Un tavolo di interventi ricchissimo e di alte competenze, insieme ad una numerosa partecipazione, dimostrano che il tema dell’islamizzazione d’Europa è tanto sentito quanto profondamente lacunoso. Per questo il ‘primo Rapporto sull’islamizzazione d’Europa’ a cura di Fare Futuro e dell’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia “è di per sé ‘rivoluzionario’, proprio perché colma una lacuna non più giustificabile a fronte della portata dell’espansionismo islamico nel nostro Continente, come se ci fosse davvero una sorta di sottomissione culturale, tanto più pericolosa di quella reale, soprattutto nella società virtuale in cui predomina l’apparenza”, spiega Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e Presidente di Fare Futuro, circa l’importanza di un documento unico nel suo genere.
E tra tutti i dati riportati nel Rapporto, basati sullo studio dell’attuale andamento demografico e migratorio in Italia, uno in particolare balza più agli occhi di tutti: quello che annuncia la probabilità che nel 2100 i musulmani potrebbero costituire la metà della popolazione italiana.
Una delle tante previsioni contenute nel Rapporto, che fa riflettere sulle conseguenze del flusso migratorio islamico nella struttura della popolazione europea.
“Con questo Rapporto diciamo a scienziati, ricercatori, studiosi, economisti, politici e a chi può agire, che è il momento di agire insieme, con responsabilità, serietà, continuità, unità europea. Mentre riguardo all’approccio futuro dell’Europa sul tema delle migrazioni, questa deve dare risposte concrete e sicuramente unitarie, perché soltanto un’Europa unita può fronteggiare con la massima responsabilità il fenomeno ‘biblico’ dell’immigrazione. E su questo Fratelli d’Italia nel Parlamento italiano lavorerà per garantire che la politica dei porti chiusi – necessaria non solo al controllo del fenomeno migratorio ma anche per fronteggiare e sconfiggere i trafficanti di morte e di uomini – non venga meno col nuovo governo Conte bis”.
”Il rischio di una sostituzione etnica in una realtà in cui il mondo islamico si esprime attraverso cinque figli per coppia al netto della poligamia e quello italiano rappresentato da un figlio per coppia non può non farci riflettere sul futuro della nostra Nazione, della nostra identità e del nostro modo di vivere” rileva lo psichiatra, criminologo e scrittore Alessandro Meluzzi, tra i curatori del Rapporto.
Ma non si fa riferimento soltanto a tendenze demografiche e fenomeni migratori nel Rapporto, bensì “contiene anche un’indagine demoscopica su come gli italiani vivono il problema e sulle indicazioni che danno, di un’integrazione regolata secondo le nostre leggi”.
“Lo presentiamo non a caso l’11 settembre. L’attentato alle Torri Gemelle nel 2001 ha segnato l’inizio di un periodo in cui il confronto e lo scontro fra le civiltà è in atto. Le frontiere di questo scontro purtroppo sono il Mediterraneo, i Balcani, l’Italia e l’Europa. Noi vogliamo dare un allarme, un segnale e anche delle soluzioni. Proponiamo un’integrazione secondo le nostre regole”, rileva il senatore Adolfo Urso; il quale inoltre evidenzia come tra gli elementi più a rischio si debba anoverare “il basso tasso di natalità dell’Italia e dell’Europa a fronte della bomba demografica che invece muove soprattutto e non solo dai paesi islamici, e alcuni teorizzano che la bomba demografica possa rappresentare l’elemento per la conquista dell’Europa”.
“L’islamizzazione dell’Europa è un rischio e una sfida, soprattutto culturale, certamente anche demografica, politica, sociale ed economica. Gli italiani desiderano che sia introdotto uno speciale reato per chi predica odio tra le religioni e giustifica gli atti di terrorismo, così come chiedono che sia reso obbligatorio che le prediche nelle moschee avvengano in italiano, in modo che possano essere capite’. Il dato che emerge inoltre dallo studio è che ‘aumenta la contrarietà allo ‘ius soli’, ed è forte la richiesta che gli immigrati facciano un corso di lingua italiana e di educazione civica prima di essere integrati, mentre appare ancora minoritaria la proposta di gestire le quote dei migranti in favore dei cattolici, discriminando gli Islamici”, conclude Urso.
Concetto espresso convintamente anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, autrice della prefazione del documento, e ribadito dal senatore di FdI, Giovanbattista Fazzolari: “I numeri ci dicono chiaramente che l’Europa potrebbe aver bisogno di una quota di immigrazione, a causa di un calo demografico che viene dato come ineluttabile ed irreversibile. Ma se l’Italia ha bisogno di immigrazione, perchè non favorire quella di chi ha le nostre origini? L’esempio più banale è il caso del Venezuela: più di 20 milioni di abitanti di cui due milioni sono italiani che vivono nel caos e in tanti soffrono la fame per il regime comunista di Maduro: perchè non prediligere quel tipo di immigrazione, e più in generale, quella proveniente da stati che hanno dimostrato di non creare problemi di integrazione e sicurezza?”
Un problema, quello della sicurezza, che per la senatrice di Fratelli d’Italia Isabella Rauti, necessita di intervento urgente nel nostro Paese “perchè oltre al difetto di percezione dei rischi dell’integralismo islamico, mancano anche gli strumenti normativi per contrastarlo: dalla carenza di percorsi strutturati e articolati per i processi di de-radicalizzazione, all’assenza di una legge – che Fratelli d’Italia ha proposto – che introduca il reato di integralismo islamico, per punire i predicatori d’odio, chi lo finanzia e chi sostiene atti che possono mettere a rischio la sicurezza pubblica”.
Anche perché, in tutto questo scenario non bisogna perdere di vista la questione centrale del fenomeno: “E’ assolutamente utopistico immaginare un Islam europeo, calato nella cultura occidentale e compatibile con essa” rileva Mario Ciampi, docente di Politiche pubbliche alla Link campus university e segretario generale di ‘FareFuturo’. “Ove mai – continua Ciampi – fosse possibile una progressiva inculturazione dell’Islam nella civiltà europea, ci penserebbero gli islamisti a organizzare ondate di predicazione d’odio anti-occidentale, come hanno fatto negli ultimi anni. E a spiegare che i musulmani devono vendicarsi delle offese dei ‘crociati’, anche con la violenza e il terrore, maneggiando la storia a fini propagandistici. Il risultato è che in molte città europee sono sorte delle ‘no-go zones’, terreno fertile per il reclutamento dei terroristi. In pratica, dei territori ostili nel bel mezzo delle nostre città”.