30 anni dopo ‘La Foiba Grande’ di Carlo Sgorlon, Stefania Conte rompe il silenzio e racconta il genocidio delle foibe nel romanzo ‘La Stanza di Piera’

In Friuli Venezia Giulia vive una scrittrice nata a Venezia, che ha dedicato gli ultimi due anni di lavoro a fornire un quadro nuovo, obiettivo, libero da politizzazioni e pregiudizi ideologici sul come e il perché si arrivò al genocidio delle foibe. Stefania Conte, questo il nome della scrittrice, esce in queste settimane in libreria, con i tipi della casa editrice friulana Morganti editori, con il romanzo storico LA STANZA DI PIERA.

La trama, assai densa, si regge su un puntuale e preciso impianto storico, che inizia nel 1920, arriva all’acme con l’8 settembre del 1943 e si conclude (narrativamente parlando) il 25 dicembre del 2005 (non a caso il giorno di Natale).

In luoghi descritti alla perfezione (Trieste, Albona, Pisino, Fianona, Visinada, Chersano, Buie, Arbe, Arsia, il Golfo del Quarnero, …) si muovono i personaggi letterari verosimili e accanto a questi uomini e donne realmente esistiti (Norma Cossetto, Giuseppe Cossetto, Arnaldo Harzarich, Ivan Motika, mons. Antonio Santin, Flavio Gioia, Egidio Rodani, Albino Tonetti, don Angelo Tarticchio, Tullio Crali).

Assai difficile è fornire una trama esaustiva, poiché le storie raccontate sono più di una: quella della protagonista, la fianonese Piera Leoni; quella di Libero Martini; quella delle Nazioni teatro del Secondo Conflitto Mondiale; quella della giovane Mirna Battistella di Visinada; quella delle etnie istriane a confronto e non ultima, quella che si costruirà ogni lettore, alla conclusione della lettura.

TRAMA

Libero Martini nasce ad Albona, paese che s’affaccia sul golfo del Quarnero.

Nel 1943 ha diciotto anni e vive la Seconda Guerra Mondiale indossando l’uniforme del partigiano garibaldino. Nei sessant’anni successivi la vita gli procura più dolori che gioie e reagisce ai drammi dando un nuovo senso alla propria esistenza, prendendo i voti come prete cattolico. Alla soglia dell’ottantesimo compleanno, alla Vigilia del Natale, Libero decide di mettere nero su bianco ciò che anni prima ha vissuto in prima persona.

Spinto da suggestioni visive e sonore, colte in prossimità della chiesa di San Giovanni in Tuba a Duino, racconta di Piera Leoni (chiamata ‘La Sarta delle Rose’) un’italiana di Fianona che non sopravvive alle fòibe. Di lei, accusata ingiustamente dai partigiani titini di collaborazionismo e torturata nel castello di Pisino, esce il ritratto emblematico di una donna che, con rara consapevolezza e generosità, scambia la propria vita per salvarne un’altra.

La storia di Piera Leoni, nata a Fianona e morta nella foiba di Pisino, si fa emblematica perché rappresenta quel genere di esistenza che formalizza  la ricerca della libertà individuale. Qualunque sia il prezzo da pagare. La storia delle nazioni, teatro del Secondo Conflitto mondiale e dei fatti post-bellici, fanno da cornice alla storia degli esseri umani.

Quest’ultima è il motore primo del romanzo.

“Cambiano gli uomini, ma non i metodi”, dichiara Piera, la Sarta delle rose…

La stanza di Piera, Stefania Conte, 288 pagine, Morganti editori, 2020, 17.00 euro

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