A Gaza la guerra continua a causa di Hamas

Se dessimo retta alle parole, poche e confuse, ma senz’altro faziose, di Giuseppe Conte ed Elly Schlein, proferite nei salotti televisivi de LA7, dovremmo pensare che il sistema democratico, l’unico peraltro del Medio Oriente, dello Stato di Israele stia soggiacendo ad un pazzo criminale, il premier Benjamin Netanyahu, il quale muove l’esercito nella Striscia di Gaza con il solo scopo di annientare i palestinesi in quanto tali e con l’intenzione di non fermarsi perlomeno in tempi brevi, anche dinanzi all’assenza, così si ritiene dalle parti del PD e del M5S, di pericoli immediati per lo Stato ebraico. Termini come genocidio e disegno criminale sono all’ordine del giorno per Conte e Schlein, ma la realtà è ben diversa rispetto alle loro sentenze ideologiche.

In primo luogo, sarebbe bene non dimenticare come tutto sia iniziato dalle uccisioni, i sequestri e gli stupri commessi da Hamas in territorio israeliano il 7 ottobre del 2023, data questa, che non compare mai negli strali anti-israeliani della segretaria del Partito Democratico e dei pentastellati. Poi, la prima tregua concretizzatasi in questo conflitto esploso per le incursioni assassine di Hamas, è stata possibile non molto tempo fa per la disponibilità di Israele a sospendere del tutto le operazioni militari e a liberare un numero considerevole di detenuti palestinesi, a fronte del rilascio da parte di Hamas di pochi ostaggi ancora vivi, presi il 7 ottobre 2023 dall’organizzazione terroristica, e di alcune salme di coloro i quali sono stati giustiziati dagli integralisti di Gaza. Per qualche settimana tale pausa ha funzionato e sono avvenuti gli scambi di ostaggi, detenuti e defunti, ma dopo poco il meccanismo si è inceppato perché Hamas ha smesso di consegnare, seppur con il contagocce e attraverso macabri show, i cittadini israeliani prigionieri.

A Israele non è rimasto che riprendere la guerra guerreggiata, tuttavia, il governo di Benjamin Netanyahu ha voluto scrivere e presentare una nuova bozza di tregua, subito respinta da Hamas tramite la BBC. Il piano israeliano prevedeva un cessate il fuoco di 45 giorni, la sospensione delle operazioni militari, il passaggio di aiuti umanitari, il rilascio di dieci ostaggi vivi e sedici ostaggi deceduti in cambio della scarcerazione di 66 ergastolani palestinesi e 611 detenuti arrestati a Gaza. Nel primo giorno di tregua Hamas avrebbe dovuto rilasciare il cittadino israelo-americano Idan Alexander, di soli 21 anni, ma il portavoce delle brigate Ezzedine al Qassam, collegate ad Hamas, ha fatto sapere che, a causa di un raid aereo israeliano, (il colpevole deve essere sempre Israele), sono stati persi i contatti con il gruppo che teneva in ostaggio il giovane israelo-americano. Solo sabato scorso il malcapitato è stato mostrato vivo in un video in cui diceva di “essere crollato fisicamente e mentalmente a causa di questo mondo disgustoso e del disgustoso governo israeliano “. È la nota tecnica degli islamisti che obbligano i sequestrati occidentali a recitare la parte dei disillusi verso la loro madrepatria. Accadeva già in Iraq dove gli ostaggi, minacciati a mano armata, dovevano condannare la guerra di George W. Bush e non i tagliagole islamici. In ogni caso, secondo la nuova bozza di tregua di Gerusalemme, nel terzo giorno del cessate il fuoco sarebbero dovuti partire i negoziati per il disarmo di Hamas e per la dichiarazione di un cessate il fuoco permanente. Sarebbe giunta finalmente l’ora della pace nella Striscia di Gaza, ma i terroristi hanno detto no e il documento del governo israeliano è diventato carta straccia, con la prosecuzione inesorabile della guerra, il procrastinarsi del blocco degli aiuti umanitari e gli ostaggi, i vivi e i morti, costretti a rimanere a Gaza.

La realtà è questa, ovvero, la guerra continua a causa di Hamas che non accetta il disarmo in cambio dell’impegno d’Israele per una pace permanente, perché essa non rinuncia evidentemente all’idea di tornare a nuocere presto o tardi allo Stato ebraico, il quale, come ha affermato di nuovo anche l’Iran, deve essere distrutto. Per la prima volta, forse in assoluto, i civili della Striscia hanno sfidato mille pericoli e sono scesi in strada per chiedere la cacciata, non degli israeliani, bensì dei terroristi di Hamas che non smettono di tormentare quel martoriato lembo di terra. La situazione è ben differente dalle favole che Elly Schlein racconta nello studio televisivo di Giovanni Floris. Considerata la bocciatura della sua proposta di tregua, Israele ha davanti a sé soltanto l’obbligo di cancellare in modo definitivo il cancro terrorista e Netanyahu ha annunciato che “Hamas prenderà sempre più colpi”.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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