Javier Milei, l’uomo eletto presidente dell’Argentina, farà di tutto per realizzare la rivoluzione libertaria nel Paese sudamericano. Ha convinto i suoi elettori e da outsider ha sbaragliato, uno a uno, tutti i suoi avversari. Milei è un eretico, uno che non ha problemi a dichiararsi pazzo. Non a caso i suoi lo hanno ribattezzato “el loco”. È scapigliato, maneggia con destrezza la motosega quando si tratta di radere al suolo la spesa pubblica e ha messo tutto se stesso al servizio della libertà. Cita nei suoi discorsi Ayn Rand e Friedrich von Hayek. Quei pensatori che hanno influenzato la frontiera filosofica dell’individualismo. Strizza un occhio in economia ai Chicago boys e si definisce anarcocapitalista.
Ma da dove viene Milei? Non viene dal nulla. Appartiene a quel substrato culturale che, può piacere o meno, va contro tutte le teorie globaliste. Quel modo di leggere la realtà che rischia di schiacciare la civiltà occidentale. È un libertario, un universalista se mai, nel senso che riconosce quei diritti individuali base dell’Occidente e che la globalità ha dimenticato. Le anime belle della sinistra e le loro battaglie (terzomondismo, woke, cancel culture, transfemminismo, movimento lgbtq e via discorrendo) se ne faranno una ragione. Per i soliti odiatori Milei sarebbe un fascista. Tesi che non regge se si legge il suo programma elettorale. È piuttosto un politico antisistema che può essere paragonato a Donald Trump e Jair Bolsonaro. È riuscito a capitalizzare il voto di protesta e il malcontento verso gli ultimi due governi che hanno dilapidato l’economia argentina. Milei è nato in una famiglia umile: padre autista di autobus e madre casalinga. È di origine italiana e cresciuto nel quartiere di Villa Devoto, dove ha completato gli studi secondari presso la Scuola Cardenal Copello. In seguito si è trasferito con la famiglia nella città di Sàenz Pena, nella provincia di Buenos Aires. Laureato in Economia presso l’Università di Belgrano, ha conseguito due master presso l’Istituto per lo Sviluppo Economico e Sociale (Ides) e l’Università Torcuato di Tella. Nella tarda adolescenza, dal 1987 al 1989, è stato portiere dei Chacarita Juniors nelle divisioni inferiori, oltre ad aver cantato nella band “Everest”, in cui ha suonato soprattutto pezzi dei Rolling Stones. Dopo essere stato capo economista presso diversi enti pubblici governativi nazionali e internazionali, nonché per il gruppo bancario Hsbc, è diventato membro del B20, il Gruppo di politica economica della Camera di Commercio Internazionale, e del Forum Economico Mondiale. Per Milei non è impossibile valutare la legalizzazione delle droghe leggere o del lavoro sessuale, tutto purché a pagare non sia lo Stato. Ed ecco che si aggiunge anche l’impegno ad abbassare le tasse, privatizzare industrie e scuole, trasformare la sanità pubblica in un sistema assicurativo e tagliare le spese federali. Un’agenda ambiziosa che lascia dubbiosi anche molti conservatori.