A Bruxelles il Partito democratico di Elly Schlein non se la passa bene. O almeno così emerge dal durissimo ritratto pubblicato da Politico.eu, la testata americana specializzata in affari europei, e rilanciato in Italia da Libero.
Il quadro è impietoso: parlamentari dem che parlano un inglese stentato, divisi in più correnti interne, incapaci di fare squadra e soprattutto con un atteggiamento da “fuorisede con la valigia pronta”. Arrivano a Strasburgo o Bruxelles e già pensano a come tornare a casa. Non a caso, i colleghi degli altri Paesi li hanno soprannominati “il gruppo di Montecristo”, alludendo a chi vive l’incarico europeo come una prigione.
Secondo Politico, i deputati dem “sono i più numerosi ma contano meno degli altri perché non sanno fare sistema”. Non parlano inglese, non si integrano e si concentrano quasi esclusivamente sulle dinamiche italiane, snobbando i dossier comunitari. In pratica, un’armata Brancaleone più interessata alle beghe domestiche che al futuro dell’Unione.
Il paradosso è evidente: in Italia Schlein si proclama paladina dell’europeismo, ma in Europa i suoi parlamentari risultano marginali, divisi e poco incisivi. “Pesci fuor d’acqua” che, invece di tessere relazioni e incidere sui negoziati, vivono l’esperienza europea come un parcheggio temporaneo in attesa del ritorno in patria.
Il problema non è solo di immagine. Nelle prossime settimane, infatti, al Parlamento europeo si aprirà il risiko di metà legislatura con la redistribuzione di incarichi e poltrone. Un passaggio delicato, in cui servirebbero coesione e autorevolezza. Due qualità che – a leggere Politico e Libero – il Pd sembra aver smarrito del tutto.
Così, mentre il governo italiano spinge in Europa sul fronte delle infrastrutture, della competitività e del Mediterraneo, l’opposizione che in patria si vanta di essere “più europeista di tutti” si ritrova a Bruxelles ridicolizzata e irrilevante. Un cortocircuito che rischia di pesare non solo sulla segreteria di Elly Schlein, ma sull’intera credibilità del partito.