Trump avverte Khamenei: “Sappiamo dove ti nascondi”. Decisione imminente sull’attacco all’Iran

Trump minaccia l’Iran e Khamenei. “Resa incondizionata o colpiremo Fordow”. Situazione tesa, decisione nella Situation Room.

Il Presidente valuta un blitz contro l’impianto nucleare di Fordow. Riunione urgente nella Situation Room. Il mondo trattiene il fiato

“Resa incondizionata”

Due parole. Scritte in maiuscolo. Pubblicate da Donald Trump sul suo social Truth. Parole che potrebbero cambiare il corso della storia.

Il Presidente degli Stati Uniti sta valutando seriamente un attacco militare contro l’Iran. A riportarlo, in modo dettagliato, è Axios, che cita tre funzionari americani. Nel mirino, in particolare, c’è il sito nucleare di Fordow, struttura sotterranea per l’arricchimento dell’uranio. Secondo fonti israeliane, Trump potrebbe entrare in guerra nei prossimi giorni.

La decisione imminente

Una riunione straordinaria è convocata oggi nella Situation Room della Casa Bianca. Il Presidente discuterà con il team per la Sicurezza nazionale le opzioni sul tavolo. La priorità: colpire le capacità nucleari iraniane ed eliminare la minaccia senza scatenare un’escalation regionale incontrollabile.

Fonti americane parlano di una linea ormai definita: no a un cessate il fuoco, sì a una “vera fine” della guerra e del programma nucleare iraniano.

I messaggi di Trump: tra minaccia e deterrenza

Nel frattempo, Trump ha affidato a Truth Social messaggi di una durezza senza precedenti:

  • “Sappiamo esattamente dove si nasconde il cosiddetto Leader Supremo”.
  • “Ali Khamenei è un bersaglio facile”.
  • “Per ora non lo elimineremo, ma la nostra pazienza si sta esaurendo”.

Ha poi assicurato che gli Stati Uniti hanno il controllo totale dei cieli sopra l’Iran, e che i sistemi di difesa iraniani “non sono paragonabili a quelli sviluppati in America”.

Uno scenario ad alta tensione

Le parole di Trump non sono solo propaganda. Sono parte di una strategia che potrebbe sfociare in un attacco mirato e devastante, un colpo preventivo che Israele attende da tempo e che oggi pare più vicino che mai.

Il rischio, però, è che l’Iran reagisca colpendo obiettivi americani o israeliani nel Golfo, in Siria o in Libano, facendo precipitare la regione in una nuova guerra su vasta scala.

Il fronte con Israele e la posta globale

Benjamin Netanyahu – secondo Axios – è convinto che l’intervento americano arriverà. L’establishment israeliano, duramente provato da settimane di conflitto, spinge per un’azione risolutiva.

Trump, tornato dal G7 in Canada con ore di anticipo, sembra aver già preso una decisione. L’Europa osserva. Il mondo trattiene il fiato.

L’ora delle scelte

Il 17 giugno 2025 potrebbe essere ricordato come il giorno in cui gli Stati Uniti hanno deciso di entrare direttamente in guerra contro l’Iran. O, al contrario, il giorno in cui una scelta ponderata ha evitato un conflitto globale.

Tutto dipenderà da quella riunione nella Situation Room.
Ma intanto, Trump ha parlato chiaro: non ci sarà pace senza resa.

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Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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