L’articolo, vergato dal collega Lorenzo Misurata, parla di un «blitz per fa rientrare gli Ogm dalla finestra». Il tono dei diversi comunicati che le associazioni ambientaliste stanno lanciando in queste ore, scrive Misurata, esprime la stessa preoccupazione rispetto a tre proposte di decreto legislativo su sementi e materiale di propagazione (sementi, vite e piante da frutto) in discussione presso le Commissioni Agricoltura di Camera e Senato. Dopo l’allarme di varie realtà del mondo dell’associazionismo, come Greenpeace, Legambiente e Wwf, il Salvagente ha sentito alcuni componenti della commissione che tranquillizzano sulla vicenda: «modificheremo i decreti». Intanto – si legge sempre nell’articolo – a giudicare dalle bozze dei decreti depositati in commissione dal Ministero delle politiche agricole, la vecchia apertura agli Ogm del ministro Teresa Bellanova, poi ritrattata in seguito alle critiche, sembra non essere del tutto tramontata. Secondo il Salvagente, i punti sarebbero molto tecnici e riguarderebbero «materiali di moltiplicazione della vite e sugli innesti di piante ortive e da frutto in cui si normano i modi per produrre e commercializzare le varietà ottenute con la tecnica di ricombinazione genetica (NBT) che la Corte di Giustizia Ue equipara ai tradizionali ogm».
Secondo le associazioni ambientaliste come Cambia la Terra, coalizione che raccoglie FerderBio, Legambiente, Lipu, ISDE – Medici per l’Ambiente e WWF, il timore è che con norme specifiche si consenta e si superi quanto previsto dal quadro giuridico generale che, per l’Italia, vieta su tutto il territorio nazionale la coltivazione di piante geneticamente modificate, nonché la sperimentazione in campo aperto. «I decreti in discussione alla Commissioni Agricoltura, con un colpo di mano, – scrivono dalla coalizione – darebbero il via libera di fatto alla presenza di materiale geneticamente modificato in tutti i campi italiani».
Il rischio concreto è che vogliano imporre a colpi di legge – e senza un reale dibattito nel Paese ed un serio piano di sviluppo agricolo – dei cambiamenti che inciderebbero profondamente sulla natura dell’agricoltura del nostro Paese, andando a soppiantare delle coltivazioni specializzate e di qualità (che sono da sempre un vanto per l’Italia) con altre più commerciali e geneticamente modificate che tanto piacciono alla grande distribuzione alimentare. Il processo deve allarmare per i modi con cui viene portato avanti e per i suoi contenuti, visto la potenziale pericolosità dei prodotti ogm e di quelli assimilati. Molte associazione stanno chiedendo il ritiro del testo dai decreti, forse sarebbe meglio ascoltarli. Baipassare il divieto di coltivazione degli ogm in piena emergenza nazionale, in totale silenzio e, per giunta, con un governo non votato da nessuno è una pratica al quanto azzardata e poco ortodossa per una democrazia compiuta come l’Italia e per degli esponenti politici che si autodefiniscono democratici.