Sono la vera potenza economica del mondo, destinati a diventare sempre più egemoni. Riescono a governare quasi un paio di miliardi di persone e lo fanno in un modo talmente “soave” che spesso al resto del mondo sfugge che siano ancora una feroce dittatura. Sanno anche di avere un sacco di “peccati” per cui farsi perdonare, ma potrebbero stringersi nelle spalle, fregandosene meglio e di più di come farebbero altri al posto loro. E invece no, si impegnano, progettano, stupiscono, cercano di non tralasciare nessun dettaglio. Ecco perché i cinesi sono una potenza.
Il più grande spettacolo di giardinaggio del mondo, va in onda in questi giorni a Pechino con lo scopo di dare alla Cina l’ennesimo impulso pubblicitario. Il 29 aprile, tra le celebrazioni del 70° compleanno della Repubblica Popolare cinese, partirà a Pechino una incredibile esposizione di piante e tutto quanto occorre per coltivarle nel modo migliore, comprese le nuove tecnologie e il soft power.
L’area messa a disposizione, recintata e destina alla mostra è l’equivalente di 500 campi di calcio, dunque immensa tanto da far impallidire la mostra dei fiori di Chelsea che vanta 495 ettari. 1000 le varietà solo di fiori cinesi, 100 giardini interni ed esterni ai padiglioni che ospitano espositori di 80 paesi diversi. Gli organizzatori prevedono 16 milioni di visitatori, più del numero di biglietti venduti ai Giochi Olimpici di Londra 2012.
Al centro dell’esposizione si trova il tentacolare padiglione dei padroni di casa, un’enorme cupola semicircolare a forma di ornamento tradizionale cinese. Incorporato in terrazze artificiali sormontate da grano (un riflettore puntato sull’eccellenza del grano coltivato nella Cina settentrionale), ha lo scopo di evocare nostalgia e soggezione. Il tetto raccoglie l’acqua piovana da riciclare. Un cortile sommerso ha lo scopo di ricordare ai visitatori di essere all’interno di una casa tradizionale cinese.
Lo spettacolo orticolo, battezzato dagli organizzatori “l’expo ai piedi della Grande Muraglia”, è il più grande evento internazionale che la Cina abbia tenuto dalle Olimpiadi del 2008. Ci sono voluti più di sei anni di pianificazione e l’immancabile approvazione di alcuni degli alti funzionari del partito senza la quale da queste parti non si scava un buco per terra. Funzionari di partito che hanno però dalla loro una notevole lungimiranza e capacità quando si tratta di attirare l’attenzione del modo intero e di far apprezzare le capacità logistiche di questo popolo operoso.
Ma è più di uno spettacolo di giardinaggio insolitamente lussuoso. È uno dei più ambiziosi progetti di Pechino in materia di soft power, rivolto sia ai propri cittadini che al mondo esterno. “Al governo piace quello che chiamiamo ‘diplomazia di campo’ per mostrare la forza e la prosperità della Cina”, ha detto Zhang Lifan, uno storico indipendente. L’evento, che attraversa l’anniversario di ottobre della fondazione d sotto il partito comunista al potere nel 1949, è un modo compattare il paese proiettando l’immagine di una Cina che rispetta l’ambiente, quando fino ad ora era percepita in modo opposto.
Come il padiglione della Cina, le varie mostre presenti, mirano a stupire con le dimostrazioni dei progressi cinesi nello sviluppo verde. Nel padiglione “Esperienza di vita orticola”, i visitatori potranno vedere la stampa 3D, i robot e la tecnologia orticola introdotti dalla Cina. Una serra di circa 3.000 metri quadrati ospiterà circa 1.000 specie di piante. Una sala delle prestazioni è stata costruita a forma di una farfalla gigante. Un cartellone pubblicitario in uno dei lotti per i visitatori, descrive la mostra come “un esempio eccezionale di civiltà ecologica”.
La Cina ha bisogno di migliorare la sua immagine, la percezione che se ne ha a livello mondiale, e ha capito che una pubblicità in grande stile fatta di eventi encomiabili può essere un notevole veicolo per il raggiungimento dei propri scopi. La guerra commerciale in parte intrapresa da Trump con gli Stati Uniti – ma già in atto anche prima di lui solo i modo più soft – continua a perseguitare Pechino , la cui iniziativa Belt and Road, una campagna per espandere gli investimenti e i legami commerciali cinesi in tutto il mondo, sta affrontando un esame più accurato che mai . Basta considerare il clamore e le discussioni suscitate in Italia dalla “Via della Seta”, vista in parte come una grande possibilità e in parte come un grande pericolo di perdere un’altra cospicua fetta della propria indipendenza economica. Quel poco che ne è rimasta…
Le Nazioni Unite e i gruppi per i diritti umani continuano a criticare la Cina per la detenzione di migliaia di minoranze musulmane nello Xinjiang , l’estremo ovest del paese. All’interno, il governo è alle prese con un’economia più lenta e ha continuato a preoccuparsi della salute pubblica e dell’ambiente. L’esposizione ha perciò la capacità di distrarre da un anno difficile per la leadership cinese, visto che porta con sé il 60° anniversario della rivolta tibetana (marzo 1959) che ha portato all’esilio del Dalai Lama, e il 30° anniversario di Tienanmen (15 aprile al 4 giugno 1989). Storie vecchie, certo, in buona parte superate se non proprio dimenticate ma resta comunque la voglia di un stato esteso come un continente di mostrare a tutti il grande valore della propria gente.