Come molti di voi, posso dire di aver conosciuto il mondo prima che impazzisse. Se vent’anni fa qualcuno ci avesse prospettato un futuro in cui avremmo dovuto difendere principi oggettivi come l’esistenza di due sessi o la centralità della famiglia, probabilmente avremmo riso. O, se vent’anni fa, ci avessero detto che nel 2024 le piazze delle nostre città sarebbero state piene di manifestanti pro-Hamas, non ci avremmo creduto.
Ancora, se vent’anni fa qualcuno ci avesse parlato di un futuro in cui molte università occidentali avrebbero lavorato per cancellare gran parte della cultura occidentale, avremmo pensato si trattasse delle farneticazioni di uno squilibrato, roba da far impallidire perfino George Orwell.
Eppure, eccoci qua. Alla vigilia dei due appuntamenti elettorali più decisivi della storia moderna – le Elezioni Europee dell’8 e 9 giugno e le Presidenziali Americane del 5 novembre – occorre riflettere su come siamo arrivati a questo punto.
Semplificando al massimo, possiamo dire che eravamo nel bel mezzo di una rivoluzione senza rendercene conto o, peggio ancora, sottovalutandola. Insieme ai nostri dati abbiamo consegnato, senza battere ciglio, ogni aspetto della nostra vita a multinazionali straniere. Prima abbiamo accettato di essere sempre più controllati e poi, con la pandemia, abbiamo tollerato limitazioni della libertà degne del regime comunista cinese. Contemporaneamente, abbiamo subìto in colpevole silenzio la dittatura del pensiero unico.
Se negano fatti oggettivi, denigrano valori millenari in cui si riconosce oltre il 95% di noi occidentali e pretendono di inculcare la loro ideologia ai nostri bambini, questa non è una semplice diversità di vedute, non è «preferisco la Juventus, l’Inter o la Roma», ma l’atteggiamento totalitario di chi ti tratta come un essere non umano. Gli esseri umani, i cittadini liberi, hanno il diritto di esprimere il proprio pensiero. Gli schiavi devono stare zitti. Questa è la differenza.
Questi sono diritti che distinguono il cittadino di una Nazione democratica come l’Italia dallo schiavo di una dittatura. «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»: non lo dico io, è scritto nell’Articolo 21 della nostra Costituzione. Quindi, chiunque ti tratti come uno schiavo ti considera meno che umano, sapendo di poterlo fare perché chiunque osi dissentire viene immediatamente umiliato ed emarginato.
Se qualcuno mi dice: «ho il diritto di convincere i tuoi bambini che possono operarsi per cambiare sesso anche senza il tuo consenso» avrò il diritto di oppormi, oppure no? E se dico che non condivido l’ideologia gender, cosa succede? Lo vediamo tutti i giorni. La sinistra diventa sempre più aggressiva. Ti etichettano subito come fascista, retrogrado e omofobo. Il loro scopo e l’atteggiamento con cui lo raggiungono sono totalitari. Punto. Non può esserci confronto. Non ammettono dibattito. Lo dicono esplicitamente.
Oggi in Italia ci si batte più per il diritto di abortire che per quello di mettere i nostri giovani nelle condizioni di tornare fare figli. Molti di quelli che magnificano l’aborto (ovvero la soppressione di una vita nel grembo materno) in nome della difesa delle donne, reclamano il “diritto” di mettere le donne meno abbienti nella condizione di vendere il figlio strappandolo dalle loro braccia pochi istanti dopo che l’hanno partorito.
La difesa dei nostri valori e delle radici giudaico-cristiane alla base della Civiltà Occidentale è la battaglia che determinerà l’esito di tutte le grandi questioni del nostro tempo: dalle eco-follie che stanno mettendo in ginocchio le nostre aziende per favorire le multinazionali cinesi, alla costruzione di un’Europa autosufficiente in termini di difesa, sicura e libera da condizionamenti. Dall’immigrazione come fenomeno da gestire e non da subire, fino alla riaffermazione orgogliosa di identità e tradizione come argine all’omologazione al pensiero unico e all’islamizzazione.
Bisogna dirlo a chiare lettere: chi vota la sinistra, vota per la distruzione della nostra Civiltà, per la cancellazione della nostra storia e per la demolizione delle nostre libertà in nome del totalitarismo woke che sta trascinando l’America e gran parte dell’Europa in un tragico, quanto rapido declino.
L’8 e il 9 giugno avremo l’occasione storica per ribellarci e fermare questa folle deriva, quantomeno nel nostro caro, Vecchio Continente: motivo per cui è necessario mobilitare quante più persone possibile, perché votando Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia nessuno potrà più farci sentire in difetto se siamo orgogliosamente mamme o papà, crediamo in Dio, amiamo la Patria e difendiamo la Famiglia.