Roma, FdI in piazza contro l’indottrinamento gender: “Giù le mani dai nostri figli”

No all’obbligo di ideologia gender nei nidi e nelle scuole dell’infanzia. No alla carriera alias, al linguaggio neutro, al pensiero unico imposto dall’alto. Sì alla libertà educativa, al ruolo centrale della famiglia, al pluralismo delle istituzioni. È con parole nette che Fratelli d’Italia Roma è scesa in piazza contro la delibera del Campidoglio che introduce corsi obbligatori sulla “fluidità di genere” e sull’uso del “linguaggio inclusivo” per insegnanti e dipendenti della Pubblica Amministrazione.

“La scuola non è un laboratorio ideologico. Giù le mani dai nostri figli”, è il messaggio che campeggia nei volantini e negli slogan del movimento patriottico, che denuncia con forza la deriva woke dell’amministrazione Gualtieri.

Secondo FdI, la delibera apre la strada a una vera e propria imposizione ideologica a partire dai più piccoli, con l’obbligo di affrontare temi controversi come la fluidità di genere, l’uso del neutro linguistico, la decostruzione dei ruoli familiari tradizionali, fino alla cosiddetta “carriera alias” che consente agli studenti di cambiare nome a scuola senza passare per l’anagrafe.

“Così si mina il sano sviluppo psicologico dei bambini, si confondono le loro certezze affettive, si marginalizza la figura dei genitori, si esautora la famiglia” — denunciano i dirigenti locali del partito.

Nel mirino anche l’obbligatorietà per i dipendenti comunali di frequentare corsi formativi su identità di genere e linguaggio inclusivo. Una misura definita da FdI “totalitaria e divisiva”, perché impone una visione etica e antropologica che non gode di consenso unanime, violando così i principi costituzionali di libertà educativa, neutralità amministrativa e pluralismo democratico.

“Diciamo NO al lavaggio del cervello. Diciamo SÌ alla libertà educativa, alla formazione volontaria e al rispetto del pensiero dei genitori e degli insegnanti”, si legge nel comunicato diffuso durante la manifestazione.

Fratelli d’Italia rilancia infine una battaglia di civiltà: difendere il diritto dei genitori a educare i propri figli secondo i valori della famiglia, del buon senso e della tradizione. Un messaggio chiaro, che da Roma Capitale punta a diventare un modello di resistenza contro la propaganda gender nelle istituzioni.

(Foto: Simone Pelosi)

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