A giochi fatti il Governo prova a intervenire su Stellantis

L’operazione Stellantis porta Fca nell’orbita dei francesi di Psa. A loro infatti andrà la gestione operativa del nuovo gruppo, che si caratterizza come il quarto gruppo mondiale dell’auto, mentre il governo italiano è rimasto a guardare. Anzi, a dire il vero ha persino agevolato questa fusione concedendo un sostanzioso prestito garantito dallo Stato a Fca, che poco prima della fusione rientrava pienamente nei parametri previsti dal decreto liquidità.

Solo che, inevitabilmente, subito dopo la fusione è stato chiaro a tutti che non si è trattato di un matrimonio alla pari, basta guardare la composizione del nuovo Cda, per fare i conti: Psa ha la maggioranza del consiglio di amministrazione: su 11 amministratori, 6 sono stati nominati da PSA (tra azionisti, dirigenti e personale). Del resto al di fuori del nostro Paese non si parla di fusione ma di “un’acquisizione” da parte della Peugeot della Fiat-Chrysler. Il massimo incarico è stato affidato a Carlos Tavares, autorità assolutamente indiscussa anche per avere risanato l’Opel alla velocità di un fulmine. E così, giorno dopo giorno, ci stiamo sempre più rendendo conto che il motore di questa grande operazione è il governo francese, che viene identificato come l’azionista forte della nuova Stellantis, anche se ha in portafoglio solo il 6,2% delle azioni, ma al di là del numero delle quote rappresenta una presenza politica che di conseguenza ridimensiona il ruolo del socio italiano Exor (che detiene il 14,4% del capitale di Stellantis).

Il resto della storia è tutto da scrivere nell’atteso piano industriale che il numero uno, Carlos Tavares, sta mettendo a punto. Piano industriale che farà chiarezza anche sulle prospettive dei diversi stabilimenti, inclusi quelli italiani che però non potranno contare su un socio pubblico come potranno fare i francesi. Forse è per questo che, a giochi fatti, e fuori tempo massimo Antonio Misiani, vice ministro dell’Economia ha recentemente dichiarato di non considerare “un tabù l’ipotesi di un ingresso pubblico nella nuova società analogamente alla quota già posseduta dal governo francese”. Francamente una mossa che andava valutata prima, quando l’operazione Stellantis era in fase di definizione.

Se ci guardiamo indietro L’Italia ha perso negli anni la sua supremazia nel mercato dell’auto. Stando ai dati Acea, attualmente l’Europa ha una produzione di 17 milioni di auto, localizzata in buona fetta in Germania, (un terzo)  il 10% in Francia e il 10% in inghilterra, mentre l’Italia ne sforna ormai poco più del 4%, decisamente poche per chi annovera tra i suoi eroi grandi costruttori, geniali carrozzieri e piloti formidabili. Dopo aver quindi distrutto gran parte della propria produzione di automobili, adesso, con la nascita di Stellantis e la cessione di vari altri pezzi come Iveco, sta perdendo anche il controllo di questo settore.

Ma noi siamo quelli del liberismo economico, abbiamo sempre difeso la libera impresa e l’apertura dei mercati, tranne poi girarsi indietro e vedere che Paesi come Francia e Germania si sono tenuti ben stretti le loro produzioni di auto a costo di entrare nella proprietà delle aziende. In quest’ultima operazione poi abbiamo pure l’aggravante di aver agevolato la famiglia Agnelli a trasferire l’ultimo pezzo che ci era rimasto grazie ad un mega prestito garantito dallo Stato non ottenendo, per adesso, nulla in cambio.

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Letizia Giorgianni
Letizia Giorgianni
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