Tra i molti ostacoli alla pace in Medio Oriente, oltre a chi di solito governa ed incensa le guerre come unica soluzione per le diatribe territoriali, economiche ed etniche, ci sono gli auto-eletti esperti tuttologi della politica internazionale. Il caso ha voluto che stavolta sia stato proprio l’ANPI ad avventurarsi senza cautela alcuna, nella profondità della politica araba: precisamente in quella che coinvolge Israele. Tutto è iniziato con Romano Zippolini, Presidente della sezione di Lucca della suddetta associazione partigiana, il quale ha esternato il suo pensiero sull’attuale situazione nella regione mediorientale: ”Lo stato di Israele ha compiuto, su vasta scala, un ignobile atto terroristico, che costituisce più insensato salto qualitativo compiuto da uno Stato. Ignobile: tanto sul piano tecnologico che su quello giuridico e etico” procedendo con “Un atto terroristico che porterà inevitabilmente, a reazioni crudeli. Anche questo ha messo in conto uno stato terrorista”. Le note del coordinatore toscano, sono state riportate oggi da Il Tempo e a quanto pare non sarebbero le uniche: il Responsabile nazionale, Gianfranco Pagliarulo, avrebbe peraltro appoggiato le idee di Zippolini sulla vicenda.
Non ci vuole certo un luminare per sapere che quanto accaduto in territorio libanese negli ultimi giorni sia preoccupante sotto molti aspetti è un dato di fatto inoppugnabile; Poi che l’ANPI voglia sostituirsi all’ISPI è tutt’altra cosa. Visto che da ieri sembrano aver maturato un’esperienza geopolitica differente rispetto al passato, sarebbe interessante capire come abbiano deciso di gestire le diatribe tra “Pro-pal” e “Brigata ebraica” nell’ambiente rosso, visto che dal 25 Aprile abbiamo avuto modo di notare una spaccatura immensa nel mondo antifascista. Loro che di Israele sono sempre stati amici, tanto che il Presidente della Repubblica Sandro Pertini – in un’altra epoca – si appellò agli “Amici israeliani” per chiedere di trovare un’intesa per far sì che Palestinesi ed Israeliani potessero convivere felici e contenti uno accanto all’altro. Una volta lo Stato ebraico era una conquista di civiltà per le sinistre europee ed italiane nella fattispecie. Adesso tutto vira da un’altra parte: un gigantesco stato confusionale che metterà in difficoltà anche il Partito democratico, da sempre attentissimo alle iniziative dell’ANPI e già frammentato in correnti su tanti punti di vista.
Confusione o estraniamento?
Abbiamo ben compreso che la coesione dista chilometri indecifrabili non solo dalle rappresentanze istituzionali della sinistra, ma anche dai suoi circoli metropolitani. I secondi hanno sviluppato una coscienza tutta loro, divenuta rischiosa per chi da sempre li appoggia e li coccola promettendogli di farne le veci in Parlamento e in qualsiasi altro luogo preposto alle discussioni. Dov’è finito il sentimento comune dell’area progressista contemporanea, quello che culturalmente ha sempre sostenuto “la storia dal basso” e la rivoluzione continua del ‘68? Dev’essere svanito insieme ai propositi di chi nel passare degli anni ha totalmente abbandonato certe posizioni per assumere una postura diversa. A sinistra tutto cambia e si rimescola, mentre le altre strutture di supporto si distaccano dal nucleo, avendo perso la coerenza e la comune identità con la matrice.
Sara Kelany, deputata di FdI e responsabile dell’immigrazione per il partito, ha chiesto una maggiore trasparenza sulle parole proferite dai vertici della Neo-Resistenza, esprimendo anche il proprio parere: ”L’ANPI, dopo aver tentato a gennaio di organizzare una manifestazione pro pal proprio nel giorno della memoria dedicato al ricordo della Shoah, oggi torna ad accusare Israele di terrorismo. Contenuti inaccettabili e di odio nei confronti di Israele e del popolo ebraico, sulle quali continua il silenzio assordante del Partito Democratico. La gravissima deriva antisemita del multiforme universo della sinistra monta sempre più, dalle liste di proscrizione del nuovo partito comunista alle provocazioni dell’ANPI. Quando sentiremo Elly Schlein e il suo partito prendere le distanze da questi deliri che stanno portando in seno alle comunità ebraiche italiane un senso di insicurezza e di disagio nel vivere la propria religione, nelle scuole, nelle università e nei luoghi di culto?”. Il punto è che lo Sciovinismo può mutare forma da un momento all’altro, non esiste un vero e proprio settore da cui questo possa provenire interamente: spesso si parla dell’odio come unica degenerazione appartenente a idee nazionaliste e conservatrici, ma non è affatto così. Lo stesso Benjamin Netanyahu è stato accusato dai manifestanti israeliani, di aver perseguito interessi lontani rispetto al recupero degli ostaggi dopo quanto accaduto il 7 ottobre. Sono in molti ad essere scontenti di quel che sta accadendo a Gaza e nelle zone finitime: di certo l’odio, che sia o meno dislocato a seconda dei paesi e dei continenti, non contribuirà mai positivamente alla fine delle avversità tra le popolazioni.