Accise, la fake news di Repubblica allarma a vuoto la sinistra. E quella proposta del 2023 inchioda il Pd

Ecco che è scoppiato, di nuovo, un presunto caso sulle accise, con la sinistra che incolpa la destra di voler alzare le imposte sui carburanti. Un ritornello ben oliato, già utilizzato in passato. Ed è un po’ la storia del bue che dà del cornuto all’asino: la sinistra, ultimo governo che ha alzato le accise, che si inalbera su una notizia falsa e prontamente smentita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Morale della favola: le accise non saranno aumentate.

Il precedente

Si tratta, in pratica, dello stesso siparietto di alcuni mesi fa, quando si decise di porre fine al regime emergenziale che sospese le accise sui carburanti, voluto dal governo Draghi per l’aumento incontrollato dei prezzi dopo lo scoppio della guerra in Ucraina: in quel marzo 2022, i prezzi schizzarono anche oltre i 2,40 euro al litro e, grazie a quella misura, si riuscì a mitigare il costo riportandoli su valori normali ma comunque alti, circa 2 euro al litro. Alla fine di quella fase emergenziale, le accise tornarono per un motivo abbastanza semplice: le tasse sui carburanti comportano un gettito di miliardi di euro per le casse dello Stato. Sarebbe, dunque, complicato eliminarle, ma non si esclude nel prossimo futuro un taglio delle stesse, che è un chiaro obiettivo del centrodestra. In ogni modo, anche con il ritorno delle accise, i prezzi si stabilizzarono intorno a un buon 1,80 euro al litro, che in pratica è lo stesso valore che si aveva nel 2013, quando Letta prima e Renzi poi, decisero di aggiungere l’ultima accisa sui carburanti. L’obiettivo del Governo Meloni, come fu spiegato, è la sterilizzazione dei prezzi: eliminare, ovvero, tutte quel gettito in più che lo Stato guadagna in virtù di un aumento del costo dei carburanti dovuto al mercato. E la strategia funziona: i carburanti – e chi vive la vita di tutti i giorni lo sa – ora sono ai minimi da mesi, con il diesel che non supera quota 1,60 euro al libro, mentre la benzina si trova facilmente tra 1,65 e 1,70 euro al litro.

La fake news

Proprio in questo periodo in cui il lavoro del governo sui carburanti è inattaccabile, arriva la fake news. L’allarme arriva da Repubblica: “Il governo alza le accise sul diesel” scrive il quotidiano di Largo Fochetti sulla sua versione online. Nel fazioso articolo si legge che “la decisione di riallineare le accise sul diesel a quelle, più alte, della benzina, e quindi di aumentarle, contempla anche un seconda conseguenza, questa volta tutt’altro che conveniente per Giorgia Meloni: la sconfessione di convinzioni e promesse. Perché un intervento sulle in accise era sì previsto, ma in ben altra direzione”. Il riferimento è al sempreverde video di Giorgia Meloni che, quando ancora non era premier, viene ritratta in una stazione di servizio a lamentare l’eccessivo peso dello Stato sul prezzo dei carburanti. Pur essendo un obiettivo difficile, nessuno ha mai rinnegato quel video, il cui contenuto, come detto, resta un obiettivo del governo. Ma da qui a inventarsi di sana pianta un aumento delle accise, la cosa è ben diversa.

La smentita del Mef

Nel pomeriggio è poi arrivata la rettifica del Ministero dell’Economia: “Nessuno aumento sulle accise dei carburanti. È del tutto fuorviante la notizia secondo la quale il Governo intende aumentare le accise sui carburanti”, fanno sapere da via XX Settembre. E aggiungono che “sulla base degli impegni Pnrr, delle raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica approvato nel 2022, il Governo è tenuto ad adottare misure volte a ridurre i sussidi ambientali dannosi (Sad)”. Ed ecco il nocciolo della questione, dal quale parte volutamente l’equivoco (volutamente perché non è certo un caso abbandonare il concetto dei Sad per il ben più allarmistico termine “accisa”): i Sad sono dunque incentivi, diretti e indiretti, sull’utilizzo di materiali che usufruiscono di sostanze naturali. Il loro taglio richiesto dalla Ue, dunque, doveva essere una buona notizia per la sinistra ecologista, che invece sbraita e urla al governo nemico dei consumatori: “Un’altra tassa sulle imprese, le famiglie e i lavori” dice Elly Schlein, segretaria di quel Pd che fu l’ultimo, come accennato, ad alzare le tasse sui carburanti.

L’ipocrisia della sinistra

Nella spiegazione del Mef, si legge che nella strategia dell’esecutivo “rientrano anche le minori accise che gravano sul gasolio rispetto a quelle sulla benzina, e pertanto è allo studio un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise”. Ma “l’intervento non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due. Il Piano strutturale di bilancio di medio termine ha previsto che questo allineamento sarà definito nell’ambito delle misure attuative della delega fiscale”. In altre parole, verrà semplicemente colmata la differenza tra le imposte sulla benzina (che sono più alte) e le imposte sul gasolio, mettendo maggiori imposte sul combustibile più inquinante e minore imposte su quello meno inquinante, come richiesto dalla Ue. La sinistra ecologista dovrebbe dunque festeggiare per questa scelta, ma preferisce fare baldoria e andare contro al suo stesso passato. Spunta, infatti, sottoforma di beffa, un emendamento risalente al dicembre scorso, a prima firma Elly Schlein. Nel suo testo, come riportato da Libero, si legge chiaro e tondo. “Proponiamo di finanziare gli interventi onerosi attraverso la riduzione dei Sad”. Insomma, anche oggi la sinistra ha perso una buona occasione per tacere.

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