E’ stato il fenomeno di questo Natale, guardato con sospetto e preoccupazione al di là della Manica, perché interessa proprio l’Inghilterra, ed è costituito un gran numero di migranti che proprio in occasione delle feste si è mosso per arrivare nel Regno Unito.
Partono per lo più da Calais, e sembra che si diano parola, come se questo fosse proprio il momento giusto per andare. Dalla vigilia di Natale al 27 dicembre ben 82 migranti su dieci diverse barche hanno tentato di attraversare il braccio di mare che divide la Francia dall’Inghilterra. Ce l’hanno fatta in 71, arrivati nel Regno Unito navigando lungo la trafficata via d’acqua o prelevati nelle acque britanniche da motovedette della guardia di frontiera.
Dall’inizio di novembre, 280 persone, per la maggior parte iraniane, sono state intercettate dalle autorità su entrambi i lati della Manica, 201 rintracciati dagli inglesi e 79 dai francesi. L’aumento di questi spostamenti nel periodo di Natale è stato attribuito a condizioni meteorologiche miti, mari calmi e gruppi di contrabbandieri che cercano di sfruttare il periodo delle vacanze in cui gli agenti in servizio alle frontiere sono in numero minore, a causa dei permessi per le feste. Tutto ciò ha fatto nascere decine di piccoli campi di migranti sia nella zona di Dunkerque che in quella di Calais, anche se qui la polizia francese sta applicando tutte le accortezze possibili per disperdere gli assembramenti, arrivando ad usare anche gas lacrimogeni e in certi casi anche i manganelli.
Da notare che nello scorso mese di luglio, a Calais ci sono stati ben 11 raid della polizia in questi bivacchi improvvisati, secondo quello che riferisce l’organizzazione locale Human Rights Observers e il gruppo francese L’Auberge del Migrantes. In ottobre i raid sono aumentati di sette volte, arrivando a 78. Questo dimostra ampiamente come in tutta la zona l’attività stia crescendo a dismisura, sia per le presenze di stranieri senza permesso che di trafficanti di uomini, che in ognuna di queste situazioni trovano abbondante tornaconto. Ad Arlier, questo mese, sono stati inviati più di 50 agenti per ripulire l’area dagli indesiderati tanto che a un giornalista un immigrato iraniano ha detto: “Ne ho avuto abbastanza, non ho più scelta, devo trovare un passaggio su una barca qualunque per passare dall’altra parte, morire in mare è meglio che vivere qui.”
Da questa estate il numero di iraniani presenti a Calais in cerca di un passaggio nel Regno Unito è cresciuto notevolmente, colpa anche delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti all’Iran. L’economia del paese arabo è ora praticamente bloccata e molti giovani lottano per trovare lavoro malgrado possano spesso vantare un’istruzione superiore. “Voglio solo fare una vita migliore per me e la mia famiglia”, ha detto Araf, un migrante a Calais. “Sono andato all’università ma la situazione politica mi impedisce di fare qualsiasi costa. Ho studiato inglese, storia, politica e voglio venire a lavorare nel regno Unito e contribuire”. Inutile tentare di spiegare a tanti di questi giovani come ormai anche la situazione europea non sia più quel bengodi che loro immaginano, che i posti di lavoro soprattutto di buon livello scarseggiano anche nel Vecchio Continente, e che ci sono almeno ottocento milioni di africani che desidererebbero una vita migliore per loro e per i propri cari, ma che oggi la vera sfida potrebbe essere quella di crearla sul proprio continente che, per altro, offre di base grandi risorse se solo i popoli africani riuscissero a sfruttarle per il proprio futuro.
Comunque, tante altre persone hanno lasciato l’Iran per ragioni anche più complesse e difficili di Araf. Per esempio, Bahador Lorpor è riuscito ad arrivare in Francia con il figlio di due anni, la figlia di sette anni e sua moglie, dopo essere stati perseguitati per la loro fede cristiana. L’uomo richiedendo asilo politico ha riferito che sarebbe stato ucciso se fosse restato in Iran. Ora dice che deve raggiungere il Regno Unito “prima che il confine si chiuda definitivamente”, ha detto, ma appena una settimana fa è stato bloccato dalle autorità francesi mentre si trovava a bordo di una barca rubata con la quale stava cercando di attraversare la Manica, un problema in più per ottenere l’accoglienza in Gran Bretagna.
Dunque, anche negli altri paesi europei l’immigrazione spontanea e clandestina, comincia a dare dei problemi anche se per ora il numero dei migranti che tenta di arrivare nel nord Europa è molto contenuto. Vedremo le loro reazioni quando il fenomeno, inevitabilmente, si farà più intenso. Speriamo solo che il governo giallo-verde dopo essersi rimangiato buona parte delle promesse fatte o comunque averle grandemente ridimensionate, non modifichi troppo anche l’atteggiamento sui migranti, come vorrebbero buona parte dei grillini capitanati da Fico.