Caro direttore,
scrivo a lei perché La Voce del Patriota molto spesso dice le cose che penso anche io, e credo che mi possa comprendere. Ho due nipotine deliziose, frequentano una scuola pubblica e si trovano bene. Nella loro zona la presenza di immigrati extracomunitari è piuttosto contenuta, quindi nell’istituto dove sono iscritte alle elementari, di bambini stranieri ce ne sono massimo tre per classe, un numero che non incide sulla didattica e sullo svolgimento dei programmi.
Andrebbe tutto bene se non fosse che da un paio d’anni a questa parte abbiamo notato una stranezza: la “poesia di Natale”, di Natale proprio non è più. Abbiamo cominciato ad accorgercene per caso, e all’inizio nemmeno volevamo crederci. Poi, però, ci siamo dovuti arrendere all’evidenza. Mi spiego meglio.
Giorno di Natale, famiglia schierata a tavola, tovaglia di lino bianco ricamata e, una volta tanto perfettamente stirata, servizio buono della bisnonna – Limoges – che se ti cade un piatto la nonna muore di crepacuore e tu ti devi suicidare, tortellini in brodo della premiatissima Pasta all’uovo Renzo&Lucia, nipotine agghindate di velluto rosso bordeaux e scarpine di vernice nera. In un angolo, sontuoso albero di Natale, nell’angolo opposto presepe con i laghetti fatti con lo specchietto, e pecorelle soffocate dal muschio.
Signore e Signori, è arrivato il momento della Poesia, che vede schierato il parentame tutto sorridente nell’attesa, e le due povere bambine con l’aria agghiacciata pronte a declinare i versi. E lì tu che ti aspetti il vagare di Maria e Giuseppe con bambino al seguito in cerca di riparo, e l’Oste di Cesarea brutto e cattivo che li scaccia, e la povera donna che deve partorire in una grotta, con un bue, un asinello, e un marito trafelato. Ma c’è anche una bellissima stella cometa e l’angelo, e i pastori e il cielo sellato, e la magia di un miracolo meraviglioso che si ripete al di là della religione, e che è solo una grande e intramontabile rappresentazione dell’amore…
Poi, però, le nipotine cominciano a declamare i versi della “poesia di Natale” ti accorgi a mano a mano che vanno avanti, che in quella filastrocca del miracolo, dell’amore, della bontà, e di tutte le cose importanti che contano, non c’è niente. Spariti i pastori e la stella cometa, e soprattutto sparito il bambino Gesù, restano regali da fare e da consegnare, abiti da indossare, e se proprio un bambinello in queste poesie ci deve essere, non è in una stalla, non sa cosa siano il bue e l’asinello, ma è in compagnia di una varia umanità tutta stipata all’interno di un gommone e, appena nato, affoga.
Manca ancora quasi un mese al Natale ma, come tutti gli anni da un po’ in qua, è ricominciata la battaglia contro il presepe, il bambinello, la Madonnina e comunque tutti i simboli religiosi del Natale per “non offendere i migranti” che credono in altro. A parte che non penso che un bimbo pieno d’amore che nasce in una grotta possa offendere qualcuno, comincio ad essere veramente stufa di queste situazioni, di queste maestre che si affrettano a censurare Gesù, di questi buonisti di poco spessore che cancellano anche le tradizionali poesie di Natale, sostituendole magari anche con belle poesie, che però con i valori di questa nostra festa cristiana non c’entrano nulla. E in tutto ciò nemmeno il Papa dice una parola…
Allora, per favore, mi conforti lei…
Lettera firmata (Roma)
Ps. Caro Direttore, in allegato le metto il testo della poesia di Gianni Rodari che lo scorso anno è stata adottata in una terza elementare come “poesia di Natale”. Si chiama “Il mago di Natale”. Ma a lei risulta questo mago? Perché io non lo avevo mai sentito nominare prima…
Il mago di Natale
S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.
In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.
In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.
Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti
La risposta del Direttore.
Carissima, non conoscevo questa poesia, tantomeno il Mago del Natale. Tuttavia sono certo che il Rodari abbia scritto questi versi con intenzioni nobili e un pensiero ai tanti bambini italiani che non potevano permettersi nemmeno un balocco, in linea con l’altra sua poesia intitolata “l’Albero dei poveri” che tocca gli stessi temi. In questo caso, leggendo la sua lettera, credo si rischi un uso distorto di questa poesia se si sceglie di farla recitare, mentre si elimina il “Sacro” che del Natale è l’elemento fondante. Se ai piccoli togliamo la natività, Gesù e ogni elemento della nostra religione gli neghiamo l’essenza stessa del Natale, riducendolo a mero trionfo del consumo. Nessuna offesa ai migranti per carità. Solo rispetto per il nostro Credo, così come immagino che i migranti di diversa fede pretendano uguale rispetto per la loro religione. Il rispetto reciproco è molto meglio dell’annullarsi a vicenda. Le auguro – con un pò di anticipo – un Buon Natale.
UDL