Agricoltura, l’Europa apre alla nuova Pac proposta dal governo italiano

Le proteste degli agricoltori incalzano in tutta Europa. E mentre in Italia il dialogo costante tra istituzioni e manifestanti permette di mantenere sotto controllo l’ondata e di dare ascolto ed effettiva attuazione alle loro istanze, le barriere ideologiche che invece separano gli agricoltori europei e i vertici dell’Unione fa divampare le proteste nel resto d’Europa.

L’attuale Commissione sembra lenta a recepire le richieste degli agricoltori, ancora troppo legata a quella programmazione prevista dal Green Deal che, in più casi, è stata considerata una “transizione ideologica” prima ancora che ecologica. Sulla Pac – la politica agricola comune proposta dall’Europa – si è espressa Giorgia Meloni, intervenendo con un videomessaggio all’assemblea di Confagricoltura, annunciando l’obiettivo di una riformulazione degli obiettivi: “La Pac con la quale ci confrontiamo – ha detto – è stata immaginata prima della pandemia e prima del conflitto in Ucraina, in un mondo completamente diverso da quello attuale. E allora – ha aggiunto – serve una riforma profonda dell’assetto che abbiamo ereditato, perché la Pac torni a perseguire quegli obiettivi strategici di natura economica e sociale che erano previsti dai trattati europei: da un lato garantire sicurezza agli approvvigionamenti di cibo di qualità ai nostri cittadini, dall’altro assicurare un adeguato tenore di vita a chi quel cibo lo produce”. L’obiettivo primario è dunque garantire il reddito degli agricoltori, assicurando misure decise contro la concorrenza sleale dei Paesi esteri non sottoposti alle stesse limitazioni di carattere ambientale cui invece gli agricoltori europei devono sottostare.

Il presidente del Consiglio italiano ha inoltre ricordato che “l’agricoltura non è nemica dell’ambiente e della transizione ecologica, anzi, è l’esatto contrario” e che “se c’è qualcuno che ama il territorio, che vuole custodirlo e che lavora ogni giorno per preservarlo, tutelando anche identità e tradizioni, quel qualcuno è proprio l’agricoltore”. Ecco spiegata l’attenzione dell’esecutivo sul tema: “Il Governo – ha proseguito Meloni – si è battuto in Europa fin dal suo insediamento contro tutti quei diktat ideologici che avrebbero colpito la produzione agricola europea e avrebbero messo a rischio quel concetto di sovranità alimentare che resta un nostro indirizzo irrinunciabile”. In effetti la pressione del centrodestra italiano in Europa si è già fatta sentire, ottenendo alcuni dietrofront dai commissari, come sulle emissioni o sui pesticidi: “Non tutte le questioni sono risolte – ha asserito Giorgia Meloni – ma io credo davvero che il cambio di marcia sia evidente. E che il buon senso stia iniziando a prevalere”.

L’ingerenza del governo Meloni a Bruxelles ha continuato a farsi sentire anche in quelle stesse ore: proprio durante l’assemblea di Confagricoltura, si teneva il Consiglio Agrifish con i ministri dell’Agricoltura dei vari Stati membri. Presente anche il ministro della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, il quale ha presentato una revisione della Pac: tra le clausole principali, la garanzia del reddito degli agricoltori e la reciprocità degli standard anche ai Paesi esteri. Per Lollobrigida è necessario “sviluppare la produzione come elemento centrale”, ricordando che l’agricoltura è elemento indispensabile per “tenere insieme il patrimonio culturale e di ricchezze che questo mondo rappresenta e che per noi, come Italia, è vitale”. Alla proposta del governo italiano sembra essersi infine aperta anche la Commissione: “C’è una maggioranza a favore di questa idea – ha detto il commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski – Sarei a favore”.

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