Fratelli d’Italia in prima linea
Un presidio delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori di Alitalia sotto la sede del Ministero dello Sviluppo per denunciare la grave situazione in cui versa l’azienda, e il baratro che potrebbe aprirsi a breve e in cui si ritroverebbero centinaia di lavoratori e famiglie. E a dare pieno sostegno a questa iniziativa una delegazione di Fratelli d’Italia, da sempre al fianco dell’azienda e dei lavoratori.
“Fratelli d’Italia é in prima linea per la risoluzione di questa spinosa vicenda, come testimonia l’interrogazione parlamentare appena presentata dal nostro gruppo – spiega il senatore di FdI Massimo Ruspandini -. A pochi giorni dalla scadenza dell’ultimatum a Ferrovie dello Stato per la presentazione del nuovo assetto societario di Alitalia dei termini per la restituzione del prestito allo Stato, ancora mancano soluzioni credibili, tali da evitare l’applicazione delle sanzioni europee il tutto dietro l’assordante silenzio del Governo che non si comprende se sta lavorando o meno per una soluzione. L’unica cosa certa è che bisogna fare presto; Fratelli d’Italia è qui per sostenere i lavoratori e continuerà a battersi con loro per avere risposte dal Governo il prima possibile”
“Siamo qui, al fianco dei lavoratori di Alitalia, per lottare insieme a loro contro lo spettro di un ennesimo fallimento, che sarebbe disastroso per i livelli occupazionali della nostra Regione e dannoso per l’economia e l’immagine dell’intera Nazione” aggiunge Giancarlo Righini, consigliere della Regione Lazio presente insieme ai parlamentari Ruspandini e Trancassini, e ai dirigenti Ugo Cassone e Federico Rocca.
Alitalia: una storia che non sembra destinata al lieto fine
Ma questo presidio è solo una delle tante mobilitazioni organizzato dal personale Alitalia negli ultimi anni. L’ultimo, lo scorso maggio, registrò adesioni altissime in tutti i settori: piloti e assistenti di volo di Alitalia, Blue Panorama e Blue Air, tecnici di manutenzione, personale di terra, handling, gestioni aeroportuali e catering.
Chiare ed esplicite le richieste rivolte al governo, tra cui: l’immediato rinnovo della parte generale del CCNL del Trasporto Aereo; l’adeguamento dei minimi tabellari; regole chiare ed esigibili come l’applicazione della clausola sociale per le sezioni relative al personale di terra; il CCNL del personale navigante elevato ai nuovi livelli del mercato, superando la dualità Alitalia/Alitalia Cityliner, recuperando le criticità ancora sospese, quali ad esempio, gli scatti di anzianità.
Richieste a cui nel tempo si è aggiunto anche un NewCo Alitalia e futuro piano industriale che dovrà essere un piano di rilancio e di crescita, garantendo l’attuale perimetro aziendale e con investimenti adeguati, in particolare modo sulla flotta di Lungo Raggio e del quale, ad oggi, non si hanno certezze; un Fondo di solidarietà del trasporto aereo che deve vedere un finanziamento strutturale per consentire il sostegno all’occupazione ed alla riqualificazione di tutto il personale del trasporto aereo; la riforma del trasporto aereo in termini di regole di concorrenza che eliminino le asimmetrie competitive che, oggi, creano dumping a danno delle compagnie aeree Italiane; una normativa anti dumping contrattuale che il governo deve rapidamente emanare per garantire che la competizione non avvenga più a spese delle retribuzioni e delle tutele di tutti i lavoratori del comparto.
Ad oggi tutto fermo
Intanto però dal governo non giunge ancora alcuna reazione. Tace l’Esecutivo, gli organi di stampa fanno finta di non vedere e nel frattempo il tempo passa inesorabile. E così il senatore Ruspandini riflette: “Un eventuale fallimento della trattativa sul piano internazionale evidenzierebbe l’incapacità del governo di porre fine ad una crisi del comparto aereo, fondamentale per una Nazione a vocazione turistica come la nostra, con conseguenze serie in tema di credibilità. Da ciò deriverebbero danni disastrosi per tutta l’Italia, in particolare per il bacino romano dove risiede la maggior parte del personale Alitalia, causando una crisi economica anche sull’indotto interessato. E’ giunto il momento di fare chiarezza su una trattativa che è rimasta fin troppo segreta”.
I lavoratori e le famiglie, dunque, attendono che il governo si esprima. E già soltanto questo sarebbe una novità nell’evoluzione di questa preoccupante storia.