Addio al professor Giuseppe Parlato, voce libera della cultura e della storia 

Se n’è andato in silenzio, nella giornata di ieri, il professor Giuseppe Parlato. Se l’è portato via una lunga malattia, durante la quale non ha però mai smesso di scrivere e diffondere la sua profonda passione per la storia e per la conoscenza. Aveva da pochi giorni compiuto 73 anni, molti dei quali dedicati alla ricerca storica e all’insegnamento. 

Si era laureato in Storia del Risorgimento all’Università di Torino nel 1974 e da quel momento aveva preso avvio la sua carriera accademica, poi proseguita a Roma come allievo di Narciso Nada e Renzo De Felice all’università La Sapienza. Durante la sua attività di ricerca, condotta con estremo rigore storico, si è occupato di diversi argomenti tra cui il Risorgimento, la storia sindacale, il fascismo, la destra italiana nel dopoguerra e le vicende del confine orientale italiano, con particolare riferimento alle questioni relative a foibe ed esodo. Si è occupato dunque di ambiti talvolta scomodi, che ha avuto l’enorme merito di trattare con grande professionalità ed indiscutibile equilibrio. Dal 1991 è stato direttore della Fondazione Ugo Spirito, di cui nel 2008 divenne presidente e che su sua iniziativa venne intitolata anche a Renzo De Felice. Sotto la sua direzione e grazie alla sua notevole capacità organizzativa, la Fondazione si è espansa raccogliendo fondi e materiale archivistico, al punto da divenire qualificato riferimento nazionale per la storia delle Destre italiane e non solo. Il suo approccio scientifico ed archivistico, unito ad una personalità gioviale e disponibile, gli hanno fatto acquisira rispetto in ogni ambiente, anche quelli più distanti dalle sue personali convinzioni. La sua autorevolezza, inoltre, gli era valsa, poco più di un anno fa, la nomina, da parte del Ministero della Cultura, a direttore dell’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea. 

Innumerevoli, dopo la triste notizia della sua scomparsa, i commenti di tanti che lo hanno conosciuto ed apprezzato. Tra i primi il ministro della Cultura Alessandro Giuli: “Ci lascia una persona dall’incredibile umanità, infaticabile organizzatore culturale, studioso di grande spessore e indagatore senza pregiudizi della storia contemporanea, maestro di tanti studiosi che da lui – ha sottolineato Giuli – hanno imparato il valore della curiosità, del rigore e della coerenza nella ricerca storica e culturale in generale. L’Italia perde un punto di riferimento del quale sentiremo la mancanza. Lo onoreremo come merita”. Alle sue parole fanno eco quelle di Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura della Camera: “Con la morte del professor Giuseppe Parlato si spegne una delle voci libere e non omologate di questo Paese.  In tempi in cui non essere di sinistra rappresentava un grande ostacolo nella carriera universitaria, era riuscito, grazie alla sua autorevolezza, a farsi spazio e ad essere apprezzato”. Hanno poi espresso il loro cordoglio tra gli altri, quanto alla politica, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il capogruppo di Fdi alla Camera Galeazzo Bignami, il presidente della Commissione cultura della Camera Federico Mollicone, il senatore di FdI Andrea De Priamo, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e il vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli.

Molto sentite anche le parole delle associazioni impegnate sul fronte della memoria storica su esodo e foibe, tra cui la Lega Nazionale, l’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia e il Comitato 10 febbraio (di cui il professore è stato direttore del comitato scientifico), che in una nota scrive: “Ricordiamo il professor Parlato per i suoi contributi accademici, ma anche per la sua umanità e passione per la cultura. La sua capacità di coinvolgere e ispirare gli altri, sia nel campo della ricerca che in quello della divulgazione, è un esempio di come la passione e l’impegno possano fare la differenza nel preservare e promuovere la memoria storica. Anche per questo rimarrà per sempre, per noi, un punto di riferimento e la sua eredità continuerà ad ispirarci”.

Scrive poi lo studioso Alessandro Campi: “Parlato era uno storico rigoroso, serio, preparato”, che tra le altre cose “ha letteralmente salvato dall’oblio, grazie alla sua passione e competenza archivistica, la memoria pubblica della destra italiana. Con i giovani ricercatori era generoso e prodigo di consigli, tanto da aver cresciuto intorno a sé una vera e propria scuola. Aveva inoltre, cosa rara nel mondo accademico, le virtù dell’ironia, della mitezza e della tolleranza che nasce dal rispetto e dalla curiosità per le idee degli altri. Infine, era un signore vecchio stampo, una persona leale, un italiano orgoglioso di esserlo e una persona tanto innamorata del suo lavoro da non aver smesso di scrivere, pensare e discutere sino all’ultimo momento”. 

Gianni Scipione Rossi, che ha collaborato con il professor Parlato alla Fondazione Ugo Spirito – Renzo De Felice, ricorda l’amicizia “cementata da una condivisione del modo di vedere il mondo e la cultura e dalla passione per la storia. Quante ne abbiamo fatte insieme. Quante ce ne siamo inventate…”. Ricorda poi Emanuele Mastrangelo su Cultura Identità: “gli devo tantissimo. E’ stato davvero un maestro di professionalità nonché persona squisita da frequentare, interessantissima e piacevole, con il suo vezzo per le freddure e l’abilità nel raccontare aneddoti. La sua scomparsa prematura è fonte di una grande amarezza, che trova consolazione solo nell’enorme eredità lasciata dal suo lavoro di storico e di formatore di tanti giovani”.

Tra i suoi studenti anche chi scrive, che il professor Parlato, seguendo coraggiosamente la sua grande curiosità nello scegliere argomenti di studio ed approfondimento anche scomodi, ha portato all’alloro accademico in Scienze Politiche con una tesi in storia contemporanea sulla musica della giovane destra, che per la prima volta entrava nelle aule universitarie. E’ anche grazie a lui, alla sua disponibilità, ai continui stimoli culturali che ha sempre mandato che ho continuato a studiare e a scrivere. Avrei voluto dirglielo quando, pochi giorni fa, mi ha telefonato per parlarmi del suo ultimo lavoro su D’Annunzio. Non l’ho fatto, ma spero che comunque lo sappia. Ciao professore.

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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