Lo Stato della California ha vietato il canto in tutti i servizi religiosi al chiuso, anche con mascherine, secondo le nuove linee guida emesse dal Dipartimento della sanità pubblica per controllare la diffusione del coronavirus.
Le nuove linee guida affermano:
Anche con il distanziamento fisico, la convocazione in un contesto congregazionale di più famiglie diverse per praticare una fede personale comporta un rischio relativamente più elevato di trasmissione diffusa del virus COVID-19 e può comportare un aumento dei tassi di infezione, ricovero e morte, soprattutto tra le popolazioni più vulnerabili. In particolare, attività come il canto annullano la riduzione del rischio ottenuta attraverso sei metri di distanza fisica.
* I luoghi di culto devono pertanto interrompere le attività di canto e limitare la frequenza al coperto al 25% della capacità di costruzione o ad un massimo di 100 partecipanti, a seconda di quale dei due sia inferiore. Gli ufficiali sanitari locali sono invitati a prendere in considerazione le opportune limitazioni delle capacità di presenza all’aperto, tenendo conto degli indicatori sanitari chiave COVID-19 della loro giurisdizione. Come minimo, la presenza all’aperto dovrebbe essere limitata naturalmente attraverso l’implementazione di rigide misure di allontanamento fisico di un minimo di sei piedi tra i partecipanti provenienti da famiglie diverse, oltre ad altri protocolli pertinenti all’interno di questo documento.
La California aveva iniziato a riaprire i luoghi di culto alcune settimane fa, poiché lo stato era riuscito a rallentare la diffusione della malattia. Ma un’ondata di casi dall’inizio di giugno – in coincidenza con l’eruzione delle proteste di Black Lives Matter – ha portato lo stato a ripristinare molte restrizioni.
All’inizio di giugno, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto un appello di una chiesa californiana che aveva contestato le linee guida del Governatore Gavin Newsom che limitavano la partecipazione della chiesa al 25% della capacità.