Il vertice NATO di Washington si è concluso con il rilancio di un forte impegno di tutti i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica a favore dell’Ucraina, che deve continuare a ricevere aiuti militari ed economici al fine di difendersi dalle aggressioni russe e di ripristinare la propria integrità territoriale violata. Nell’ambito delle iniziative assunte dall’Alleanza durante il summit svoltosi nella capitale statunitense, l’Italia si è presa il compito di inviare in Ucraina i sistemi di difesa aerea, che costituiscono, come ha precisato la premier Giorgia Meloni, il modo migliore per difendere una Nazione aggredita. Del resto, l’offensiva militare russa avviene su due piani: terrestre e aereo.
Le truppe di terra della Federazione russa mantengono l’occupazione in quasi tutto il Donbass e in Crimea, e cercano di avanzare a Zaporizhzhia e nella regione di Kharkiv. Ma la Russia sceglie anche di attaccare dal cielo le città ucraine, andando oltre al fronte di guerra perlopiù orientale e giungendo sino a bombardare la capitale Kiev. Le incursioni aeree sono persino più devastanti e letali dei tentativi quotidiani dei soldati di Vladimir Putin finalizzati a conquistare nuovi villaggi e centri abitati nell’Ucraina orientale, perché, essendo orientate, al di là delle versioni propagandistiche del Cremlino, un po’ alla cieca su quartieri residenziali e strutture pubbliche come gli ospedali, colpiscono e uccidono un numero spropositato di civili inermi.
Appena una settimana fa, è stato colpito da un missile da crociera russo il più grande ospedale pediatrico del Paese, il nosocomio Okhmatdyt di Kiev. Almeno cinque persone sono rimaste uccise nel bombardamento che ha danneggiato il complesso medico dedicato ai bambini. Sparare sugli ospedali e sui bambini rappresenta un indiscutibile crimine di guerra, come ha denunciato la comunità internazionale, ad iniziare dal nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’Ucraina deve poter disporre dei mezzi necessari per abbattere i missili e i caccia russi che penetrano illegalmente nello spazio aereo di Kiev, prima che essi possano provocare distruzioni e morte, e la soluzione passa attraverso i sistemi di difesa antiaerea, molti dei quali inviati dall’Italia.
Non c’è nulla di offensivo, dal punto di vista militare, in tutto questo, perché l’Ucraina non viene fornita di razzi da usare, per esempio, ai danni delle principali città russe, bensì, essa riceve l’aiuto nello sforzo di neutralizzare, a casa sua, degli occupanti violenti ed illegittimi in base a tutte le leggi internazionali, i quali, sia tramite le truppe terrestri che attraverso missili e aerei, si trovano in un luogo che non è il loro. La difesa antiaerea di provenienza italiana e occidentale serve affinché non si ripetano più orrori come l’attacco all’ospedale pediatrico di Kiev. La spinta alla cosiddetta escalation militare giunge solo e sempre da Mosca, che, almeno per ora, non pensa minimamente di rallentare quantomeno le proprie aggressioni in territorio ucraino, e continua a considerare che la fine della guerra debba avvenire soltanto all’insegna di una pax russa, cioè, del raggiungimento di buona parte delle mire putiniane e della umiliazione quasi completa delle istanze ucraine.
Come se non bastasse tutto ciò, la Russia comincia a considerare le capitali europee come obiettivi militari, pertanto, se vogliamo provare a cercare chi davvero soffia sul fuoco di un conflitto mondiale, (che Dio ce ne scampi e liberi), dobbiamo dirigerci più ad Est che ad Ovest. Le relazioni interpersonali, di amore e di amicizia, funzionano se ovviamente le due parti vogliono la stessa cosa, e così va anche a livello diplomatico. Non si risolve nulla se una fazione parla in astratto di pace mentre l’altra non seppellisce l’ascia di guerra e pretende soddisfazione solo per le sue ragioni, e non ci si illuda che sia possibile rabbonire l’avversario o il nemico cedendo ed arretrando. In passato, non sono mancati coloro i quali hanno preferito l’inazione di fronte al nazismo oppure, in epoche più contemporanee, davanti al terrorismo islamico, e i risultati sono sempre stati catastrofici.
A chi ritiene sia sbagliato continuare ad inviare armi all’Ucraina, perché in tale modo si alimenterebbero solo ulteriori fasi di un conflitto che deve finire e si spingerebbe Vladimir Putin lontano da eventuali trattative, diciamo che se l’Occidente, Italia inclusa, decidesse ad un dato momento, senza il sopraggiungere di novità rilevanti, di bloccare ogni tipo di supporto a favore di Kiev, la Russia non si fermerebbe di certo al tanto rivendicato Donbass russofono e alla Crimea, ma procederebbe ancora più spedita alla invasione completa di tutta l’Ucraina, con conseguente cacciata o arresto del presidente Volodymyr Zelensky, secondo i piani del Cremlino previsti dal 2022. Così, avremmo sia il disonore che la guerra, come raccontava un certo Winston Churchill. Considerata l’assenza di disponibilità al dialogo da parte della Russia, sembra molto più saggio andare avanti nell’azione di appoggio verso gli aggrediti e di contenimento nei confronti degli aggressori, per fare finire presto, sì, la guerra ed aprire un processo di pace, ma per mezzo di negoziati degni nei quali non vi sia la prevalenza degli interessi neo-imperialistici dello Zar di Mosca.