A Elly non riesce l’opposizione a Giorgia e ci prova con Ursula

Quando Elly Schlein è stata eletta a capo del Partito Democratico, nel 2023, non pensava probabilmente che la frase di inaugurazione della propria segreteria, la celebre “Anche stavolta non ci hanno visto arrivare”, le si ritorcesse così tanto contro, stimolando parecchi sfottò. Invece, il PD non ha più assaporato una soddisfazione elettorale, una che sia una, da un po’ di anni a questa parte, ma Elly c’è e forse il problema è solo quello che non la vedono arrivare, oppure, soprattutto, è il Nazareno che non vede più arrivare voti.

La segretaria va ad inaugurare nuove sedi piddine e ad accoglierla ci sono quattro gatti, tuttavia, anche qui, la questione può essere soltanto che non sapevano che sarebbe arrivata o non l’hanno vista arrivare. L’Italia non ha ancora visto arrivare l’opposizione del PD rispetto al Governo Meloni. Chi si oppone ad una determinata maggioranza, per essere credibile e riuscire a riportare a sé il consenso, deve senz’altro contraddire, ma ha il dovere della responsabilità verso la Nazione nella quale comunque vive ed opera e quello di costruire un’alternativa di governo, diciamo così, spendibile al primo momento in cui si torna alle urne. Era più filo-occidentale il PCI di Enrico Berlinguer e più concreto quello di Achille Occhetto, che delineava governi ombra come fanno le opposizioni nel Regno Unito.

Il Partito Democratico di Elly Schlein è viceversa un centro sociale rappresentato in Parlamento che parla per slogan preconfezionati, dice dei no aprioristici che vanno appena bene per le manifestazioni dei collettivi studenteschi e, pur di dire qualcosa contro il Governo Meloni e senza sapere, evidentemente, rintuzzare l’opera quotidiana dell’esecutivo con rimostranze oggettive, butta nel gabinetto persino le alleanze internazionali dell’Italia come la NATO e l’UE, inseguendo l’anti-occidentale dichiarato Giuseppe Conte. Almeno metà del PD, i cosiddetti riformisti e gli orfani di Matteo Renzi, non è proprio contenta del massimalismo di Elly Schlein e della subalternità di fatto al Movimento 5 Stelle, ma per ora sopporta e incassa. Già, l’Unione Europea, destinataria adesso degli strali di Elly.

Ma gli anti-UE irresponsabili non erano forse Giorgia Meloni e Matteo Salvini? Bastava permettersi di esprimere riserve su questa UE, non in merito all’unità dei Paesi europei di per sé, chiedendone una migliore, per essere tacciati di egoismo campanilistico e sovranismo, ma loro, i “superiori” di sinistra, possono tutto. I loro attacchi, qualsiasi cosa riguardino, inclusa l’Europa, sono sempre utili e mai pericolosi come quelli delle destre. Elly Schlein, consapevole di non farcela in Italia, ha iniziato a fare opposizione a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, sperando di darsi un tono attraverso questa strada. La segretaria dem si è subito accodata ai socialisti europei, i Socialisti e Democratici di Strasburgo, S&D, dei quali fa parte anche il PD, che hanno iniziato a mugugnare contro Ursula e il Partito Popolare Europeo, colpevoli, secondo le sinistre, di aver ceduto alle richieste dei Conservatori e Riformisti di ECR e del gruppo Patrioti per l’Europa.

Come è noto, Ursula von der Leyen è stata rieletta da una maggioranza composta da PPE, S&D, Renew Europe e Verdi, e ai socialisti non sta bene che la presidente della Commissione UE e i popolari si trovino a volte d’accordo con i conservatori. La Commissione, dopo una richiesta formale in tal senso del PPE, di ECR e dei Patrioti, intende ritirare la proposta di direttiva sulle Green Claims. La direttiva pretendeva di imporre alle aziende europee di dimostrare scientificamente e in modo verificabile le affermazioni ambientali presenti sui prodotti. Per esempio, scritte esplicite come “prodotto con il 30% di plastica riciclata”, “eco-friendly”, “biologico”, “biodegradabile” ed altre simili, avrebbero dovuto essere supportate da dati concreti, verificati da enti terzi indipendenti.

Non è stato accontentato un capriccio dei conservatori, come afferma Elly Schlein, bensì è stata scongiurata l’ennesima batosta dirigistica, costosa e follemente burocratica che si sarebbe scagliata contro le imprese europee, le quali già devono fare i conti con quanto rimane del Green Deal suicida che deve mutare nella maniera più assoluta e al più presto possibile. Fa comunque piacere che Ursula von der Leyen e il PPE, con il ritiro della direttiva che era parte del contestato programma europeo di transizione ecologica, inizino ad adoperare un sano pragmatismo in merito alle questioni ambientali e climatiche.

In quanto a Elly Schlein, la segretaria del PD capisca anzitutto la nocività economica del Green Deal che è stato voluto e sponsorizzato da una certa élite radical-chic continentale, incapace in economia, ma capacissima di strumentalizzare ideologicamente ogni cosa, i cui desideri non sono più voluti dai popoli europei. Le ultime elezioni europee sono state vinte dai conservatori e dal PPE, e solo delle manovre di Palazzo, orchestrate da Emmanuel Macron e dall’allora Cancelliere tedesco Olaf Scholz, hanno consentito la realizzazione della maggioranza con gli sconfitti, (socialisti, Verdi e Renew Europe).

Ma il vento in Europa è cambiato e se ne renda conto anche Elly. Fra l’altro, la segretaria di un partito che in Italia ha dato vita a maggioranze di governo innaturali e variopinte, dovrebbe sapere che in Europa la maggioranza che serve ad eleggere il o la presidente della Commissione può venire meno senza scandalo su alcuni temi e si possono formare coalizioni diverse. Infatti, è probabile che i socialisti europei continuino con un mugugno che però non diventerà un urlo capace di spodestare Ursula von der Leyen, ma Elly Schlein, forse per dimenticare le delusioni in Italia, vuole essere più dura e minaccia di fare mancare i voti degli europarlamentari del PD a Ursula, rea di accontentare i conservatori. A Roma più o meno, ma lassù a Strasburgo, assicura Elly, i voti del PD contano.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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