La Apostolico si dimette: la sinistra incolpa il governo, ma la verità è un’altra

Parlano senza sapere, eppure parlano. Non si sa perché il giudice Apostolico si è dimesso, ma la sinistra, pur non avendo informazioni certe, coglie l’occasione per sbraitare contro il governo. C’è chi parla addirittura di deriva totalitaria, un’accusa grave che in tempi normali dovrebbe essere lanciata quantomeno con qualche prova. Invece niente, un giudice di dimette ed è subito colpa della Meloni.

Iolanda Apostolico è il giudice, mentre si occupava di materia migratoria, fra trattenimenti e protezioni internazionali, scendeva in piazza e si univa ai manifestanti pro-migranti e anti-Salvini, quando il leader della Lega era ministro dell’Interno. Apostolico, negli ultimi mesi, si era fatta riconoscere anche per aver rifiutato di applicare il decreto Cutro del Governo Meloni per quattro clandestini, sostenendo che si tratta di una normativa contraria a quella comunitaria. Una, insomma, che sa come farsi amare dai progressisti.

Accuse garantiste…

Alla notizia delle sue dimissioni, la sinistra non ha esitato a rivolgerle parole di conforto, come se fosse stata vittima di chissà quale tragedia: a L’aria che tira, Elly Schlein inizia con toni moderati, dicendo ad esempio di non conoscere nel concreto “le ragioni per cui s’è dimessa”, anche se sembra avere le idee abbastanza chiare: “Se anche in minima parte fosse dovuto agli attacchi indegni che le sono arrivati dal governo, dalla destra, sarebbe gravissimo”. Poi il tono si inasprisce è la presunta responsabilità del governo diventa, secondo lei, certa: “È gravissimo, siamo di fronte a una maggioranza che non accetta di dover rispondere alle leggi come tutti”.

Nel confronto con le parole pronunciate da Laura Boldrini, però, si può dire che Elly Schlein è stata l’incarnazione del garantismo: “Esprimo la mia solidarietà alla giudice Iolanda Apostolico, fatta bersaglio di una gogna pubblica violenta e feroce al punto da portarla alle dimissioni dalla magistratura, nonostante non abbia raggiunto l’età per la pensione. È stata una vera e propria tempesta mediatica scatenata dal vicepremier Salvini, che in questo non teme confronti. La tempesta è stata alimentata da diversi esponenti di spicco della maggioranza. È vergognoso che alte cariche della Repubblica promuovano campagne d’odio contro altri corpi dello Stato”. Poi, le parole finali: “L’epilogo di questa vicenda emblematico di come le destre attacchino la magistratura per tentare di sottometterla e zittirla”. E ancora: “È così che iniziano le autocrazie, minando l’indipendenza della magistratura. Ci aveva già provato Berlusconi, senza riuscirci. Ora ci provo il governo Meloni”.

La verità è un’altra

Tuttavia ci sono ancora due fatti da analizzare. Sul primo non ci sono certezze e va utilizzato, come giusto che sia, il condizionale, questo sconosciuto nella sinistra del dito sempre puntato: non è che forse la Apostolico nasconde un secondo fine, magari meramente politico? Perché le sue dimissioni, un fulmine a ciel sereno, ricordano e non poco quelle altrettanto improvvise di Lucia Annunziata, per dirne una, dalla Rai: in quel caso si incolpò la censura del governo, salvo poi scoprire alcuni mesi dopo che la giornalista avrebbe fatto parte della delegazione dem al Parlamento europeo. Secondo fatto, questa volta più concreto: Repubblica ha riportato alcune indiscrezioni dopo aver avuto contatti con delle persone vicine ad Apostolico. Queste sostengono che il giudice “è una persona sensibile che già molti anni fa aveva pensato a dimettersi, dopo stress e pressioni fisiologiche dell’ambito penale”. Niente censura, neppure stavolta.

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