La magistratura fa “tana, libera tutti” con cinque migranti giunti nei giorni scorsi a Porto Empedocle. La questione ruotava intorno alla possibilità di trattenimento dei cinque in attesa della procedura accelerata da svolgersi alla frontiera: il migrante, se proveniente da Paese ritenuto sicuro e se ha presentato domanda di asilo soltanto dopo essere stato beccato a eludere i controlli, quindi a entrare clandestinamente, attende la decisione nei centri specializzati.
Migranti in fuga
Il rischio, infatti, è che i migranti, in attesa della decisione delle autorità, facciano perdere le proprie tracce. La Verità questa mattina racconta la vicenda di Imad Hfaid, tunisino che nell’ottobre del 2022 era stato espulso: ieri è stato arrestato dalla Polizia perché beccato di nuovo in Italia. Aveva raggiunto le nostre coste, nei dintorni di Salerno, sfruttando il “passaggio” di una Ong, imboscandosi tra gli altri clandestini e gettandosi in mare al momento opportuno. Con sé una valigetta, adeguatamente impermeabilizzata, contenente telefoni, carte di credito e contati, prova della premeditazione della fuga, della volontà di rendersi irreperibile all’interno della nostra Nazione. Eppure l’esecutivo aveva persino alleggerito il carico sui clandestini per avvicinarsi alla volontà dei magistrati, abbassando la cifra richiesta per la cauzione e prevedendo la determinazione del trattenimento nei centri “caso per caso”. Ma neppure questo è bastato per evitare che i giudici si oppongano al decreto Piantedosi: per i cinque migranti non è stato disposto nessun trattenimento, sono liberi di muoversi all’interno della nostra Nazione, con il rischio che questi, in attesa della protezione (la cui concessione è tutt’altro che scontata) facciano perdere le tracce dileguandosi in giro per l’Italia e per l’Europa.
Nuovo caso “Apostolico”
È quanto stato disposto dai due gip palermitani, Eleonora Bruno e Sara Marino, che hanno “liberato” cinque tunisini di età compresa tra i 30 e i 40 anni. L’hanno già definito un nuovo caso “Apostolico”, riferendosi alla giudice Iolanda Apostolico che, nel 2023, liberò quattro migranti ignorando le direttive del decreto Cutro e che, andando più a ritroso, nel 2018, protestava contro le decisioni dell’allora ministro dell’Interno Salvini. D’altronde, il Tempo ha denunciato alcuni giorni fa la volontà di diversi magistratidi dirigersi verso i tribunali, come quello di Palermo, impegnati nelle decisioni sulle questione migratorie e sul fermo dei clandestini. Per i due giudici non vi è alcun problema, a quanto pare, se i migranti non abbiano documenti né passaporto, risultando di fatto completamente irreperibili e dunque papabili a far perdere le proprie tracce. “La mancata consegna del passaporto o la mancata prestazione della garanzia rappresentano sì dei presupporti che legittimano l’adozione della misura – si legge nella decisione –, ma non sono da soli sufficienti a giustificarla”. Secondo la decisione dei due magistrati, dunque, il trattenimento deve essere applicato solo come una sorta di ultima spiaggia, l’ultima soluzione possibile, quindi in via del tutto eccezionale: esso, infatti, “può essere applicato solo dopo che tutte le misure non detentive alternative al trattenimento sono state debitamente prese in considerazione”.
Ma la legge è chiara
Ma c’è evidentemente qualcosa che non va. Perché la legge su questo punto è chiaro, si tratta in un certo senso anche di ragionevolezza. Tant’è che i tunisini in questione sono sei, ma a uno di loro è stato convalidato il trattenimento da un altro giudice. Dunque, casi uguali ma sentenze diverse: basta una comune capacità di discernimento per comprendere quale sia la decisione più giusta tra le due, se quella che segue la legge o quella che la evita. Le giudici hanno previsto anche forme di trattenimento diverse da quelle nei centri per i migranti, come il soggiorno in un luogo determinato dove il soggetto deve rendersi reperibile alle autorità. Che è quasi un’utopia, non eliminando quel rischio concreto di fuga dei richiedenti che l’esecutivo vuole combattere ma parte della magistratura, a quanto pare, no.