Quando scomparve era una bella giornata della tarda primavera del 1983. Il 22 di giugno. Un mercoledì come tanti in una Roma caotica che si stava aprendo agli “anni da bere”, dopo quelli di piombo che l’avevano straziata e che proprio quell’anno, a febbraio, avevano fatto sentire ancora il loro fetore con l’omicidio di un ragazzo di vent’anni che affiggeva manifesti per il verde pubblico, Paolo di Nella.
Emanuela Orlandi, invece, di anni ne aveva solo 15. Era una ragazzina molto carina, bei lineamenti, fisico minuto, lunghi capelli castani portati lisci sulle spalle come voleva la moda di allora. Cittadina vaticana, Emanuela era la penultima di 5 figli, studentessa liceale, frequentava un corso di musica a due passi da Sant’Apollinare, in pieno centro storico, due passi pure da Piazza Argentina e una distanza quasi uguale da Piazza Navona, 3 o 4 fermate d’autobus da via della Conciliazione, a pochi passi dal Senato e da palazzo Madama. Una di quelle zone di Roma che, anche quando non sembra, sono sempre piene di uomini delle forze dell’ordine, ed è facile capire il perché. Eppure, quel pomeriggio come tanti, quando Emanuela esce dalla scuola di musica intorno alle 18, ancora pieno giorno, nessuno sembra accorgersi di lei. Cosa buona da un certo punto di vista, perché può solo significare che non è accaduto niente di eclatante. Tutto normale, insomma. Eppure Emanuela chiama casa, parla con due delle sue sorelle maggiori e dice che qualcuno le ha offerto un lavoretto, promotrice di cosmetici, ma incredibilmente ben pagato, 350mila lire. Le sorelle la sconsigliano: troppo bello per essere vero, non c’è da fidarsi.
Emanuela ne conviene. Saluta… e sparisce. Nulla e nessuno la vede, la nota, si rende conto di quello che accade. Già, ma cosa accade? Per come sono andati i fatti, Emanuela potrebbe essere stata rapita dagli alieni con un raggio che l’ha smaterializzata. Sta di fatto che la famiglia denuncia la scomparsa della ragazzina e da quel momento comincia un giallo che sta continuando fino ad oggi. Un giallo così fitto e pieno di personaggi, il più delle volte ambigui e sfuggenti, che nemmeno la penna di un grande scrittore di genere avrebbe potuto immaginare.
E al centro di tutto, oltre che questa 15enne, c’è il Vaticano. Questo è un dato oggettivo, non solo legato al fatto che poco dopo il rapimento, un anonimo lo rivendica come opera di un gruppo non meglio identificato che vuole a fronte del rilascio di Manuela, quello di Ali Ağca, l’attentatore di Papa Wojtyla, detenuto in Italia dopo il suo attentato. Ma è solo l’inizio. Per anni si succedono dichiarazioni più o meno anonime, rivendicazioni più o meno credibili, ricostruzioni a volte solo frutto di chiacchiere ed elucubrazioni senza nessun fondamento.
Eppure, tra tanto ciarpame, qualcosa di vero, o comunque che si avvicini alla verità molto più di altro, altrimenti vorrebbe dire davvero che una ragazzina di 15 anni può sparire dal centro di Roma, in una zona dove ogni minuto passano centinaia di persone, e dissolversi. Però, gli anni trascorrono, inesorabili, e niente di nuovo avviene per dipanare la matassa che avvolge il segreto di Emanuela.
Poi, nel 2005, colpisce una dichiarazione fatta a Chi l’ha visto, trasmissione di servizio che si occupa delle persone scomparse. Si tratta di una telefonata anonima in cui si dice che per risolvere il caso Orlandi bisogna andare a guardare chi è sepolto nella basilica di Sant’Apollinare e controllare “che favore aveva fatto Renatino al cardinal Poletti”. I giornalisti vanno, controllano, e scoprono che all’interno della basilica, dove di solito trovano l’eterno riposo santi, beati o grandi personalità specialmente filantropi, riposa Renato De Pedis, meglio noto come Renatino, per anni uno dei capi più temuti della famigerata Banda della Magliana.
Ma che ci fa il corpo di un noto delinquente sepolto in una basilica romana, la stessa accanto alla quale Emanuela andava a scuola di musica? A spiegarlo arriva nel 2008 Sabrina Minardi, donna dai trascorsi burrascosi nota, a Roma, prima per essere stata la moglie del bomber della Lazio, Bruno Giordano, e poi per aver lasciato il calciatore seguendo proprio De Pedis, di cui a suo dire era follemente innamorata. La Mainardi porta la sua verità, e racconta che accompagnò lei stessa una ragazzina che allora non sapeva chi fosse ma che in seguito aveva compreso essere la Orlandi, in una località dove una grande auto nera targata città del Vaticano, che se la prese e la portò via.
Credibile? Solo in parte, soprattutto perché la Minardi aveva fatto già altre dichiarazioni che si erano dimostrate fasulle, e questo le toglieva affidabilità. Niente di fatto, dunque. E trascorrono altri anni. Così, mentre il Vicariato di Roma fa rimuovere nel 2010 la salma di De Pedis dalla Basilica, circola l’ennesima ipotesi: Emanuela fatta rapire sì dalla Banda della Magliana, ma su richiesta di un potente Cardinale invaghito di lei che la trascinò in un’orgia in Vaticano da cui la ragazzina uscì morta. In ultimo, ecco arrivare le dichiarazioni di un presunto ex-agente del Sismi, che vuole Emanuela viva ma rinchiusa in un manicomio inglese, dove sarebbe sempre stata. Perché? Per un ricatto a suo padre Ercole Orlandi, a conoscenza di attività di riciclaggio di denaro “sporco”, da far risalire agli scandali Calvi e Ior. E poi? E poi niente, altra ipotesi senza prove, senza riscontri.
Infine, si arriva a ieri quando con un colpo di grande effetto, la Santa Sede comunica che, durante lavori di ristrutturazione, avrebbe rinvenuto nella Nunziatura di Via Po delle ossa che potrebbero anche appartenere a Emanuela Orlandi. Gli accertamenti sul Dna si faranno quanto prima.
Ecco, abbiamo tentato di darvi una quadro quanto più esaustivo di tutta questa drammatica storia. Aggiungiamo solo che, quello stesso anno di Emanuela, scomparve anche un’altra ragazzina, Mirella Gregori, anche lei di Roma, anche lei svanita nel nulla. Si fecero anche supposizioni che le due potessero essere state rapite dalla stessa mano,ma non si arrivò mai nemmeno a un indizio che suffragasse l’ipotesi.
Adesso, per non ci resta che aspettare per scoprire se stavolta il mistero sarà svelato.