Provaci ancora, Elly! Le folli proposte del Pd per il contrasto all’immigrazione illegale

Dalle pensioni ai migranti fino al permesso di soggiorno per comprovata integrazione

Le notizie che arrivano dal Nazareno sempre più a bocca aperta.

Stavolta sono le idee dei dem sulla migrazione ad essere al centro dell’attenzione. E, sfortunatamente per noi, non hanno possibilità di fraintendimento.

Il pamphlet presentato il 18 settembre, e ora pubblicato sul sito del Pd, comprende 7 punti principali per affrontare l’emergenza migratoria, anche se paradossalmente sembra più una stoccata finale per far arrivare all’esasperazione tale condizione. Ancora più degna di nota, sebbene poco tenuta in considerazione, è la proposta di legge dello scorso 13 ottobre 2022, relativa a “Modifiche al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, per la promozione del regolare soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea”, dalla quale ha preso spunto il Pd per il suo volantino, all’interno della quale si ritrovano ottimi spunti per rendere l’Italia nientemeno che il Paese dei Balocchi.         
La proposta di legge vedeva tra i firmatari volti noti nel panorama della sinistra italiana: Riccardo Magi, Elly Schlein, Debora Serracchiani, Simona Bonafè, Giovanni Cuperlo, Giuseppe Provenzano, Laura Boldrini e Marco Furfaro.

Vale dunque la pena ricordare alcune delle rivoluzionarie idee proposte lo scorso ottobre e che vengono ri-proposte, a grandi linee, anche nel volantino diffuso dal Partito Democratico.

Seguendo la modifica dell’art.22 quater della proposta di legge, si prevede un “permesso di soggiorno per comprovata integrazione”, in modo da procedere con una “regolarizzazione dei migranti irregolari, compresi i richiedenti asilo ai quali è stata respinta la richiesta di protezione internazionale”. Con buona pace della normativa che regola la disciplina, dentro e fuori l’Italia. Ma la proposta continua, aggiungendo che la regolarizzazione produrrà effetti nei confronti dei migranti “che dimostrino di essere radicati nel territorio e integrati nel tessuto civile, sociale e ordinamentale del nostro Paese, condizione desumibile da elementi quali l’immediata disponibilità al lavoro, il grado di conoscenza della lingua italiana, la frequentazione di corsi di formazione professionale, i legami familiari o altre circostanze di fatto o comportamenti idonei a dimostrare un legame stabile con il territorio nel quale vivono”. Su questo, sono molti i punti interrogativi. A partire dai criteri obiettivi che dovrebbero essere usati per giudicare l’integrazione e il radicamento al territorio del migrante: chi ha il compito di valutarlo? Su quali base oggettive? E quali sono le circostanze di fatto o i comportamenti idonei? Tutto ciò, non è dato sapere.

Proseguiamo, e arriviamo alla concessione del permesso provvisorio anche se l’irregolare si è registrato come disoccupato o se “ha reso l’immediata disponibilità a lavorare”. Anche qui: a chi? Dove? In che modo? Altro buco nero.

Ma c’è di più: lo straniero che non lavora si impegna con un’autocertificazione a rimpatriare. Un tuffo nel mondo del surrealismo, tanto che Dalì e Picasso potrebbero prendere spunto per le loro opere.

Arriviamo al punto più eclatante di tutti (o quasi): “Si prevede che il lavoratore straniero che lasci il territorio nazionale conservi tutti i diritti previdenziali e di sicurezza sociale maturati e possa goderne, al verificarsi della maturazione dei requisiti previsti dalla normativa vigente, anche in deroga al requisito dell’anzianità contributiva minima di venti anni”. Vale a dire, rullo di tamburi, pensione per i migranti. E gli italiani che pagano regolarmente i contributi se ne facciano una ragione. D’altronde, già nel 2015 madame Boldrini annunciava: “Senza immigranti, fra qualche decennio i paesi europei saranno spopolati. I migranti garantiscono pensioni agli italiani”.          

Infine, arriviamo al tema delle elezioni, forse quello più caro alla compagnia di Schlein e co.
Ebbene sì, perché secondo quanto immaginato dalla sinistra: “Allo straniero titolare del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo è riconosciuto l’elettorato attivo e passivo nelle elezioni amministrative e nelle altre elezioni locali, nonché il diritto di partecipare alle consultazioni referendarie indette dagli enti locali”. Ed ecco la svolta: più migranti, più voti. Non fa una piega.

Ancora una volta, la sinistra perde il pelo, ma non il vizio, e continua imperterrita a proporre misure che nulla hanno a che vedere con le attuali esigenze del nostro paese, dell’Europa e financo dell’Africa e degli altri Paesi del Mediterraneo. Giorno dopo giorno, drammaticamente, questa opposizione continua a dimostrare il suo scollamento dalla realtà, promuovendo misure che nulla hanno a che fare con gli interessi nazionali, ma tanto con quelli propagandistico-elettorali. Ancora una volta, insomma, è un buco nell’acqua.        

È proprio il caso di dire: “Provaci ancora, Elly!”

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1 commento

  1. Sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere, perchè tante di quelle proposte da cabaret invece assomigliano a leggi e regolamenti vigenti. Come il trattamento pensionistico degli immigrati già oggi privilegiato rispetto agli italiani, in quanto possono avere indietro i loro contributi in caso di ritorno a casa loro, mentre per gli italiani sono solo tasse a fondo perduto (cari italiani dovreste saperlo: i contributi che versate non sono vostri, nessuno ve li renderà come agli stranieri che tornano a casa).
    O i richiedenti asilo che in attesa di giudizio sulla concessione o meno dell’asilo sono liberi di circolare anche se sono irregolari, ecc.. Presunzione di sentenza positiva verso persone palesemente irregolari.
    E’ il solito delirio di onnipotenza della sinistra.
    Quando arriverà anche per loro, come si diceva quando avevo qualche anno in meno, “una risata che li seppellirà”?

    Con affetto

    Alessandro

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