A chi andrà davvero il milione di Conte per Gaza?

Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, ancor più di Elly Schlein, ha le idee chiarissime in politica estera. Sono posizioni opposte a quelle della destra e della coalizione che sostiene il Governo Meloni, ma non si può dire che esse siano difficili da catalogare in qualche modo. Conte lavora contro quella parte di mondo alla quale pure appartiene, ossia, l’Italia di Giorgia Meloni, gli USA di Donald Trump, Israele ovviamente e tutto l’Occidente in generale. E cerca di favorire come può la causa di tutti gli anti-occidentali del pianeta, la Russia e soprattutto la Cina, in modo speciale, occorre dire, la Cina di Xi Jinping, oltre a guardarsi bene dal condannare senza equivoci i terrorismi sanguinari come quello di Hamas.

Giuseppe Conte, sia in qualità di premier che in quella di leader di opposizione, non ha mai nascosto la propria affiliazione al blocco ostile verso l’Occidente, anzi, l’ha resa palese con atti politici concreti come, per esempio, la firma di adesione del suo Governo, unico in Europa, alla Via della Seta cinese oppure il voto parlamentare sempre contrario del M5S agli aiuti per l’Ucraina. E’ quasi inutile dire che per il capo pentastellato l’unica versione giusta ed indiscutibile in merito alla guerra nella Striscia di Gaza sia quella che descrive Israele e il suo primo ministro Benjamin Netanyahu come i colpevoli di tutto, all’insegna di una gigantesca amnesia circa il sangue israeliano versato il 7 ottobre del 2023, e non solo. I vertici dello Stato ebraico, secondo quelli come Giuseppe Conte, starebbero commettendo un genocidio a Gaza, uno sterminio pianificato da tempo e non importa, a Giuseppi e compagni, che perfino l’ONU, mai tenera con Gerusalemme, abbia documentato una situazione di carestia e disperazione che ha preso piede a causa dei furti di cibo e di altri aiuti umanitari effettuati da Hamas. Lasciando emergere un antisemitismo sempre più malcelato, Israele e gli ebrei devono essere presentati come i carnefici principali della guerra, e tutto il resto è noia.

Conte, essendo appunto schierato in un certo modo per quanto riguarda Gaza, non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di un endorsement a favore di Global Sumud Flotilla, la spedizione navale appena partita alla volta della Striscia e organizzata con più imbarcazioni, avente lo scopo di portare aiuti alla popolazione di Gaza, così raccontano i promotori, fra i quali alcuni artisti in cerca di visibilità e l’immancabile Greta Thunberg, la giovane paladina di tutte le battaglie sbagliate. Il capo del M5S ha annunciato che sarà destinato un milione di euro alla cosiddetta Flotilla, ricavato dal taglio degli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali del suo partito. Intanto, non è male ragionare un attimo su cosa sia davvero questa Global Sumud Flotilla, che, al di là dei racconti edulcorati di certa informazione, non si pone affatto come obiettivi soltanto la carità e la misericordia. Gli animatori di tale iniziativa, da Greta in giù, sono tutti personaggi noti per aver condiviso sin dall’inizio una vulgata ideologica ben precisa, che è sempre la solita, la stessa di Conte, Schlein e compagni vari: Hamas non rappresenta una vera minaccia e il 7 ottobre forse non è mai esistito o magari è stato inscenato proprio da Netanyahu, dal criminale Netanyahu of course, per poter così muovere il proprio esercito verso lo sterminio di tutti i palestinesi. E’ gente ispirata ad una militanza faziosa e ciò viene confermato dalla stessa Thunberg, la quale dice di andare a Gaza, non per sfamare i derelitti, bensì per fermare, (sic!), l’occupazione israeliana. Mesi fa vi sono stati altri tentativi simili, sempre con imbarcazioni dirette verso Gaza e sempre con la prezzemolina Greta, ma Israele ha rispedito ogni volta a casa, senza torcere un capello a nessuno, sia la giovane svedese che i suoi amichetti di giochi. Adesso, si ritenta e, con più barche rispetto a prima, si spera di violare il blocco israeliano dei confini della Striscia, ma, in particolare, si cerca l’incidente con l’esercito dello Stato ebraico, che, se dovesse mai respingere con il fuoco la Flotilla, potrebbe così essere additato ancor più al pubblico ludibrio in mondovisione. Insomma, se si va a forzare il perimetro di un fronte di guerra, e non si è né giornalisti autorizzati e nemmeno militari, o si è pazzi suicidi oppure ci si muove con un chiaro intento politico e provocatorio. In ogni caso, supponiamo che Greta, i suoi amici attori e quegli occidentali con la kefiah sempre in bella vista, riescano a penetrare nella Striscia e a consegnare i loro sedicenti aiuti, con quali figure presenti in loco potrebbero interfacciarsi? Occorre un tramite per lasciare i pacchi di viveri e medicinali visto che non si può distribuire la merce fin lì trasportata come si fa con il mangime per le galline.

A Gaza non vi sono Istituzioni ufficiali e ci si può imbattere solo in ciò che rimane di Hamas, che Israele, continuando senza sosta il conflitto, sta spazzando via in modo definitivo, oppure nei soldati di IDF, le Forze Armate israeliane. E’ ben difficile che Greta e compagni vogliano affidarsi ai militari di Bibi Netanyahu, quindi, è immaginabile un rendez-vous con qualche ceffo di Hamas, il che non può dispiacere agli animatori della Flotilla, viste le loro posizioni ideologiche a riguardo del conflitto in corso. Si sta discutendo di una rete di protezione a favore di Hamas, esterna a Gaza e presente in Europa, anche in Italia come ha riportato un’inchiesta de Il Tempo, che cita nomi e cognomi di figure islamiste pro-Hamas di stanza, purtroppo, nella nostra Penisola, connesse con esponenti della politica nazionale di area, guarda un po’, M5S e PD. Il milione di Conte può finire in cattivissime mani.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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