Migranti in calo anche d’estate: il nuovo Patto europeo può favorire l’Italia

Sono ormai lontani i tempi in cui progressisti, benpensanti e gufi vari preannunciavano un aumento drastico degli sbarchi con l’arrivo della bella stagione. Per loro, le temperature più miti e il mare più calmo creavano le condizioni migliori per gli scafisti, per fronteggiare la traversata di un Mediterraneo senza particolari problemi. E in parte avevano ragione, perché le tesi sono giuste: negli ultimi anni, il periodo compreso tra la primavera e l’autunno era il prediletto per sbarcare in Europa, i dati lo confermano. E si aggiunga pure una forte concorrenza tra le varie schiere di contrabbandieri, che si facevano la guerra a colpi di sconti e di prezziari quanti più vantaggiosi. Non sottovalutando neppure l’inasprimento di guerre civili e di conflitti interni agli Stati nord-africani, sub-sahariani e del Sahel. Insomma, per i sinistri anti-italiani era un gioco da ragazzi profetizzare su una presunta orribile tenuta del Governo Meloni nei confronti di un nuovo aumento degli sbarchi.

Smentiti come sempre

E invece, come sempre ma mai come stavolta, sono stati smentiti dai fatti: dall’ultimo cruscotto giornaliero messo a disposizione dal Ministero dell’Interno, che fornisce quotidianamente i dati, gli sbarchi da inizio anno al 9 agosto ammontano a 35mila, in netto calo, stimabile intorno al 65%, rispetto al 2023, anno in cui si ebbe una forte impennata nella stagione estiva. Poi però entrò in funzione, a pieno ritmo, il meccanismo ideato, creato e oliato dal governo di centrodestra e dalle posizioni di Giorgia Meloni, che fu chiara sin dalla sua ascesa a Palazzo Chigi: i migranti vanno bloccati prima che partano, e non vanno meramente ridistribuiti dai Paesi membri dell’Unione europea. E per fare ciò, bisogna incentivarli a restare nelle proprie terre natie e a costruire lì il proprio futuro. Obiettivo, questo, del Piano Mattei, che già fa sentire chiaramente i suoi effetti: sono scomparsi, tra i Paesi con un maggior numero di sbarcati di quest’anno, molti di quegli Stati con cui il governo italiano ha siglato accordi e ha pattuito interventi. Non ultimo, l’impegno per il contrasto dei trafficanti di esseri umani, perché l’Europa, come spesso spiegato da Giorgia Meloni, non può essere succube delle mafie, fino a pochi mesi fa i veri decisori di chi entra o meno nel continente.

Il nuovo Patto

Se gli accordi stipulati dall’Italia, tramite l’Unione europea, con i Paesi nord-africani vanno proprio in questa direzione, è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione il nuovo patto comunitario sui migranti e sull’asilo, che mira a una maggiore solidarietà tra i vari Paesi membri nella gestione degli arrivi. Al suo interno, è stato pattuito per ogni Stato il numero massimo di domande di ammissione da esaminare. Oltre questo, ogni altro Paese membro dovrà aiutare lo Stato esaminatore, accogliendo migranti o fornendo 20mila per extracomunitario rifiutato. All’Italia spetta la quota più alta di domande da esaminare, circa il 26% del totale, contro percentuali assai più basse per il resto dei Paesi. Ma se, probabilmente, è stato utilizzato un criterio poco equo in questo senso, in realtà si tratta comunque di un numero più basso delle domande di asilo che ogni anno la nostra Nazione si ritrova a esaminare. C’è dunque speranza che anche il Patto stipulato a Bruxelles possa migliorare la gestione dei migranti e la solidarietà tra i vari Paesi membri. Alla ricerca di quel dialogo, di quella cooperazione su cui si fonda l’operato del Governo Meloni.

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