L’intervista ad Antonio Giordano. La posizione dell’Italia nel nuovo assetto Ue e nel panorama internazionale: “In Europa occorre superare l’individualismo senza perdere l’individualità. Fitto un valore aggiunto”

E sulla prossima presidenza USA afferma: “Europa e Stati Uniti devono stare insieme per contenere Cina e Russia. Non per contenersi a vicenda”

Antonio Giordano, deputato di FdI e Segretario Generale del Partito dei conservatori europei (ECR Party), analizza il nuovo assetto istituzionale in Ue e il panorama internazionale, con una nuova Italia che è oggi formalmente e sostanzialmente al centro della scena. 

È stata da poco confermata la nuova Commissione europea, che ha visto il Ministro Raffaele Fitto come vice presidente esecutivo.

Quale è il suo sentimento rispetto alla nuova squadra della Commissione in generale e del Ministro Fitto in particolare? Pensa che grazie a questo importante incarico potrebbe esserci una ventata di novità positiva per l’Italia d’ora in avanti? 

Come prima cosa, mi aspetto da Raffaele Fitto che prenderà il cento per cento delle decisioni nell’interesse dell’Europa, anche compatibilmente con l’interesse dell’Italia. 

In questo senso dunque Fitto si configura quale valore aggiunto, perché non tutti ragioneranno come fa per lui. Cioè nell’interesse dell’Europa e nell’interesse dell’Italia. Molti ragionano nell’interesse del loro paese, senza dare troppo peso a ciò che accade in Europa. Quasi come se non fosse effettivamente una cosa nostra. Mentre sono convinto che Fitto giocherà per l’Europa e, insieme, per l’Italia. In questo senso lui è la rappresentazione plastica di un cambiamento di bussola della Commissione, che ovviamente non è orientata verso destra, ma che ha sicuramente fatto uno spostamento importante. Considerando anche, tra le altre cose, l’endorsement della von der Leyen stessa, che ha dichiarato apertamente di puntare su Fitto per la risoluzione dei divari territoriali. 

Collegandoci a quest’ultimo punto, dunque, secondo lei la Commissione sarà finalmente in grado di allinearsi con il voto emerso dalle urne di giugno, occasione in cui i cittadini Ue hanno espresso una preferenza per la destra? 

La Commissione oggi rappresenta la dimensione parlamentare. Chiaramente non comprende le ali più a destra della politica europea, ma le rappresenta. Su questo va dato merito anche alla von der Leyen, che è stata in grado di recepire la realpolitik, quindi quella che è l’effettiva situazione e volontà dei cittadini europei. 

E dunque direi proprio di sì, che vi potrà essere un allineamento politico tra Commissione e Parlamento. Anche perché un chiaro segnale di ciò è proprio quello per cui oggi abbiamo un vicepresidente, su sei, che è di destra e che ha un portafoglio e delle aree di responsabilità così vaste, come trasporti, agricoltura, pesca, sfruttamento del mare, coesione. 

È quindi una speranza che potrebbe divenire una realtà. Tornando sul versante interno, in Italia, prima ancora che in altri paesi e in Europa, il popolo nel 2022 aveva accordato la fiducia alla destra in generale e a Giorgia Meloni in particolare. In questo nuovo contesto internazionale quale pensa possa essere il ruolo dell’Italia, considerando il peso che il nostro Paese si sta conquistando sempre di più nei consessi internazionali? 

Sicuramente la figura di Giorgia Meloni oggi è importantissima, perché non sta diventando solo efficace, ma sta assumendo anche una dimensione carismatica. Ormai dappertutto è considerata un modello. Ci chiedono di venire in Italia per capire come funziona. Quindi moltissimo è legato a lei. Ma in realtà l’Italia non sta assumendo una posizione che non c’era. Era semplicemente una posizione che nessuno è stato capace di far conoscere. Meloni è bravissima, ma la sua capacità non è stata quella di tirare fuori il cosiddetto ‘coniglio dal cilindro’, quanto piuttosto quella di chiedere che venisse rispettato il valore dell’Italia nel contesto europeo e anche nel contesto internazionale. 

Spostandoci dunque sul fronte internazionale, vale la pena citare la nuova presidenza Trump che a breve dovrà nuovamente prendere le redini della Sala Ovale. 

Pensa che questo potrebbe davvero cambiare l’assetto geopolitico e i rapporti sta Stati Uniti e Europa? Oppure, viceversa, potrebbe essere una opportunità da cogliere considerato l’allineamento in senso conservatore su diverse tematiche? 

Nel caso di Trump ha vinto ancora una volta il pragmatismo e hanno anche perso le politiche woke, ossia delle politiche buoniste che poi si sono dovute arrendere laddove il tema dell’immigrazione clandestina è diventato ingestibile. In una prima fase sono stati tutti ecumenici, predicando l’accoglienza indiscriminata. Ma quando poi questo ha cominciato a dare risultati negativi, la popolazione ha iniziato a non supportare più molte scelte politiche (dell’amministrazione Biden ndr), e i democratici sono crollati. 

Ecco, queste cose qui sono alcun delle cose che hanno determinato la sconfitta della candidata progressista Kamala Harris e la vittoria di Donald Trump. Poi, in generale, va detto che Trump è un pragmatico e come tutti i pragmatici è anche un grande negoziatore. Nel senso che sa benissimo che va fatto tutto il possibile per ottenere dei risultati, ma poi quando quei risultati non si configurano, è anche capace di accettare una soluzione realistica e realizzabile. E quindi penso che sotto questo punto di vista, anche e soprattutto nei rapporti con l’Europa, sarà un grande vantaggio. D’altronde per noi in Ue il nemico comune è la Cina e alcuni comportamenti di alcuni mercati emergenti. Non sono gli Stati Uniti. E d’altro canto il nemico degli Stati Uniti non è di certo l’Europa. Anzi, Europa e Usa devono stare insieme per contenere la Russia. Non per contenersi a vicenda. 

In conclusione, in prospettiva, quali possono essere concretamente i risultati che l’Europa può raggiungere prossimi cinque anni? E in questo senso quale è il peso che potrebbe avere la vicepresidenza italiana della Commissione e dei conservatori d’Europa in generale?

Il peso della vicepresidenza italiana deve essere quello di far capire sempre di più quanto valgono gli italiani e anche quanto valgono i conservatori. Sono convinto che Fitto lavorerà strenuamente per ottenere i massimi risultati possibili nel suo spazio, nonché, dal momento che partecipa alla cabina di regia europea, a cercare di contenere con il suo stile pacato eventuali esagerazioni che dovessero crearsi dalle altre parti. 

L’Europa mi chiede cosa può fare. Ebbene, l’Europa ha tante cose da fare. In primis, superare l’individualismo, senza perdere l’individualità. Noi siamo una macro-nazione, piena di storia e di cultura. Non dobbiamo perdere la nostra storia e la nostra cultura. Però dobbiamo mettere insieme tutte le nostre intelligenze per trovare il punto di interesse, che sappiamo essere, per esempio, la difesa comune, ma anche la sanità. Abbiamo poi la necessità di costruire una evoluzione informatica che non può più limitarsi a quella dei singoli Stati per attuare una efficace cybersecurity. La verità è dunque che da soli siamo troppo piccoli. Ma va ricordato sempre che unirsi non vuol dire annullarsi. 

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Leggi anche

Articoli correlati