Non si balla sulle tombe: lo dice anche, in via definitiva, la Corte di Cassazione, che con un pronunciamento di queste ore ha messo fine all’iter giudiziario di una vicenda iniziata qualche anno fa. Era infatti il 10 aprile 2017 quando venne pubblicato in rete un video che immortalava il rapper di origini ghanesi Justin Owusu mentre si esibiva cantando e ballando sui gradoni del cimitero monumentale di Redipuglia. La registrazione, effettuata con la collaborazione di un altro rapper, Mattia Antonio Piras, destò fin da subito indignazione e polemiche perché il luogo scelto per l’esibizione (o presunta tale) ospita il riposo eterno di oltre centomila soldati italiani, che offrirono la loro vita alla Patria durante la Grande Guerra.
Il Sacrario di Redipuglia, in Friuli-Venezia Giulia, è dunque un luogo sacro. E in quanto tale deve essere rispettato. Non lo hanno fatto i due rapper e proprio per questo sono stati denunciati alla magistratura per “vilipendio delle tombe”, reato previsto dall’articolo 408 del Codice penale.
I primi due gradi del processo si erano conclusi con la condanna ad 8 mesi per Owusu e a 6 per Piras, emessa dal tribunale di Gorizia (2020) e confermata dalla corte di appello di Trieste (2023). La difesa aveva tentato di far passare l’esibizione come una forma d’arte priva di intenti denigratori nei confronti dei caduti e aveva addirittura ipotizzato intenti razzisti nel perseguire Owusu: “se fosse stato un rapper bianco, nessuno avrebbe mosso un dito. Invece è un cittadino italiano che ha il torto di essere nero. Qui non c’è reato, possiamo definirlo un comportamento inopportuno, non autorizzato, ma senza rilevanza penale. Il vilipendio di tombe si riferisce a danneggiamenti o imbrattamenti” aveva detto, come riferisce Il Piccolo, uno degli avvocati dei due rapper.
I giudici però non hanno accolto queste istanze ed hanno emesso la condanna, che è diventata definititiva nei giorni scorsi dopo la conclusione del terzo grado di giudizio. La Suprema Corte, nella sentenza che il vilipendio “consiste nel ricusare qualsiasi valore etico, sociale o politico all’entità contro cui la manifestazione è diretta, sì da negarle ogni prestigio, rispetto, fiducia”. In questo caso i Caduti sui cui resti i due rapper hanno ballato e cantato. Ed è proprio la “pietas verso i defunti”, sempre secondo la Corte di Cassazione, il bene tutelato e protetto nel caso di specie. Bene, come abbiamo visto, che i due rapper hanno evidentemente offeso.
Molto nette e del tutto condivisibili, le parole di Paola Chiesa, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo del partito di Giorgia Meloni nella commissione Difesa della Camera, che sulla sua pagina social, commentando la sentenza della Cassazione, scrive: “Vittoria!”.