Quando Giovanni Toti è stato messo agli arresti domiciliari, regime mantenuto finché l’ex governatore ligure non ha rassegnato le sue dimissioni dall’incarico, la sinistra poteva usufruire di un assist vincente per conquistare una Regione in cui il centrodestra è unito e forte, dove vince da anni le elezioni. E invece, l’impreparazione, l’avventatezza, l’improvvisazione e il classico alto tasso di litigiosità tra partiti e all’interno dei partiti stessi, hanno diviso ancora di più il campo largo. E con le elezioni regionali che potrebbero essere ormai alle porte (il Viminale pensa di fissarle per ottobre), la sinistra non ha ancora formato una coalizione e non si è ancora espressa sul nome da presentare agli elettori. Tanto che il candidato in pectore Andrea Orlando è stato costretto ad alzare la voce per farsi sentire a Roma: o mi candidate adesso o me ne vado!
La figura dell’impreparata
“Se entro questa settimana non si chiude sul mio nome, valuterò se ritirare la mia candidatura”: il dem spezzino, già ministro dell’Ambiente, della Giustizia e del Lavoro sotto Letta, Renzi, Gentiloni e Draghi, sembra aver rivolto queste parole alla segreteria del suo partito, e specialmente alla segretaria Elly Schlein, che qualcuno già definisce “inafferrabile”: Elly non c’è, manca all’appello da tempo, non si fa sentire e soprattutto sulla Liguria glissa, non sapendo probabilmente che pesci pigliare. Dunque, Orlando è stato costretto a ricorrere all’ultimatum, alle minacce: sbrigatevi o me ne vado. Orlando sa bene che temporeggiare ancora non fa bene a tutto il centrosinistra perché, come già successo (e ormai gli esempi diventano tanti) in Abruzzo, in Basilicata, in Piemonte, eccetera eccetera…, a fronte di un centrodestra unito e forte su un nome e una strategia, la sinistra invece è costretta sempre a fare la figura dell’impreparata. Anche qui, in Liguria, le cose stanno andando esattamente così: il centrodestra sembra aver preso la sua decisione, con un annuncio atteso a breve, questione di giorni, e un accordo trovato probabilmente sul nome di Ilaria Cavo o sul vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi, mentre a sinistra si glissa.
E il campo largo si divide
Sull’indecisione dem, il campo largo si divide: i Cinque Stelle ne approfittano per mettere i bastoni fra le ruote e preparare un proprio candidato, il senatore Pirondini, mentre Alleanza Verdi Sinistra non vuole avere nulla a che fare con Italia Viva di Matteo Renzi. È il caos, tutto contro tutti e già si rimpiange il tempo perso e il vantaggio che la sinistra aveva ottenuto dalle vicende giudiziarie: Orlando era pronto da maggio, aveva dato in modo ufficioso il suo sì a luglio, ma ancora sta aspettando l’annuncio ufficiale. “La Liguria non la abbiamo in tasca” aveva detto ai suoi, con un avvertimento che ancora non era dotato di quel tono minaccioso a cui invece adesso Orlando è stato costretto a ricorrere. Questo allora è lo stato del campo largo in Liguria, litigioso e diviso come non mai. Non una novità: ogni Regione ha la sua storia e la sua sinistra, il suo campo largo che si colora sempre di colori diversi. Soltanto una cosa è certa: la sua sconfitta.