7 ottobre, l’azione di Meloni per la pace in Medio Oriente. Ma il Pd minimizza l’odio dei pro-Pal

Oggi ricorre il primo anniversario dalla strage del 7 ottobre, quando tantissimi israeliani, nell’ordine delle migliaia, furono stati uccisi dai miliziani di Hamas. Nei loro piani c’era allora e c’è ancora l’annientamento dello Stato ebraico, che speravano di ottenere nel giro di pochi giorni e probabilmente neppure immaginavano che, a distanza di un anno, si sarebbero trovati così in difficoltà. Le loro azioni hanno reso nota una verità che non può essere ignorata: il popolo palestinese non è attaccato da Israele, ma resta ostaggio dei fondamentalisti islamici, che continuano a posizionare, ad esempio, le loro basi militari e operative nei pressi di obiettivi sensibili. Sono ancora oggi decine gli ostaggi ebrei nelle mani di Hamas e la sua colpevolezza in questo conflitto è sotto gli occhi di tutti. Dire, insomma, che Israele è reo in tutto e per tutto della questione mediorientale, è come guardare il dito che invece indica la luna.

La minimizzazione di Elly Schlein

Malgrado ciò, molti antagonisti solidarizzano con il terrorismo e sabato, per le strade di Roma, se n’è avuta limpida dimostrazione: una manifestazione, quella organizzata dai Giovani Palestinesi e dalle varie associazioni e organizzazioni di estrema sinistra, che ha mostrato veramente il volto dei sedicenti pacifisti. Pacifisti che, in nome della tutela del popolo palestinese, hanno nascosto per lungo tempo la loro vocazione pro-terrorismo, che nelle ultime settimane, avvicinandoci al primo anniversario del 7 ottobre, non sono più riusciti a celare: le bandiere di Hezbollah, i minuti di silenzio per Hassan Nasrallah e per gli altri terroristi, i cori pro-Hamas, hanno dato chiara dimostrazione della solidarietà dei pro-Pal italiani per i fondamentalisti islamici. La loro vicinanza si è fatta viva anche nelle modalità di protesta: fumogeni, molotov, violenza diffusa, pali sradicati dal suolo e utilizzati a mo’ di ariete contro il cordone degli agenti dell’anti sommossa. Tutto il centrodestra ha saputo prendere le distanze dagli eventi, la sinistra no. Si registrano, invece, tentativi di giustificazione e di minimizzazione delle violenze, a partire dalla leader del Pd, Elly Schlein, che a La7 ha raccontato di una manifestazione “perlopiù pacifica”, andando dunque contro l’evidenza dei fatti e prendendo in giro l’intelletto degli elettori, ai quali viene propinato un racconto volutamente distorto. La realtà è un’altra: la sinistra fa fatica a condannare l’escalation di violenza perché non vuole perdere l’appoggio elettorale degli antagonisti.

De-escalation, difesa di Israele e cessate il fuoco: le prerogative del governo

Il tutto va a scapito della stessa questione mediorientale, che meriterebbe, per la delicatezza del tema e per le tantissime vite in bilico, un approccio diverso, più serio e autorevole. Le prerogative del governo sono la difesa di Israele da chi vorrebbe annientarli, la liberazione degli ostaggi e il cessate a fuoco su Gaza, a tutela del popolo palestinese. Parola d’ordine de-escalation, con il rischio di una regionalizzazione del conflitto che deve essere evitata. Dalla Sinagoga di Roma, la premier Giorgia Meloni ha reputato “disumana” l’aggressione di Hamas del 7 ottobre scorso: “Abbiamo sempre negli occhi il massacro di migliaia di civili inermi, donne e bambini compresi, e il vilipendio dei loro corpi, mostrati al mondo senza alcuna pietà”. Per Meloni “ricordare e condannare con forza ciò che è successo un anno fa non è un mero rituale, ma il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente, perché la reticenza che sempre più spesso si incontra nel farlo tradisce un antisemitismo latente e dilagante che deve preoccupare tutti. E le manifestazioni pubbliche di questi ultimi giorni lo hanno, purtroppo, confermato”. In questo contesto, va considerato il ruolo fondamentale dell’Italia che, “anche in qualità di Presidente di turno del G7, continuerà ad impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza, per il rilascio degli ostaggi israeliani e per la stabilizzazione del confine israelo-libanese, attraverso la piena applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Confermiamo – ha aggiunto – il nostro sostegno a tutti gli sforzi di mediazione portati avanti, e il nostro impegno per lavorare ad una soluzione politica duratura, basata – ha concluso la premier – sulla prospettiva dei due Stati”.

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