Yukio Mishima, i 100 anni dalla nascita del gigante della letteratura mondiale

Cent’anni fa, il 14 gennaio 1925 nasceva in Giappone a Tokio, il «D’Annunzio orientale», lo scrittore Yukio Mishima (pseudonimo di Hiraoka Kimitake). Artista eclettico il cui «estetismo classicheggiante» abbracciava le cupe atmosfere del romanzo russo e di Dostoevskij in particolare, concepì la scrittura come una missione nella quale espose i contrasti tra il vecchio e il nuovo Giappone. Interessato a capire le cause dell’alienazione della vita moderna, fondò l’associazione degli scudi, gruppo paramilitare della destra nazionalista che predicava la necessità di educare i giovani disorientati dall’occidentalismo dilagante, a una vita spartana.

A cent’anni dalla nascita di Yukio Mishima, Infinito samurai esplora l’opera e l’enigmatica figura di uno degli autori più controversi e affascinanti del Giappone contemporaneo. Attraverso una serie di contributi straordinari, critici, studiosi e nipponisti indagano molti dei temi centrali del pensiero di Mishima: l’estetica della bellezza, la tensione tra tradizione e modernità, l’ossessione per la disciplina fisica e spirituale, il conflitto tra eros e thanatos. La raccolta affronta anche l’impatto della politica e dell’identità giapponese sull’opera di Mishima, analizzando romanzi come Il Padiglione d’oroConfessioni di una MascheraPatriottismoLa difesa della cultura e Lezioni spirituali per giovani samurai, approfondendo le influenze culturali, filosofiche e autobiografiche che permeano la sua produzione letteraria.
Ogni saggio si propone di offrire nuovi spunti utili a cogliere tutte le più complesse sfumature di un autore che visse un’intera esistenza come un’opera d’arte e un ultimo istante come estremo atto di coerenza.

La fascinazione di Mishima per l’Occidente è ben nota. Indossava abiti italiani di classe e fumava sigari cubani. Quando costruì la sua sfarzosa abitazione nel 1958, confidò come spunto allegorico al suo architetto di volersi sedere su una sedia in stile rococò vestito in jeans e camicia hawaiana. Il risultato del suo progetto architettonico fu un mélange di statue greche e mobili d’epoca francesi degni di un set cinematografico, tra lo sconcerto di molti giapponesi che ricevettero inviti ai suoi cocktail party su cartoline marchiate Tiffany.

Era un avido lettore di penne del calibro notevole, tra cui Gide e Cocteau, Novalis, Henry Miller, Fitzgerald, Truman Capote ed Hemingway, che ammirava in modo stravagante. Ma sebbene il suo stile di vita fosse irreprensibilmente esterofilo almeno in superficie, nelle sue esternazioni più intime esprimeva sempre lo stesso grido di lamento. E il 25 novembre 1970 consegnò all’“ambivalenza culturale” il tributo finale, quando si suicidò nel modo più giapponese che si possa immaginare, commettendo seppuku.

Mishima è stato paragonato a D’Annunzio, e il suo suicido a quello di Catone. Oggi è l’autore giapponese più tradotto nel mondo, ha scritto una trentina di opere tra romanzi e saggi, dei quali probabilmente il più famoso in Italia è Sole e acciaio.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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