Kamala Harris raccoglie 200 milioni, ma non sfonda

Ad una settimana dall’uscita dalla corsa per la casa bianca di Joe Biden, il videomessaggio alla Nazione, Kamala Harris nuovo idolo del mainstream che non convince e le prossime scelte per la vicepresidenza in campo democratico. 

Arriva Kamala Harris con il placet degli Obama e di Hollywood

Kamala Harris che ha ricevuto l’endorsement più importante in casa DEM ovvero il sostegno da parte dell’ex Presidente Obama e consorte, a cui si è accodato gran parte del roboante star system hollywoodiano con la cantante Beyoncé in testa, che ha acconsentito all’utilizzo del suo brano “Freedom” dall’album Lemonade per la prima uscita della Harris nella veste di candidata alla Casa Bianca.
La reazione del mondo reale però è ben diversa, Kamala Harris rimane uno dei vicepresidenti meno amati della storia recente, secondo uno degli ultimi sondaggi disponibili il 59% degli intervistati disapprova il suo operato nel corso di questi quattro anni.

Una gestione fallimentare dell’immigrazione, ma non solo

Uno dei punti sui quali viene maggiormente criticata la Harris è la gestione della crisi migratoria per cui fu nominata dallo stesso Biden come Border Czar, ovvero l’incaricata del Presidente per la gestione della crisi migratoria, oltre a non aver mai visitato il confine sud con il Messico, i risultati sono tutt’altro che incoraggianti: i dati forniti dall’U.S. Customs  and Border Protection registrano più di 8 milioni di ingressi da parte di immigrati illegali nei quasi 4 anni di amministrazione Biden – Harris. 

Sotto la lente d’ingrandimento anche il suo passato da Procuratrice generale della California, l’appoggio a diversi movimenti per de finanziare i dipartimenti di polizia, non solo: secondo GovTrack, piattaforma che analizza le politiche sostenute dai diversi Rappresentanti e Senato, Kamala Harris risulta essere il Senatore più liberal del Congresso. Quest’ultimo aspetto può sicuramente influenzare le scelte di voto di buona parte di quell’elettorato moderato che non si sente rappresentato da Trump, ma che neanche vuole votare per politiche considerate troppo di sinistra, fondamentale su chi ricadrà la scelta di Harris a completamento del ticket per la corsa alla Casa Bianca. 

Secondo quanto riportato da Politico, le donazioni per la campagna elettorale di Harris sono molto positive: si parla di una raccolta di 200 milioni di dollari in una settimana e 170 mila nuovi volontari, il comitato elettorale di Donald Trump però non si dice preoccupato e parla di un fisiologico balzo in avanti – temporaneo – di un partito rinvigorito intorno a Kamala Harris nella sua nuova veste di frontrunner

Grandi Elettori e il confronto con Trump, ma il dibattito? 

I nuovi sondaggi che vedono analizzare il divario tra Trump ed Harris, vedono l’ex Presidente ancora in testa anche se si riduce la forbice a favore della Vicepresidente. È importante ricordare che il Presidente degli Stati Uniti viene eletto dai Grandi Elettori – il candidato che prende più voti in ogni singolo stato, in una sfida con sistema maggioritario, si vedrà assegnare tutti i grandi elettori previsti per lo Stato, quindi potrebbe verificarsi che un candidato pur raccogliendo in termini numerici il numero maggiore di voti risulti comunque perdente nella sfida per la presidenza. I Grandi Elettori sono 538, per vincere un candidato ha bisogno di conquistarne 270. 

Per i sondaggi attuali, l’ex Presidente Trump in questo momento risulta essere in vantaggio rispetto alla rivale in tutti gli Swing State, ovvero in tutti quelli stati che a differenza degli altri non sono storicamente schierati verso uno dei due partiti, ma che sono terreno di scontro e che possono determinare l’esito della corsa. Mancano 96 giorno all’election day e al momento non è chiaro se ci sarà un dibattito tra i due candidati: verosimile che da parte del team di Donald Trump si attenda l’ufficialità sulla candidatura della Harris, che dovrebbe arrivare tra poco meno di un mese dalla Convention Democratica che stabilirà il ticket in campo DEM. Sicuramente non mancheranno ulteriori colpi di scena, in una campagna elettorale che ne ha già riservati diversi.

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