Con 79 voti favorevoli, 39 contrari e 6 astenuti, il Senato ha approvato la conversione in legge del decreto-legge dello scorso 29 gennaio recante, tra le altre cose, anche la sperimentazione del voto ai fuorisede. Si sta avverando, dunque, quella possibilità per milioni di studenti in giro per l’Italia di votare nella città nella quale studiano, senza dover affrontare un viaggio lungo (e costoso) per ritornare nel comune di residenza ed esercitare il diritto al voto o, nel peggiore dei casi, rinunciarvi. È, insomma, un provvedimento che aiuta la democrazia, la partecipazione al voto troppo facilmente preclusa in situazioni del genere. Si tratta, come detto, di una sperimentazione: l’obiettivo di governo e maggioranza è quello di allargare la normativa nel futuro prossimo anche ad altre categorie di persone, quali lavoratori lontani dal proprio comune di residenza o persone ricoverate in ospedali in città diverse da quelle di residenza.
La nuova normativa, fortemente voluta da Fratelli d’Italia e da Gioventù Nazionale, regola due casi. Il primo, in cui lo studente è domiciliato in un comune rientrante nella stessa circoscrizione del suo comune di origine: in quel caso, lo studente si recherà nella sezione predisposta per i fuorisede nella città di domicilio. Nel secondo caso, quello in cui lo studente è domiciliato in circoscrizione diversa dalla città di origine, egli dovrà recarsi al seggio indicato nel capoluogo di Regione in cui studia. “Abbiamo colmato un vulnus che ci portiamo dietro da anni” ha spiegato il senatore di Fratelli d’Italia Costanzo Della Porta in Aula, ringraziando anche Gioventù Nazionale per l’interlocuzione e il lavoro apportato per arrivare alla formulazione della norma. Nei dieci anni precedenti, in effetti, la sinistra, che era al governo, è rimasta a guardare dinnanzi un problema grave per la fruizione democratica, senza però esimersi dall’immedesimarsi negli studenti fuorisede, annunciando varie volte la risoluzione del problema. Risoluzione che, infine è arrivata dalla destra, proprio da quella destra dichiarata un pericolo per la democrazia: “Anche questo rientra nel novero del “potevamo farlo anche noi”, che sentiamo spesso dire in questa legislatura. Evidentemente, mi sono convinto del fatto che noi siamo per voi quello che il genio della lampada è per Aladino: esaudiamo i vostri desideri”, ha commentato ironicamente Della Porta.
“Questo Governo e questa maggioranza si sono assunti la responsabilità, per la prima volta, dopo anni e anni di discussione, di far votare gli studenti fuori sede” ha spiegato invece il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei, che ha inoltre posto l’accento sui ritardi accumulati da anni di governo di sinistra: “Probabilmente, se questo dibattito si fosse svolto in passato, oggi forse avremmo la possibilità di avviare la sperimentazione anche per altre categorie. È davvero curioso che tutte le soluzioni ai problemi dell’Italia vi siano venute in mente il giorno dopo che avete perso le elezioni”. E nonostante i richiami alla responsabilità e, soprattutto, il voto ai fuorisede sia stato accolto con favore anche dalle opposizioni, il decreto di conversione non ha avuto il loro voto favorevole. A dimostrazione, non solo di come l’argomento sia stato avallato a fini propagandistici, ma anche delle barriere ideologiche che ancora bloccano la sinistra: “Pur di contrastare il Governo di Giorgia Meloni, la sinistra è disposta a sottrarre agli studenti un loro diritto”, il commento finale sui social di Gioventù Nazionale.