Parla in conferenza stampa, Marcello Foa, poco prima del voto che lo battezzerà nuovo presidente della RAI, e lo fa con la pacatezza – quasi una sorta di timidezza – che lo contraddistingue. “Voi lo sapete”, esordisce, “che in questi mesi difficili anche dal punto di vista personale, ho mantenuto un silenzio istituzionale proprio per rispetto al Parlamento, nei confronti di tutte le persone coinvolte, e questa è la prima volta in cui ho l’occasione di presentarmi, e lo faccio davvero con piacere e trasparenza lieto di rispondere a ogni volta domanda”, dice Foa davanti alla Commissione Parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Sembra quasi si senta in dovere di rassicurare non solo chi gli si oppone, ma anche chi si è già espresso per il voto in suo favore.
Sostiene di essere già abituato a discernere tra le sue opinioni e quello che è il suo ruolo, un ruolo di garante del pluralismo, di garante anche della qualità del giornalismo – e qui non vorremmo essere nei suoi panni, vista la non sempre eccelsa professionalità di chi lo contornerà – . Precisa, Foa, di non aver mai militato in un partito politico né di aver mai preso una tessera di partito, e aggiunge di non aver mai cercato appoggi politici per fare carriera. Si definisce un liberale di cultura antica, della scuola di Indro Montanelli. “I miei sono i valori dell’indipendenza” specifica, “l’onestà intellettuale al servizio al lettore (e qui si riferisce al suo ruolo di giornalista nella carta stampata ndr.). Credo molto nella capacità di riconoscere i propri errori e di correggerli appena se ne è consapevoli.” Si dice poi onorato della nomina a Presidente Rai e racconta di quando è stato contattato e gli è stato proposto l’incarico, e di quanto sia stato complicato per lui – proprio per gli oneri che comporta – decidere di accettare nelle due ore che gli furono concesse per rispondere. Aggiunge: “Il mandato ricevuto dal governo, non è un mandato politico ma professionale. Quello che mi propongo è di far crescere la Rai”, continua, “di promuovere un’informazione corretta, oggettiva, e di sostenere la professionalità e la meritocrazia in maniera concreta e non retorica.” E a riprova cita il caso di Ferruccio de Bortoli. “Quando lasciò il Corriere della Sera,” racconta Foa, “in circostanze non facili, con la clausola che gli impediva di collaborare con altre testate italiane per un anno, non esitai a offrirgli una collaborazione con il Corriere del Ticino“. Conclude poi sostenendo che uno dei suoi scopi sarà quello di promuovere e ampliare la straordinaria missione culturale della Rai, difendendo il pluralismo che poi definisce pilastro della nostra democrazia.
Una buona presentazione, che però non ha pacato l’opposizione già sul piede di guerra da un paio di giorni. Solo poche ore prima dell’elezione di Foa, l’onorevole dem Anzaldi, si lasciava andare ad esternazioni molto pepate attaccando un po’ tutti, dal presidente della Camera Fico a i consiglieri del cda RAI che fanno riferimento al Pd fino ai dipendenti dell’azienda che avrebbero dovuto presentare l’atto contro la nomina del presidente. In particolare sostiene che in molti si dovrebbero vergognare per questa elezione, e al giornalista che gli chiede chi sono e perché, risponde: “Intanto al presidente della Camera Fico: ha tradito in maniera imbarazzante la sua funzione di garante delle istituzioni e di tutto il Parlamento. Non si era mai visto un presidente della Camera che non risponde non dico alla richiesta di bloccare una votazione, ma nemmeno alla richiesta di incontro di un capogruppo! E pensare che per cinque anni ci ha fatto la morale da presidente della Vigilanza: arrivato al potere ha svenduto cinque anni di chiacchiere per una poltrona. È venuto alla Festa dell’Unità a prendere gli applausi e poi non risponde nemmeno a una lettera ufficiale di Delrio. Sconcertante. E qualcuno nel Pd voleva davvero siglare un accordo con lui?”. E’ un fiume in piena, Anzaldi, e continua attaccando anche gli altri che ritiene colpevoli per questa elezione. Parla di un ricorso che ha pronto ma che però lui non può presentare e chiama alle sue responsabilità Rita Borioni, consigliera di vigilanza in quota Pd che secondo lui dopo aver tanto predicato, si è guardata bene dal prendere qualsiasi iniziativa che potesse servire, e racconta anche di Riccardo Laganà, il consigliere in quota ai dipendenti per la prima volta in commissione grazie a una leggina voluta dal Governo Renzi. Evidentemente, ci si aspettava da lui qualche forma di gratitudine. E invece, con grande scorno di Anzaldi, Laganà si è astenuto. “Modello Ponzio Pilato”, lo paragona il dem, e aggiunge: “Usigrai gli ha chiesto conto di questo atteggiamento incomprensibile? E chi si indignava fino all’altro ieri, ora ha finito l’indignazione?”
Ma perché tutta questa furia per l’elezione di Foa? Sempre secondo Anzaldi perché “con questa maggioranza super blindata, senza più neanche uno straccio di presidente di garanzia, il Cda di Salvini, Di Maio e Berlusconi in RAI farà carne di porco del pluralismo, delle competenze, del rispetto delle regole, del rispetto delle professionalità interne. Assisteremo a una stagione che farà impallidire gli editti bulgari, basta vedere le minacce di Casalino ai funzionari del Mef. A quel punto dipendenti e sindacati con chi se la prenderanno? Con loro stessi. E le associazioni, gli intellettuali, i difensori delle regole dove sono? Spariti. Chiunque non avrà fatto di tutto per fermare questa porcata sarà ritenuto corresponsabile”.
E vediamo, dunque, i “responsabili” di questo presunto scempio, per la verità piuttosto soddisfatti per aver raggiunto il quorum dei due terzi previsto dalla legge. Marcello Foa è stato eletto con il voto di 32 componenti la bicamerale su 40. Di questi, 27 hanno votato a favore, 3 sono stati i contrari, più una scheda nulla e una bianca. Il M5s, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno dato il loro parere favorevole. E così il governo giallo-verde ha messo un altro tassello. Sia buona cosa o meno, solo il tempo ce lo potrà dire, ma certo dopo quello che hanno fatto i governi di centrosinistra in tema di lottizzazioni nella precedente legislatura, con tutta la buona volontà, l’elezione di Foa non pare per niente scandalosa.