Patto di stabilità: l’Italia raggiunge il nuovo accordo, in vigore dal 2024

Nella giornata odierna, l’Italia ha trovato armonia per la nuova ratifica sul patto di stabilità: proprio ieri, il Ministro delle finanze francese, Bruno Le Maire, aveva parlato delle idee tra Francia, Italia e Germania, sul nuovo accordo europeo.

Il Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha espresso la sua approvazione per il nuovo disegno, all’interno di una nota ufficiale di Palazzo Chigi: ”Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, considera importante che sia stato trovato tra i 27 Stati membri della Ue un compromesso di buonsenso per un accordo politico sul nuovo Patto di stabilità e crescita. Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati, il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato. Regole meno rigide e più realistiche di quelle attualmente in vigore, che scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri, che sarebbero stati insostenibili per molti Stati membri. Grazie a un serio e costruttivo approccio al negoziato, l’Italia è riuscita, non solo nel proprio interesse ma in quello dell’intera Unione, a prevedere meccanismi graduali di riduzione del debito e di rientro dagli elevati livelli di deficit del periodo Covid. Inoltre, si terrà conto degli investimenti del PNRR e dei maggiori costi sugli interessi causati dall’innalzamento dei tassi di interesse da parte della Bce e le spese per la difesa saranno considerate separatamente in quanto fattori rilevanti. Sebbene il nuovo Patto contempli dei
meccanismi innovativi volti a tener conto degli effetti di eventi esterni e straordinari nel computo dei parametri numerici da rispettare, rimane il rammarico per la mancata automatica esclusione delle spese in investimenti strategici dall’equilibrio di deficit e debito da rispettare. Una battaglia che l’Italia intende comunque continuare a portare avanti in futuro.“

La misura sarà attiva, a partire dall’anno 2024, mentre il taglio del deficit si aggira tra lo 0,25% e lo 0,4% del prodotto interno lordo.

Secondo quanto riportato dalla nuova intesa, per gli stati che abbiano debito superiore al 90% del PIL, sarà necessaria una riduzione dell’1% durante l’aggiustamento, mentre i paesi con un debito dal 60 al 90%, dovranno ridurlo dello 0,5%.

Inoltre, i paesi UE, dovranno stanziare un cuscinetto fiscale dell’1,5% del PIL, sotto la soglia pattuita del 3%. Per depositare questa scorta, l’ammortamento annuale, dovrebbe equivalere allo 0,4% del PIL, con possibile riduzione allo 0,25%.

I governi degli stati membri, potranno allontanarsi dal sentiero della spesa netta dello 0,3% del PIL annualmente e dello 0,6 cumulativamente nel tempo di rilevamento.

Le nazioni europee, potranno inoltre allungare i tempi di aggiustamento, da 4 a 7 anni, tenendo conto degli investimenti e delle riforme incluse nel PNRR; Per quanto riguarda le trasgressioni degli stati sulle norme del deficit e che di conseguenza saranno obbligati ad assolvere uno sforzo fiscale annuo di mezzo punto di PIL, potranno contare sul fatto che l’aumento dei pagamenti di interesse, sarà escluso dal calcolo dal 2025 al 2027.

Restano i limiti del 3% del PIL sul deficit e del 60% del PIL sul debito.

L’approvazione del patto di stabilità è sommariamente positiva, sebbene – come ha fatto notare il Premier italiano – ci siano ancora degli angoli da smussare, con la fiducia che nel futuro, il bilancio del prossimo accordo sia anche migliore.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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