11 settembre 2001 e 7 ottobre 2023, le date dell’orrore (e della risposta al terrorismo)

Le date dell’orrore

Ci sono giorni che non potremo mai scordare. Sono date spesso felici, come la nascita di un figlio, il compleanno di una persona cara, il matrimonio di un amico, la vittoria della propria nazionale o di un proprio atleta in un grande evento sportivo, una scoperta scientifica, ma ci sono anche date che non potremo mai dimenticare per l’orrore che abbiamo provato quel maledetto giorno. 

Giorni in cui l’essere umano ha raggiunto i livelli più bassi e più cupi della propria natura, lasciando cicatrici profonde in ogni persona civile.

L’11 settembre 2001 e il 7 ottobre 2023 sono due di quei giorni, quando la mano di assassini provenienti dal fondamentalismo islamista ha condannato a morte migliaia di civili innocenti o, se vogliamo, “colpevoli” di essere cittadini di Paesi che rappresentano l’esatto contrario del pensiero fanatico e retrogrado dei terroristi, e quindi meritevoli di morire.

L’11 settembre 2001, Al Qaida, una organizzazione terroristica di matrice sunnita guidata all’epoca da Osama Bin Laden, con il dichiarato intento di combattere cristiani, ebrei ed i rispettivi governi occidentali, con una serie di dirottamenti aerei causò la morte di 3000 persone; il 7 ottobre 2023, Hamas, altra organizzazione terroristica foraggiata dall’Iran sciita (e dal Qatar), con una serie di attacchi in stile militare, ha causato la morte di circa 1400 israeliani ed il rapimento di altri 250.

Cosa unisce Stati Uniti e Israele

Cosa ha accomunato Stati Uniti ed Israele dopo questi due attentati, a differenza ad esempio della Francia, che pure ha sentito sulla propria pelle gli artigli del terrorismo islamico con gli spaventosi attentati del 2015? Che americani ed israeliani non hanno perso tempo a leccarsi le ferite ma hanno scatenato subito la “Guerra al Terrore”.

Nel 2001, appena dopo gli attentati, il Presidente George W. Bush

con questo discorso passato alla storia, avvisò il mondo che gli Stati Uniti non sarebbero rimasti a guardare, ma che avrebbero scatenato una tempesta sui paesi fiancheggiatori:” Oggi i nostri concittadini, il nostro stile di vita, la nostra stessa libertà sono stati attaccati da una serie di atti terroristici deliberati e mortali. Le vittime erano in aereo o nei loro uffici; segretarie, uomini e donne d’affari, militari e lavoratori federali, mamme e papà, amici e vicini di casa. Migliaia di vite sono state stroncate all’improvviso da atti di terrore malvagi e spregevoli.

Le immagini degli aerei che si schiantano contro gli edifici, degli incendi che bruciano, delle enormi strutture che collassano, ci hanno riempito di incredulità, di terribile tristezza e di una rabbia tranquilla e implacabile. Questi atti di sterminio di massa avevano lo scopo di spaventare la nostra nazione e portarla al caos e alla ritirata. Ma hanno fallito: il nostro Paese è forte.

È in corso la ricerca dei responsabili di questi atti malvagi. Ho dato ordine di utilizzare tutte le risorse della nostra intelligence e delle nostre forze dell’ordine per trovare i responsabili e consegnarli alla giustizia. Non faremo distinzione tra i terroristi che hanno commesso questi atti e coloro che li ospitano”.

22 anni dopo, è un altro Capo di Stato di un’altra democrazia, Israele, a dichiarare al mondo intero lo stato di guerra, per la prima volta dopo la guerra dello Yom Kippur del 1973, e dandosi due obiettivi: “eliminare Hamas e liberare gli ostaggi”. Lo stesso Premier israeliano dichiarerà pochi giorni dopo l’attentato che: “Il 7 ottobre in proporzione è come 20 volte l’11 settembre. Il 7 ottobre, Hamas ha ucciso 1.400 israeliani, forse di più. Questo è un Paese di meno di 10 milioni di abitanti. Questo sarebbe l’equivalente di più di 50mila americani uccisi in un unico giorno. Sono venti 11 settembre. Ecco perché il 7 ottobre è un altro giorno che rimarrà nell’infamia”.

La reazione americana e quella israeliana

Gli Stati Uniti, a seguito dell’attentato alle torri gemelle, scatenarono la guerra e l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq. Ma ci furono anche altre operazioni militari, come quella contro lo Stato Islamico in Iraq, Siria e Libia oltre ovviamente quella che, nel 2011, portò all’uccisione di Osama bin Laden. La base giuridica di diritto internazionale che autorizzò gli americani, in assenza di una risoluzione ONU, fu la legittima difesa ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che grazie alla c.d. “Dottrina Bush” venne utilizzata anche in risposta ad attacchi terroristici da parte di attori non statali. Allo stesso modo Israele, che ha attaccato Hamas a Gaza e a Doha, il regime iraniano, e quello degli Houthi in Yemen, ritiene di aver agito in maniera identica alla legittima difesa invocata a suo tempo dagli americani.

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Sergio De Santis
Sergio De Santis
Col. (ris.) della Guardia di Finanza

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