“I grattacieli non fanno parte della cultura italiana e a noi spetta ancora il compito di realizzare un’architettura di qualità dove la persona possa vivere bene nella sua “città giardino”. Quando si è ceduto al gigantismo sono sorti i quartieri ghetto, torri orribili come a Tor Bella Monaca o grattacieli orizzontali come Corviale che la sinistra ha avuto la sfrontatezza di catalogare come monumenti storici invece di fare autocritica e demolirli per dare alle famiglie case secondo la loro aspirazione”.
È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia intervistato sul Tempo.
“L’urbanistica a dimensione umana l’abbiamo inventata noi all’epoca dei borghi, tanto celebrati dopo il Covid anche dalle archistar progressiste “pentite”, e poi con la loro reinterpretazione moderna nell’edilizia comunitaria, modello Garbatella. Case tra i tre e i cinque piani, negozi di vicinato al piano terra, corti interne dove far giocare i bambini, portici, affacci, piccole piazze e giardini, fontane, sculture, stili diversi che rendono la quotidianità diseguale.
Demolire i quartieri “sbagliati” di sovietica ispirazione, ricostruendone di nuovi così concepiti, consente di consumare solo il suolo compromesso. Mentre l’agro romano pregiato deve diventare intoccabile a tutti, anche ai magnati della finanza immobiliarista.
Per occupare meno territorio occorre anche limitare gli spostamenti, oggi stimolati dalla calamita della grande distribuzione e dallo zoning dei quartieri monofunzionali invivibili dopo le ore 18. L’obiettivo è andare al lavoro a piedi o in bici senza creare traffico, senza sprecare il proprio tempo e inquinare. E poi i quartieri dovrebbero stare intorno alle stazioni. Esci di casa e sali sul mezzo pubblico, non chiacchiere né proibizioni alla Ztl.
Pensare ai grattacieli oggi è anacronistico oltre che anti identitario. In Europa si demoliscono aree periferiche e si avviano operazioni di Rinascimento Urbano. Da Belfast, con la demolizione dei grattacieli di Victoria Street, a Bari con la distruzione delle torri di Punta Perotti, da Dublino a La Courneuve in Francia, con successo ambientale, sociale ed economico. Una lezione per noi che abbiamo sprecato miliardi con il super bonus invece di indirizzarli sull’edilizia pubblica con vere operazioni di sostituzione ed efficientamento”.
Secondo Rampelli i quartieri hanno bisogno di “piazze, strade, vicoli, viali alberati, ritorno alla plurifunzione, con monumenti che sanciscano l’identità dei luoghi e diano il senso dell’appartenenza e non del dormitorio collettivista. È la soluzione che crea bellezza e legante sociale, mentre l’assenza di spazi “tradizionali” e la tipologia del grattacielo producono omologazione e alienazione”.
“La presenza delle forze dell’ordine nei quartieri degradati – aggiunge rispondendo sul modello Caivano – è sacrosanta e non è alternativa alla rete di “sorveglianza comunitaria” dei residenti che solo un ambiente tradizionale può offrire. Per questo ai miglioramenti estetici e ai tanto attesi investimenti per realizzare impianti sportivi e centri culturali come antidoto alla delinquenza, deve seguire lo spazio pubblico ricco e attraente, dotato dei servizi di vicinato, con illuminazione, percorsi pedonali, fermate di mezzi pubblici, spazi orientati, una nuova urbanistica a dimensione umana che prenda il posto dei grattacieli di ieri e di domani, verticali od orizzontali che siano, stecche di cemento senz’anima buone per polli d’allevamento, veri e propri incubatori di degrado urbano e sociale”.