Accordi con gli antisemiti pur di salvarsi: Macron è agli sgoccioli, la destra avanza in tutta Europa

Le elezioni politiche in Francia stanno tenendo tutta Europa (e tutto l’Occidente) con il fiato sospeso. Il nostro continente, infatti, risentirà fortemente della scelta dei cittadini francesi, dal momento che è in ballo il futuro stesso della Commissione europea: con un rappresentante diverso dell’Eliseo all’interno del Consiglio europeo, le cose potrebbero cambiare radicalmente. Dire addio al presidente Macron in Europa potrebbe infatti portare alla fine di quel sodalizio franco-tedesco di stampo liberal-socialista che governa sovrano in Europa ormai da quaranta anni. Un sodalizio che però è sempre più agli sgoccioli: in Germania, i socialisti di Olaf Scholz hanno subito una pesante batosta alle ultime elezioni europee, soccombendo all’ultradestra di Afd. Un sodalizio che potrebbe subire un altro colpo basso dall’ennesimo governo socialista in Europa che vacilla: quello di Pedro Sanchez in Spagna, non certo un Paese secondario. Tutta colpa della magistratura madrilena, che ha negato l’estradizione a Carles Puigdemont, l’indipendentista catalano con il quale Sanchez ha cercato e trovato a tutti i costi un accordo politico pur di formare un governo anti-destra, senza dare ascolto al voto dei cittadini.

Come in Italia: al governo a tutti i costi

D’altronde, è quello che da sempre succede in Italia e che sta accadendo in Europa: pur di ostacolare la destra, votata dalla maggioranza dei cittadini, i partiti rimanenti creano accozzaglie confusionarie e contro ogni logica, mettendo a rischio la stabilità dell’esecutivo e la governabilità stessa dello Stato e della comunità. Tornando alla Francia, è da registrarsi che neppure a Parigi le cose stanno andando diversamente. In breve i risultati per creare il contesto: il Rassemblement National di Marine Le Pen e di Jordan Bardella, appoggiato dai repubblicani, ha raggiunto il 33%. Macron è fermo al 20%. La sinistra del Nuovo Fronte Popolare ha ottenuto il 28% dei consensi. Una vittoria storica per la destra in Francia, laddove da anni le coalizioni di centrosinistra hanno prosperato, facendo sentire il loro peso anche in Europa. Ora le cose sono cambiate e Macron è costretto a correre ai ripari, proprio come ha fatto tre settimane fa, quando, indebolito dall’identica batosta alle europee, aveva cercato di racimolare qualche consenso sciogliendo anticipatamente le Camere. E così, come in Italia (ma senza successo), come in Spagna (che ora barcolla), come in Europa (ancora in stallo), anche in Francia gli oppositori della destra, seppur distanti, seppur con programmi diversi, si coalizzano: Nuovo Fronte Popolare ed Ensemble hanno annunciato che ritireranno il candidato più debole in ogni collegio, così da far ricadere i loro consensi su un unico nome.

Cambiano le carte in tavola

Ma per capire quanto siano distanti Macron e l’estrema sinistra francese, ci basta consultare documenti, dichiarazioni, programmi, intenti del Nuovo Fronte Popolare, e in particolare di France Insoumise, il partito dei comunisti guidato da Jean-Luc Mélenchon, da molti descritto come antisemita con tendenze certamente filo-islamiche. Si scopre un susseguirsi di proposte che non c’entrano nulla né con la linea politica di Macron e neppure con quella comunitaria e atlantista: da una certa vicinanza ad Hamas, mai condannato completamente, a una fortissima linea a favore dell’immigrazionismo islamico (un bacino elettorale niente male); dalle simpatie per il Cremlino alle candidature di soggetti considerati altamente pericolosi dalle forze dell’ordine (ci ricorda qualcuno?). Macron sembra davvero intenzionato a scendere a patti con questa fascia politica. Ma, d’altronde, non è nulla di nuovo per noi italiani: siamo abituati a certi compromessi, a certi inciuci, come diremmo noi. Si tratta del “tentativo costante di demonizzare e di mettere all’angolo il popolo che non vota per le sinistre”, secondo Giorgia Meloni, che ha commentato le votazioni francesi. Per lei, “è un trucco che serve a scappare dal confronto sul merito delle diverse proposte politiche”, anche se “vi cadono sempre meno persone”. Dunque, la destra avanza in tutta Europa, anche nei Paesi maggiori. Ora si spiega tutta la fretta di Macron nel chiudere le trattative per la scelta del nuovo Presidente della Commissione europea. Con la sua ormai probabilissima assenza in Consiglio e con un altro Stato orientato a destra, cambiano totalmente le carte in tavola.

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